Aree interne, non più zone povere da assistere ma zone di sviluppo da riconoscere Società

Non c’è sostenibilità globale se non c’è sostenibilità e sviluppo delle aree interne. Il nuovo volume di Carmine Nardone, presentato ai sindaci del Fortore in un incontro tenutosi a San Marco dei Cavoti, è uno dei pochi studi che non si esauriscono nel confronto e nell’esposizione delle perdite del Sud e dei guadagni del Nord, ma documenta che nel Sud ci sono anche altri divari ed altri squilibri: le vere aree trascurate sono quelle della Dorsale appenninica e non genericamente quelle del Mezzogiorno.

Nelle zone interne non ci sono poveri da assistere –ha sottolineato il promotore dell’iniziativa, Roberto Costanzo- ma soggetti da valorizzare; ci sono risorse proprie, necessarie come l’acqua e l’energia, utilizzate dai territori forti senza adeguate ricompense. Bisognerebbe trovare il modo di capovolgere questo rapporto: non tra chi dà e chi riceve, ma tra chi dà e non è adeguatamente compensato”.

Lo studio dell’ex presidente della Provincia presenta proposte concrete per lo sviluppo delle aree interne, che saranno esposte prossimamente ai vertici istituzionali regionali e nazionali. “La proposta è complessa, ma la priorità è quella dei giovani che vivono nelle aree depresse. Le energie locali sono fondamentali, con il supporto ovviamente della conoscenza, dell'aiuto alle progettazioni, dell'accompagnamento alle procedure. Questo dobbiamo fare a sostegno di tutte le realtà innovative di queste aree. La presenza dei diversi sindaci del comprensorio è importante, perché bisogna fare rete sul territorio” –ha concluso l’autore de “Il futuro “dell’osso” tra vecchi e nuovi dualismi”.

GIUSEPPE CHIUSOLO 

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