Tra referendum e amministrative: tutti alle urne in Primavera Politica

Preziosa quanto irrinunciabile, inviolabile e per nulla scontata, ma soprattutto è l’egida sotto la quale pullulano e pulsano le libertà individuali di ognuno di noi, sempre più connessi oltre i confini fisici e mentali: è la democrazia bellezza!

Ce ne accorgiamo a maggior ragione adesso che sentiamo spirare i gelidi venti di guerra dall’Ucraina…

Scegliere da che parte stare - senza costrizioni di sorta - è il vero lusso dal quale non si può e non si deve abdicare e farlo democraticamente diviene necessario quanto respirare.

In un Paese democratico esercitare il proprio diritto/dovere di voto alle elezioni, di qualsivoglia natura siano, è il modo migliore per contare, perché imprimendo forza a questo esercizio altamente paritario si rafforzano anche le nostre libertà.

Votare dà voce alle nostre idee e garantisce che la nostra voce sia ascoltata in un mondo sempre più globalizzato e dove - purtroppo - un “eminente signore” ha paventato l’uso di armi nucleari per piegare i popoli al suo volere e ha pure sentenziato “il peggio deve ancora arrivare”...

Noi italiani, nella tarda primavera di questo 2022, saremo chiamati nuovamente alle urne: in primis per i referendum abrogativi ed in secundis per le amministrative, che qui nel Sannio interesseranno ben 11 Comuni.

Vediamo subito quali sono i 5 quesiti referendari ammessi dalla Corte Costituzionale riguardo il tema della giustizia.

Incandidabilità dopo la condanna - Il referendum chiede di abrogare la parte della Legge Severino che prevede l’incandidabilità, l’ineleggibilità e la decadenza automatica per parlamentari, membri del governo, consiglieri regionali, sindaci e amministratori locali nel caso di condanna per reati gravi.

Separazione delle carriere - Questo quesito del referendum chiede lo stop delle cosiddette “porte girevoli”, impedendo al magistrato durante la sua carriera la possibilità di passare dal ruolo di giudice (che appunto giudica in un procedimento) a quello di pubblico ministero (coordina le indagini e sostiene la parte accusatoria) e viceversa.

Riforma CSM - Si chiede che non ci sia più l’obbligo per un magistrato di raccogliere da 25 a 50 firme al fine di presentare la propria candidatura al Consiglio Superiore della Magistratura. Se, però, prima delle votazioni per il referendum 2022 passasse in Parlamento la riforma Cartabia che prevede l’abolizione di questa soglia di firme, il quesito decadrebbe in automatico.

Custodia cautelare durante le indagini - Si chiede di togliere la “reiterazione del reato” dai motivi per cui i giudici possono disporre la custodia cautelare in carcere o i domiciliari per una persona durante le indagini e quindi prima del processo.

Valutazione degli avvocati sui magistrati - Il quesito chiede che gli avvocati, parte di Consigli giudiziari, possano votare in merito alla valutazione dell’operato dei magistrati e della loro professionalità.

Per quanto riguarda, invece, le elezioni comunali sono chiamati al voto gli elettori di 11 centri della provincia di Benevento, in verità paesi piccoli, la cui popolazione censita non supera i 15.000 abitanti e dunque non è previsto il doppio turno.

Otto Comuni sono a scadenza quinquennale: Apollosa (popolazione legale 2.697 - sindaco uscente Marino Corda), Arpaia (p.l. 2.016 - sindaco uscente Pasquale Fucci), Campolattaro (p.l. 1.084 - sindaco uscente Pasquale Narciso), Limatola (p.l. 4.077 - sindaco uscente Domenico Parisi), Molinara (p.l. 1.662 - sindaco uscente Giuseppe Addabbo), San Bartolomeo in Galdo (p.l. 5.090 - sindaco uscente Carmine Agostinelli), Santa Croce del Sannio (p.l. 985 - sindaco uscente Antonio Di Maria) e Sassinoro (p.l. 659 - sindaco uscente Pasqualino Cusano); mentre tre Amministrazioni risultano attualmente rette da commissari prefettizi, ovvero, Buonalbergo (p.l. 1.824 - c.p. Salvatore Guerra), San Marco dei Cavoti (p.l. 3.544 - c.p. Mario La Montagna) e San Martino Sannita (p.l. 1.277 - c.p. Maria De Feo).

Visto che le elezioni amministrative interesseranno in Italia circa mille Comuni è probabile, ma non scontata, l’ipotesi dell’election day, infatti così facendo si potrebbero risparmiare circa 200 milioni di euro di spese organizzative, inoltre l’accorpamento favorirebbe anche l’effetto traino per tentare di superare il quorum del 50% dei votanti richiesto per i referendum abrogativi, ma è pur vero che il mancato raggiungimento del quorum potrebbe rientrare nella strategia dei contrari ai referendum stessi.

Vada come vada una cosa è certa: questa sarà una Primavera di elezioni.

ANNAMARIA GANGALE

annamariagangale@hotmail.it