PADULI - Difficile avvio per la campagna elettorale 2020 Politica

La politica padulese è ormai già da lustri che non è più quella di una volta. S’è modificata, come un camaleonte, in peggio. Si avvicinano le elezioni amministrative comunali di Paduli e chi per quattro anni e mezzo se n'è stato in pratica in letargo, negli ultimi sei mesi cerca o di riproporsi o di affacciarsi prepotentemente sull’agone politico-amministrativo. Sì, perché per diventare un «buon politico» non esiste un percorso formativo standard, un esame o un’abilitazione cui sottoporsi. Di sicuro le cose che un «buon politico» dovrebbe conoscere e saper fare sono numerose e abbracciano vari ambiti, dalle conoscenze di cultura generale a quelle di tipo gestionale, organizzativo e anche di natura tecnica. Poi vi è la capacità di relazionarsi con le persone, di comunicare, coinvolgere, persuadere sia i cittadini sia i colleghi, di intavolare e concludere trattative, negoziare, trovare mediazioni e tutta una serie di attitudini prettamente politiche.

Perché i padulesi hanno perso fiducia nella politica? Come si è arrivati alla situazione attuale, dove la confusione e l’incompetenza regnano sovrane? Scomparsi di fatto quei luoghi che erano le sezioni di partito, le fucine di un apprendistato politico che poi portava verso una competente esperienza amministrativa, oggi assistiamo alla personalizzazione della politica, ognuno proponendosi per sé. Ci sono stati e ci sono candidati prima, amministratori poi, che con una grande nonchalance, tanto per dirne una, sono stati in giunta prima con Michele Feleppa e poi con Domenico Vessichelli e oggi, non contenti, si apprestano a lasciare quest’ultimo per imbarcarsi con altri. Un consigliere comunale ci narrava che non esiste un autentico ricambio generazionale politico a Paduli, sono sempre gli stessi a riproporsi.

E si vota senza alcun credo ideologico ma solo per amicizia o conoscenza occasionale o perché il tal candidato è medico, avvocato, commercialista e via di questo passo, potendo contare questi su un determinato bacino di elettori a loro legati. La qualità dei politici e della politica è stata erosa, al punto di lasciare un paese assuefatto al linguaggio sgangherato e all’ignoranza elevata a segnale di spontaneità e vicinanza al “popolo”. Paduli, per stessa ammissione di alcuni rappresentanti del popolo eletti nell’ultima tornata elettorale, è un paese alla deriva, e chi dice il contrario mente sapendo di mentire; un paese che per cambiare e risollevarsi dovrebbe smettere di cercare nuovi messia, salvatori della patria o ricette miracolose, tentando di porsi una semplice domanda: «E se per una volta provassimo, in modo banale, a mettere al potere gente preparata e competente?».

GIANCARLO SCARAMUZZO

giancarloscaramuzzo@libero.it