Bisogno di normalità Società

E’ quasi un anno che si parla di Covid e la televisione continua attraverso virologi e giornalisti a fornirci indicazioni contrastanti, le quali, spesso causa di alterchi, non fanno altro che confonderci le idee, per cui siamo in continue attese di dpcm, di nuovi vaccini sicuri e di decreti sindacali.

Bisogno di normalità! Una normalità che la gente cerca di trovare nelle luci degli alberi di Natale che sono comparsi dietro balconi e finestre anzitempo per rendere l’atmosfera familiare un po’ più allegra, considerato che ristoranti e bar hanno spento le loro luci per diversi giorni. Un Natale triste, malinconico… E se gli adulti hanno vissuto periodi della giovinezza belli e nostalgici, che ricorderanno degli anni della spensieratezza gli attuali bambini e adolescenti?

Cosa fare per non trasmettere a figli e nipoti le nostre ansie e la paura di ammalarsi?

Certo, è stato detto da più parti che il governo ha perso tempo ad autoelogiarsi e non è intervenuto per potenziare le strutture sanitarie, per garantire i vaccini a tutti, per migliorare i trasporti, per organizzare la scuola. La scuola… Importante luogo di educazione, formazione e socializzazione. E nonostante quello che si dica da parte di alcuni, gli studenti hanno desiderio di rivedere i propri compagni e docenti.

Già il buon Aristotele aveva detto, lo ricordiamo tutti: “L’uomo è un animale sociale, chi non fa parte di una comunità, chi non ha bisogno di nulla bastando a se stesso è una belva o un dio”.

Ma anche la psicologa moderna ha individuato tra i bisogni innati specifici per il benessere psico-fisico il bisogno di affiliazione ovvero il bisogno di associarsi e di essere accettati degli altri.

Ma torniamo al Natale. Tavole meno imbandite e meno regali sotto l’albero e per tanti che in questo periodo non stanno lavorando anche l’acquisto del panettone diventa difficile. Certo il Natale è soprattutto una festa religiosa e quanto è successo ci invita a riflettere sulla nostra società.

Il virus non conosce differenze di condizioni economiche, di persone che contano, di quanti hanno vissuto sempre di raccomandazioni e lasciapassare. Colpisce tutti, non fa sconti a nessuno e allora quando siamo presi dalla tristezza e rimaniamo soli con noi stessi non limitiamoci a lamentarci, ma riflettiamo sulla società dalla quale andrebbe estirpata ogni forma di corruzione, di malaffare, di egoismo e iposcrisia.

La situazione che stiamo vivendo c’invita ad abbandonare ogni forma di materialismo e a recuperare la spiritualità, c’invita alla solidarietà e all’aiuto del nostro territorio, comprando prodotti locali, ad esempio nei mercatini rionali, acquistando anche un piccolo regalo nei negozi quando riapriranno rinunziando quindi a servirci, come siamo soliti, di vendite online. O ancora portando viveri e medicine nelle nostre parrocchie.

Ci sono famiglie che versano per la prima volta in uno stato di bisogno e la loro dignità li fa tacere, forse sono i nostri vicini, i nostri parenti. Bisogna mettersi al loro posto per capire o leggere il Vangelo di Matteo (25,31-46) nel quale il Signore dice: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me“. E’ l’invito alla carità e non si tratta di essere credenti o meno, si tratta solo di essere uomini o meglio umani. E nell’attesa di “uscire a riveder le stelle” non ci lasciamo abbattere dall’ansia e dalla paura che potrebbero dare origine a gravi problemi psicologici, ma il Natale che passeremo con tanta rassegnazione e con pochi parenti sia un’occasione per raffozzarci e migliorarci.

MARISA ZOTTI ADDABBO

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