Centenari in crescita nel Sannio Società

Non è più solo San Marco dei Cavoti ad esibire primati di longevità. Nel registro dei paesi in possesso degli ingredienti giusti, si iscrive Foglianise, con due centenari nel giro di due mesi.

A settembre ha compiuto il secolo di vita Anna Viglione (foto in alto). Non deve esserle stata di fastidio l'aria di Benevento dove si era trasferita per maritarsi con Antonio Pedicini, uno dei tre fratelli titolari del ristorante omonimo. E dove ha messo al mondo Gaetano, Paolo, Susanna, Renato e Iole. Anna solo per l'anagrafe, da tutti chiamata invece Nannina (noi nipoti Zi' Nannina), aveva buone ascendenze. Suo padre, Salvatore (per tutti Zi' Tore), giunse anch'egli ai cento anni, festeggiato dal sindaco di Benevento Ernesto Mazzoni per essere stato dipendente comunale nella funzione di guardiano dell'acquedotto di Cautano.

Zi' Nannina non ha voluto feste. Non ha potuto rifiutare, però, gli auguri della comunità foglianesara portatigli, con una targa d'argento, dal sindaco Giovanni Mastrocinque.

L'altra ricorrenza centenaria è in programma tra qualche giorno. Il protagonista è Rocco Catillo (foto in basso), anch'egli trapiantato a Benevento. Alto, possente, autoritario più di un vigile urbano, fu il guardiano della villa comunale temuto particolarmente dalle giovani coppie. Egli era il custode non solo delle aiuole, che non bisognava mai calpestare, ma anche della morale pubblica.

Quando lui ha iniziato il suo ministero non era d'uso, per esempio, baciarsi in pubblico, sicché gli innamorati si appostavano lontano - così si diceva - dagli sguardi indiscreti. Perché tali sguardi potevano attivare tempeste ormonali. Il peccato, a quei tempi, era elencato in casistiche inesorabili. Rocco Catillo non era, come si potrebbe pensare, un guardone. Semplicemente non chiudeva occhi, neanche un solo occhio. Nella sua responsabilità nessuno, in villa, doveva stare fuori posto. E nessuno, quando la villa chiudeva i cancelli, dove rischiare di trovarcisi ancora inzerrato.

Non si capacitava di come i costumi evolvessero verso un libertinaggio da fare arrossire anche la statua di marmo di Salvatore Rampone, essendo peraltro 'ncoppa Rampone l'aiuola più a monte, ai confini con villa Zamparelli, un luogo non di traffico, idoneo, quindi, per l'esercizio di quelle manovre pure essenziali per la validità del sacramento del matrimonio, ma inesorabilmente proibite se si deve poi vestire di bianco la sposa.

Rocco non suonava la trombetta, non scriveva verbali. Interveniva con la eloquenza muta di un paio di ceffoni, a tacitare anche rare ed esitanti giustificazioni. Il suo lavoro andò scemando con lo sviluppo della motorizzazione. Gli innamorati cominciarono a preferire alle panchine gli scomodi sedili della Cinquecento.

Mai nessuno ha osato ribellarsi al metodo Catillo (se ci fate caso fa rima con Orbilio Pupillo, il terribile pedagogo beneventano dell'età romano-imperiale). Solo un figlio di papà-assessore si impuntò e Rocco, colpevole di averlo rimproverato perché calpestava le aiuole, fu momentaneamente spedito al macello comunale.

Dell'assessore si sono perse le tracce, di Rocco Catillo si festeggia il 12 dicembre il secolo di vita. Alle 10 e mezzo, in Cattedrale, con la nutrita schiera di figli e nipoti. Dopo la Messa con una vasta comitiva si brinderà ad aglianico fatto in casa. Sulla bottiglia una eloquente etichetta: 12.12.12 (giorno, mese e anno).

M. P. 

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