Tutti al Centro ma non c'entrano tutti Politica

Abbiamo chiuso il 2024 inondati da diversi temporali centristici: clamorosi annunci di una ripresa del centro politico, soprattutto quello di cultura cristiana democratica. Abbiamo aperto il nuovo anno con un’alluvione di articoli, convegni, proclami vari di ex, attuali e futuri prossimi politici, in qualche misura legati alla storia ed alla filosofia del mondo cattolico. Tutti comunque impegnati in una discussione “ossessivamente ripetitiva sul centro politico” che non c’è più… e che si vorrebbe risuscitare.

Non è facile stabilire dove si collochi e con chi, questo nuovo centro leggendo e sentendo quello che scrivono e che dicono i vari Romano Prodi, Dario Franceschini, Paolo Gentiloni, Graziano Del Rio, Pierluigi Castagnetti, Marco Follini, Pierferdinando Casini, Lorenzo Cesa. Gianfranco Rotondi, Ernesto Maria Ruffini, Matteo Renzi, Carlo Calenda ed altri, tra i quali si evidenzia Antonio Tajani, che è andato a parlarne a Caltagirone, commemorando Don Luigi Sturzo, e quindi facendo sapere che al Partito democristiano europeo, il P.P.E., aderisce un solo movimento politico italiano, Forza Italia; difatti il P.D. al Parlamento Europeo sta con i socialisti. Allora si dovrebbe prendere atto che dentro o nelle vicinanze del centrismo cattolico vi è Forza Italia ma non il Partito Democratico.

Prodi vuol andare “oltre l’Ulivo” e pensa ad una nuova Margherita, guardando però solo a sinistra; ma forse Gentiloni non la pensa allo stesso modo. Anche Franceschini dice che “l’Ulivo non torna quindi occorre marciare divisi per battere la Destra”. In verità non sempre si capisce di quale centro si senta la mancanza; ma vi è pure chi immagina un centrismo di stampo degasperiano che non chiude né verso Sinistra né verso Destra. Quando Ruffini parla della “maggioranza Ursula che funziona in Europa” forse si riferisce al quadripartito centrista di De Gasperi.

Quindi vi è chi auspica che la parola Centro-sinistra torni ad essere distinta da un trattino; chi spera in una resurrezione neocentrista a prescindere dalle alleanze; chi pensa che i cespugli centristi debbano essere separati anche fra loro per approdare liberamente una volta a destra, una volta a sinistra; ma vi è pure chi suppone che ormai, rispetto alle due sponde di destra e di sinistra, il centro non sia più un soggetto aggregante ma un oggetto da aggregare.

Purtroppo, anche a causa della vigente legge elettorale, la conformazione bipolare del sistema politico italiano si è ampiamente consolidata; una volta, 50-60 anni fa, i quattro Partiti centristi in Italia raccoglievano oltre la metà dei consensi elettorali: circa il 40% alla DC e complessivamente il 10% ai suoi alleati. Oggi, i voti centristi che vanno al PD e quelli che vanno a Forza Italia, messi assieme a quel 7-8% raccolto dai vari cespugli di centro, complessivamente non superano il 25%; comunque rimetterli tutti insieme è pressocchè impossibile. Eppure non è difficile notare che vi potrebbe essere anche oggi un certo spazio per il Centro politico, tuttavia ci dovremmo chiedere se i tanti aspiranti politici centristi di oggi vogliano un Centro come campo da coltivare o soltanto per raccogliervi qualche seggio elettorale…

Chi ha vissuto l’era degasperiana ricorderà che fino al 1953 il Centrismo si realizzò con un quadripartito autosufficiente e riformista; e, successivamente alla sconfitta elettorale di quell’anno, De Gasperi rinunciò alla formula quadripartita di centro e ripiegò su un’ipotesi di alleanza aperta verso l’una o l’altra mezz’ala di Sinistra o di Destra, rivolgendo ai monarchici un invito “a conoscersi meglio”. I monarchici di Covelli non capirono e persero una grande occasione. Achille Lauro, che rappresentava un’altra ala monarchica, lo capì, ma era in minoranza nel suo partito.

Al Consiglio nazionale della DC del 20 marzo 1954 De Gasperi disse che “il centro deve essere dinamico, propulsivo, ma non deve perdere le ali, perché queste sono indispensabili per volare”. Essere di centro non vuol dire chiudersi in quell’ambito, né muoversi lungo una sola linea.

Oggi ne abbiamo un esempio a Benevento con Clemente Mastella, che nasce e cresce politicamente nella sinistra di Base, ma quando finisce la DC, assieme a Casini, fondano il CCD (Centro Cristiano Democratico) che si alleerà con la Destra di Berlusconi, Fini e Bossi; tuttavia nel decennio successivo, con la sua UDEUR, andrà verso il Centrosinistra di D’Alema e Prodi. Un altro democristiano, nato nella sinistra di Base, Ortensio Zecchino, che fu senatore di Benevento, dopo la morte della DC non approda all’area del PD, al quale in un recente articolo giustamente rimprovera di essere “un unico soggetto politico con la sinistra post-comunista”. E sempre Mastella, con il suo centrismo incerto, oggi non sta né con la Destra né con la Sinistra, difatti è osteggiato sia dal PD che da Forza Italia, da Fratelli d’Italia e dalla Lega.

Non è facile dire se il Centro oggi è un punto d’arrivo o di partenza: sembra che comunque tutti vorrebbero stare al centro, ma non c’entrano tutti. Di questo controverso centrismo si parla diffusamente anche nel libro in corso di stampa, “Il Sannio dc. La DC sannita”, edito da Realtà Sannita.

ROBERTO COSTANZO

Foto: LaPresse Torino/Archivio Storico anni ‘30 Torino Alcide De Gasperi