Com'è cambiato il mondo della Tv dagli albori al presente digitale Società

Nel 2019 ricorre il decimo anniversario della morte di due mostri sacri, uno della musica, l’altro della televisione. Il primo era il re del pop, protagonista del primo videoclip e detentore del record per il singolo più venduto di tutti i tempi. Il secondo è stato il primo volto ad entrare nelle case degli italiani, l’inventore dei quiz televisivi e, molti anni dopo, l’emblema delle tv private. Sto parlando, rispettivamente, di Michael Jackson e Mike Bongiorno.

A parte il nome (Mike era in effetti il diminutivo di Michael) e l’anno in cui sono morti, questi due personaggi non avevano apparentemente nulla in comune, eppure sono stati e sono considerati ancora oggi icone intramontabili nei loro campi, sebbene il primo sia passato attraverso una serie di scandali a sfondo sessuale la cui eco non si è mai del tutto spenta.

Se oggi però potessero tornare in vita, Mike e Michael riuscirebbero a riconoscere il mondo della tv e quello della musica che li hanno resi due celebrità? Entrambi ai loro tempi furono degli innovatori: Bongiorno negli anni ‘80 accettò l’azzardo di passare dalla Rai alla nascente Fininvest e nel decennio successivo fu il primo a sperimentare la tv interattiva. Jackson, come già accennato, si esibì in quello che fu il primo videoclip della storia della musica, tratto dal suo singolo record Thriller.

Ma in quest’ultimo decennio il mondo della tv e quello della musica che li resero celebri sono cambiati, sotto certi aspetti molto più che nel corso delle vite dei due protagonisti.

Nel 1993, Mike Bongiorno lanciò il Quizzy, un telecomando interattivo, in vendita nelle edicole e cartolerie d’Italia, dotato di quattro pulsanti colorati, attraverso il quale il pubblico da casa poteva votare in diretta. Non ebbe il successo sperato e cadde nel dimenticatoio talmente in fretta che i pochi che lo acquistarono probabilmente non gli hanno mai nemmeno cambiato le pile. Ma fu l’antesignano di quello che oggi è uno strumento formidabile nelle mani dei telespettatori: il televoto.

La sfortuna di Mike fu che, 26 anni fa, non si poteva usare l’apparecchio telefonico per interagire con la tv, perché la maggior parte degli italiani aveva in casa soltanto un telefono a disco (i cellulari sarebbero comparsi di lì a pochi anni); oggetto che sopravvive nel ricordo di chi ha almeno quarant’anni, ma che era del tutto inadatto al televoto. Oggi reality show, talent e finanche miss Italia devono parte del loro successo alla possibilità che hanno gli spettatori a casa di contribuire a decidere la sorte dei concorrenti. Per una volta, l’errore commesso dal principe delle gaffe era stato quello di essere in anticipo sui tempi.

Nel 1983, il videoclip di Thriller, diretto dal regista americano John Landis con il budget di un vero e proprio film, irruppe nelle case di tutto il mondo e decretò, oltre alla nascita di un vero e proprio genere musicale, il successo della neonata rete televisiva MTV. Da allora, ogni musicista di rilievo fu virtualmente obbligato ad accompagnare i suoi pezzi di maggior successo a video musicali. Nacquero svariati canali, oltre alla succitata MTV, che dedicavano alla musica e ai videoclip gran parte del loro palinsesto (e le reti generaliste si adeguarono subito, lanciando programmi che trasmettevano i video del momento).

36 anni dopo, ai tempi di Youtube, di Spotify e delle piattaforme di musica in streaming, fa sorridere l’idea che milioni di giovanissimi si sintonizzassero contemporaneamente su un canale tv per guardare il video del loro cantante preferito, ma per oltre vent’anni le classifiche dei videoclip sono state un appuntamento fisso per tutti gli appassionati di musica.

Dunque, oggi che la musica ed i programmi televisivi sono soprattutto “on demand”, che la visione e l’ascolto sono personalizzati a seconda dei gusti e delle esigenze di ciascuno e che la condivisione non consiste più nel sedersi tutti assieme davanti a un televisore o ad uno stereo, Mike e Michael si sentirebbero forse due alieni, non più a loro agio con i tempi correnti? O forse, da innovatori quali erano, sarebbero ancora sulla cresta dell’onda o magari persino un passo avanti rispetto ai loro “competitor” più giovani? In fondo, anche se la tv e la musica sono cambiate, lo spirito di questi due grandi uomini continua ad esistere nell’eredità che ci hanno lasciato.

CARLO DELASSO