Benevento piange la scomparsa della regista Chiara Rigione Società
Avevo conosciuto Chiara Rigione all’interno di quell’angolo di cultura che era il Kinetta Spazio Labus, in Piazza Orsini a Benevento. Quando ci misi piede per la prima volta, rimasi piacevolmente sorpresa dall’esistenza di quello spazio così vitale, così atipico, così colto all’ombra della Dormiente. Ci tornai con piacere, da cinefila quale sono, perché in quelle comode poltrone, tra quelle luci soffuse così particolari, davanti allo schermo, mi sentivo in pace come sempre mi sento quando vado al cinema.
Poco dopo chiesi a Chiara una intervista per la rivista Reportages, che dirigo dal 2003, e lei me la concesse con piacere. Fu una bella intervista, dalla quale emergeva lo spessore di questa giovane donna, piena di interessi e di talenti. Ingegnere energetico e diplomata alla scuola di cinema e fotografia di Napoli, dopo quell’intervista Chiara avrebbe compiuto uno splendido percorso professionale, che la stava facendo affermare sempre di più come regista e montatrice, con incetta di premi che, del resto, sono puntualmente elencati su vari articoli che sono già apparsi per dare la notizia della sua improvvisa e prematura scomparsa. E infatti non è di questi premi e dei suoi successi che voglio parlare, ma di come questa giovane donna, che ha fatto appena in tempo a diventare madre poco prima di morire e con il fisico già debilitato dal male incurabile che non le ha lasciato scampo, abbia, nel suo breve tragitto, lasciato tracce di sé dappertutto. Basta vedere come le bacheche di Facebook, in poche ore, si sono riempite di messaggi e di ricordi, tutti belli, di persone che la descrivono come solare, piena di vita e sempre piena di idee e progetti.
Solo le persone così ricche dentro, con uno sguardo così aperto sulla bellezza del mondo e con quella luce che tutti ricordano che lei emanasse, possono lasciare un segno così forte, così profondo.
Mi ha colpito, in modo particolare, il lungo post scritto da un suo amico, Federico Francioni, che, tra le molte altre cose, di lei dice: «La cosa bella di Chiara è che non è mai dove te lo aspetti. Ti scrive un messaggio da Avellino, ma scopri che è già Romagna e una settimana dopo la incontri a Vicenza. Quando pensi che sia finita in Germania o chissà dove, ti chiama per dirti che tra qualche giorno verrà a Roma, viene a casa e ti dice che è stanca, che non sta facendo niente di particolare. Non fa mai niente di particolare. […]
Poi sapeva essere ostinata, testarda, anche antipatica, anche pesante se qualcosa non le andava bene, se non era d’accordo. L’ho vista borbottare qualcosa, far capire di non essere d’accordo; l’ho sentita parlare per ore di quanto facesse schifo il festival della televisione di Benevento, e tu non sapevi che dirle, perché è chiaro che faceva schifo. Però facevi bene a dirlo Chiara, facevi bene a non passarci sopra su tutte queste mediocrità, che diamo per scontate e invece ci tolgono l’aria, lo spazio, il tempo. La cosa bella era che certe volte si scandalizzava proprio; lo faceva magari ridendoci su, ma non poteva impedirsi di scandalizzarsi per tutto quello che non funzionava, in ogni campo, ogni ingiustizia. C’erano delle cose “inconcepibili”. E ogni volta mi dicevo, ma Chiara, ma conosci un sacco di gente, non hai ancora capito come funzionano le cose? Non hai capito che ti devi conformare, non hai veramente ancora imparato a tenere a bada la tua natura?
Quando ormai senza più la minima traccia la immaginavi in qualche cinema bavarese completamente in rovina, scoprivi invece che era di nuovo vicina a te, in quelle desolate terre sannite dove il Cinema arriverà domani, forse, chissà tra due o tre secoli. Riprendeva le forze, organizzava proiezioni in case private, la immaginavo nelle campagne, nei boschi spogli. Poi ripartiva, come una cosa inevitabile, che si deve fare, senza trasporto apparente, diretta in qualche posto dove timidamente, educatamente, senza fare rumore, avrebbe nel giro di qualche settimana messo le basi per qualcosa di nuovo, sarebbe diventata un elemento indispensabile o una confidente preziosa. Avrebbe catturato l’attenzione di tutti senza fare niente, soltanto essendo presente, costantemente, come sapeva fare lei».
Che strano destino hanno le persone di valore in questa nostra città di Benevento, che spesso vive di inutili passerelle e di autoreferenzialità: non vengono mai valorizzate per quello che meritano. Chiara non ha avuto la ribalta che altri personaggi hanno o hanno avuto, ma a lei questo non interessava, perché le interessava solo seguire i suoi interessi e le sue passioni, che del resto condivideva con moltissime persone.
Chiara era irpina ed aveva scelto Benevento come sua città di adozione. Da qualche tempo risiedeva a Napoli. Messaggi di cordoglio sono arrivati da ogni parte d’Italia. Viaggiatrice instancabile, Chiara Rigione non mancava a rassegne cinematografiche in Italia e all’Estero.
Se ne va troppo presto una donna preziosa, una delle grandi “donne nel Sannio”, che tanto ha dato al nostro territorio in termini di cultura e di umanità.
LUCIA GANGALE