Molisannio, ultima chiamata Politica
Dopo tanti anni, si ritorna a parlare di Molisannio, la nuova regione che dovrebbe formarsi come risultato della “fusione” dell’attuale provincia di Benevento (appunto, il Sannio), con la già esistente regione Molise.
Un’idea, quella del Molisannio, che ha origini lontane. Sin della nascita delle regioni italiane, infatti, il dibattito su questo tema è sempre stato presente nell’opinione pubblica sannita, seppure a fasi alterne, testimoniando come spesso il popolo sannita abbia la sensazione che la regione Campania sia prettamente Napoli-centrica o comunque attenta alle zone costiere, relegando il Sannio soltanto a fanalino di coda o piccolo bacino elettorale a cui attingere all’occorrenza.
Dopo quasi dieci anni, però, si ritorna a parlare di questa tematica con una novità: la questione viene rilanciata dal presidente della regione Molise, Donato Toma, a differenza di quanto accaduto in passato con il Sannio che appariva promotore dell’idea.
E così, la suggestione del passaggio del Sannio con la Regione Molise, per dare vita quindi al Molisannio, torna nuovamente in auge e tiene banco un po' ovunque nella nostra provincia. Si nota il dibattito tra gli avventori dei bar, davanti alle edicole, tra chi passeggia per le strade cittadine. Spesso le discussioni sembrano accese, con gli amici che si dividono fra pro e contro. Ma non è una questione di tifo, badate bene, bensì la voglia di parlare del futuro di una terra che appare martoriata, oltre che economicamente, soprattutto demograficamente, con un saldo negativo di 18mila persone solo nell’ultimo decennio per l’intera provincia.
Numeri impressionanti.
La domanda, allora, dato che questo inserto riguarda prettamente i giovani, è la seguente: un giovane sannita oggi, dovrebbe guardare con interesse a questo tema? La risposta è sì.
Tanti ragazzi, magari costretti a lasciare questa terra per i motivi che conosciamo, sembrano guardare con interesse a questa tematica. Senza fare demagogia, è triste per tanti giovani vedere come nei decenni appena trascorsi le classi dirigenti che si sono avvicendate nel Sannio, pensavano a spartirsi fette di potere, mentre avveniva sotto i loro occhi uno spopolamento impressionante.
E allora, se arriva un’ipotesi “antica” ma nuova, è bene che se ne parli. È bene che vi sia un confronto serio, senza trattarla da bandierina politica da piazzare.
Certamente, questa potrebbe essere l’ultima chiamata per Benevento di acquistare centralità e agibilità politico-amministrativa e per il Molise di raddoppiare sostanzialmente la regione in termini di popolazione e contare di più sullo scacchiere nazionale.
Ma non solo: per storia, cultura e modus vivendi, possiamo considerarci sostanzialmente se non un sol popolo, decisamente due popoli con grandi affinità. In realtà, senza scomodare gli storici ma guardando al passato, anche gli Irpini altro non erano che una tribù sannitica, corrispondente grosso modo all’odierna provincia di Avellino. Certo, ne è passata di storia dalla Lega sannitica, ma sarebbe interessante coinvolgere anche Avellino rispetto a questo tema.
Una obiezione però, da parte sannita, sembra miope, ossia quella che sentiamo dai più grandi sin da quando eravamo bambini, ossia la pretesa di Benevento di essere il futuro capoluogo del Molisannio. Quel che va contestato, secondo chi vi scrive, è il campanilismo di fondo nel ragionamento, perché la marginalità vissuta in regione Campania rispetto al famoso Napoli-centrismo, non è paragonabile ai benefici e alla centralità di cui il Sannio potrebbe giovare con il Molisannio, seppur con capoluogo Campobasso.
È ovvio, in punta di diritto, che il capoluogo di regione resti lo stesso, ma diverso sarà il peso della nostra provincia nella nuova regione che si andrà a formare. Diversa sarà la possibilità di immaginare insieme un'idea comune di sviluppo, di infrastrutture, di visione, che sicuramente troverà maggiori opportunità che non con la regione Campania.
Ad ogni modo, che si apra il dibattito, si formino comitati politicamente trasversali. Se vi sarà volontà politica, senza scadere nelle solite recriminazioni da “politicanti”, si discuta seriamente di questa possibilità. Anche se l’iter costituzionale che ci aspetta sarà lungo e impegnativo. Potrebbe essere l'ultimo treno che passa, pena l'ulteriore spopolamento e marginalizzazione.
ALESSIO ERMENEGILDO SCOCCA