Società - COMINCIARE DALLO STATUTO

COMINCIARE DALLO STATUTO Società

L’esordio del nuovo consiglio comunale di Benevento uscito fuori dalle elezioni del 28 e 29 maggio è francamente difficile da decifrare. Da una parte e dall’altra erano state predisposte artiglierie con colpi atti a far male.Il fatto che poi le denunce di ineleggibilità e le carte bollate siano state ritirate non fa che allarmare ancora di più. Significa, infatti, che quelle armi saranno riproposte tutte le volte che farà comodo all’uno o all’altro schieramento. E’ evidente, infatti, che allorché si mette in discussione la stessa legittimazione della composizione del consiglio comunale non c’è accomodamento che tenga. Fausto Pepe e Nicola Boccalone o sono eleggibili o non lo sono. Allora vuol dire che si sono messi in gioco delle astuzie tattiche con argomenti sui quali, ragionando per logica, non c’è nessuna possibilità di compromesso. Il compromesso, l’accordo a mezza via, uno scambio scaturito da una pregiudiziale apparentemente rigida si possono giocare nei campi del possibile, dell’opportuno, del conveniente. Non sul campo della legittimità-illegittimità. La questione non è limitata allo specifico delle sospettate (e denunciate) ineleggibilità. La soluzione che sarà data, attraverso una rivisitazione della disciplina dei gruppi consiliari, inciderà sulla capacità del consiglio di reggere agli urti delle sue stesse componenti. Si tratta di definire le competenze del consiglio come organo di giurisdizione domestica (la cosiddetta competenza sulla propria competenza) e le competenze del consiglio come organo depositario della funzione di indirizzo della vita dell’amministrazione comunale. E’ evidente che come organo di indirizzo, spetta al consiglio, nella specifica qualità di organo rappresentativo degli interessi della intera comunità municipale, quella funzione lato sensu politica che implica una libertà di partenza circa le soluzioni possibili. Laddove per possibile si intende l’esito di una valutazione di opportunità sgorgato (l’esito) da una dinamica giocata tra maggioranza e minoranza. Nei casi in cui, invece, il consiglio è chiamato ad applicare una legge, non vi sono fughe politiche (cioè di opportunità) che tengano. I consiglieri possono essere chiamati a rispondere davanti al giudice, uno per uno singolarmente. Anche una deliberazione che riconoscesse, ad esempio, dei debiti fuori bilancio deve essere adottata secondo legge. Ma il contenuto dell’atto (vale a dire la volontà di dichiarare i debiti fuori bilancio) non è soggetta al sindacato di legittimità. Né, evidentemente, i consiglieri sono responsabili della esattezza e della correttezza dei calcoli circa l’ammontare del debito da riconoscere. Non dovrebbe essere ignoto ai due schieramenti che nel corso della passata consiliatura sono stati in consiglio comunale due consiglieri che ho ripetutamente definito come abusivi, senza che nessun passo la passata maggioranza abbia fatto per riportare la composizione del consiglio a norma. Si tratta (lo dico per i giovani consiglieri) dei due eletti nella lista dei DS che era stata esclusa, poi era stata ammessa con un provvedimento d’urgenza del Presidente del TAR di Salerno e infine era stata definitivamente esclusa dal TAR di Napoli. I due, ammessi in consiglio sulla base del provvedimento provvisorio, non sono stati allontanati quando il provvedimento provvisorio del TAR di Salerno perse ogni efficacia. Hanno fatto i consiglieri e qualche vantaggio gli sarà pure venuto alle successive elezioni. Un altro appunto di pare necessario. Lo Statuto comunale è legge per il comune. Se c’è qualcosa negli emendamenti varati nella passata consiliatura che non quadra perfettamente (mi riferisco ad alcune disposizione più adatta a stare in un regolamento) si deve prima modificare lo statuto e, poi, adeguarvisi. Non si può passare sopra ad uno statuto nella presunzione che la norma statutaria sia contraria alla legge. Non è il consiglio che può giudicare della costituzionalità o della legittimità dello statuto, fino al punto di disapplicarlo per conformarsi ad una legge. Il sottoscritto è stato presidente della Commissione che ha redatto il primo statuto del comune di Benevento. Ebbene scrivemmo con qualche trepidazione che “il consiglio si articola in commissioni”, perché temevamo che il CORECO (oggi soppresso) non fosse così spregiudicato come chi scriveva lo statuto. Poiché però lo statuto fu approvato (forse il CORECO non fece caso allo specifico disposto) esso è in vigore. Dubito che qualcuno abbia pensato di dare una copia dello statuto ad ogni consigliere. Forse è il caso di cominciare da un esercizio di lettura. Magari anche sotto l’ombrellone. MARIO PEDICINI