Il discorso di Aldo Moro al Teatro Massimo il 18 novembre 1977 Politica
Il 18 novembre scorso è stato l’anniversario del famoso discorso di Aldo Moro al Teatro Massimo di Benevento. Sono passati 47 anni e quell’evento è stato quasi cancellato dalla nostra memoria, eppure esso aveva e ha ancora un valore storico non solo per il Sannio ma per tutta l’Italia. Difatti il tono e gli argomenti in qualche misura preannunciavano non tanto la tragica fine personale che egli avrebbe subito pochi mesi dopo ad opera dei terroristi delle brigate rosse, ma anche il desolante destino che nel successivo decennio si sarebbe abbattuto sulla D.C. e sugli altri partiti democratici.
Ero presente anch’io sul palco del Massimo per il convegno organizzato dal giovane parlamentare Clemente Mastella. Nei giorni scorsi ho ritrovato con l’aiuto di Tommaso Paulucci, il testo di quel discorso che ho subito letto e riletto non senza commozione, ma soprattutto con un grande interesse per la forma ed il contenuto con cui Moro affrontava i due fondamentali problemi di quel momento: la violenza politica e l’incontenibile crisi dei partiti.
Moro parlava di “agghiaccianti episodi di violenza politica che si susseguono in una sequenza allarmante”, richiamando “la necessità di non abbandonarsi a nulla che sia frenetico, meschino di fronte a cose così dure, così incisive che avvengono nel nostro Paese”.
E partendo da quella preoccupazione determinata dalla violenza politica e dalla “contestazione della legge del consenso”, richiamava allo spirito delle alleanze fra i partiti.
Quindi lamentava oltre che la violenza terroristica anche l’eccessiva divergenza tra i vari partiti. E tra l’altro affermava: “abbiamo vissuto l’esperienza del centro-sinistra… con equilibrio, impegno, serietà… dichiariamo pure chiusa questa esperienza, poiché le condizioni del Paese sono mutate… in questi anni non è che sia mancato il dialogo con il Partito comunista… questo dialogo ha avuto momenti di asprezza di tensione ma è stato sempre mantenuto aperto, direi, da una parte e dall’altra”.
E Moro continuava a ripeterci dell’accordo sul piano programmatico e della permanente differenziazione, pur nel regime di non opposizione, tra DC e PCI, che si confermavano anche in quel contesto come partiti reciprocamente alternativi.
Quindi nel discorso di Benevento, quasi fosse un testamento politico, forse avrebbe voluto dirci che la fine del centro-sinistra ha determinato un caos di cui si alimentano le brigate rosse, caos che potrebbe essere spento se le due massime forze, DC e PCI, fossero andate oltre la “non opposizione sul piano istituzionale”.
Ma dimostrava quasi una paura di non essere compreso dai militanti democristiani che guardavano con diffidenza al cosiddetto compromesso storico.
E così Moro, dal palco del Teatro Massimo a Benevento, tra l’altro affermava che: “innanzitutto c’è la posizione di indifferenza, che non significa il disconoscersi e il detestarsi, significa l’incapacità, l’impossibilità di fare alleanze vere, accordarsi in termini politici impegnativi…” C’era dunque questa impossibilità di aggregazione. Ed aggiungeva: “potrei dire che si tratta di un tipico caso di convergenze parallele...”
Quanta preoccupazione, quanta paura sentiva Moro di non essere compreso dai democristiani… Quasi aveva paura di turbare la coscienza dei militanti del suo partito, aveva paura che si pensasse ormai a un’alleanza DC-PCI.
Evidentemente - questo traspare dal suo discorso - pensava che per evitare il peggio e quindi una maggiore influenza delle Brigate rosse, oltre allo sfascio socio-politico del Paese, fosse inevitabile una forma di accordo, se non proprio una vera alleanza tra DC e PCI.
Questo accadeva 47 anni fa… Oggi invece vi sono post-democristiani e post-comunisti, che sono più che alleati, essendosi ormai fusi nel PD. Ma forse il risultato non è quello che sperava Moro. Egli parlava di “indifferenza in atto delle forze politiche, crisi dell’ordine pubblico, tensione nel Paese, crisi economico-sociale… Questo accadeva 47 anni fa, ma questo si verifica pressappoco anche oggi. Moro però potrebbe oggi proporre le stesse soluzioni?
Queste considerazioni si potrebbero fare dopo aver letto quello storico testamento politico di Moro a Benevento...
Quel 18 novembre 1977, dopo il discorso al Massimo, Aldo Moro fu a cena al President Hotel con una quindicina di esponenti dc sanniti, ai quali fece capire quanto egli fosse preoccupato delle aggressività delle brigate rosse e delle difficoltà delle forze politiche democratiche.
ROBERTO COSTANZO