Coronavirus il nemico da sconfiggere Società

Luc Montagnier lo aveva previsto già ventidue anni or sono nel suo libro L’uomo contro il virus che ci sarebbero stati nuovi patogeni emergenti capaci di causare pandemie. Stiamo parlando del premio Nobel per la medicina 2008. Oggi qualcuno fa dell’ironia sul semplice fatto che all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) lavorassero dei preveggenti, i quali parecchi mesi addietro preconizzavano: «Una pandemia comparirà dal nulla, mettendo in evidenza l’impreparazione dei governi». Precisando: «La concreta minaccia di una pandemia in rapida diffusione, altamente letale, di un agente patogeno respiratorio in grado di uccidere da 50 a 80 milioni di persone e di cancellare quasi il cinque per cento dell’economia globale».

Come da un cappello a cilindro, l’ultimo giorno dell’anno appena passato, un focolaio di polmonite nella città cinese di Wuhan è stato riportato all’Oms. Una settimana dopo è stato identificato un nuovo agente infettivo appartenente alla famiglia dei Coronavirus, il 2019-nCoV. Se paragoniamo il virus a un’auto, questa è la targa che lo ha identificato per un certo periodo; una targa che però ha cambiato il suo numero molto presto: l’11 febbraio il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha annunciato che la malattia respiratoria causata dal nuovo Coronavirus (2019-nCoV) è stata chiamata Covid-19. La sigla utilizzata sembra però non piacere ad altri ricercatori che propongono di chiamare il virus Sars-CoV-2. Sembra proprio che per l’uomo della strada tali questioni tassonomiche lascino il tempo che trovano, ma si sa, gli studiosi son fatti così. A differenza del passato non s’è voluta assegnare alcuna indicazione geografica, non sono quindi presenti riferimenti alla Cina o alla città di Wuhan, l’epicentro della crisi sanitaria. Non connota negativamente specifiche aree geografiche, a differenza di alcune decisioni del passato ritenute discutibili come Mers (Middle East Respiratory Syndrome).

Con un colpevole ritardo di venti giorni, dopo aver prima intimidito, poi arrestato e infine ricoverato il medico Li Wenliang che per prima aveva dato l’allarme sul nuovo Coronavirus, le autorità cinesi hanno dovuto fare marcia indietro su pressione del tam tam mediatico innescatosi sui social network e denunciare l’accaduto.

Intanto in Occidente l’invito ai giornalisti è stato quello di verificare le notizie e di evitare allarmismi senza però sottacere i fatti. E tra questi è da annoverare la bufala, o se preferite la fake news, dell’Italia prima nel mondo nell’isolare il Coronavirus, poi ridimensionata a prima in Europa, per poi appurare che prima è stata la Germania, seguita a ridosso dalla Francia, mentre fuori dall’Europa per prima la Cina, seguita dall’Australia, quindi Giappone e Stati Uniti. Solo dopo che queste nazioni avevano predisposto il kit per effettuare una diagnosi in tempi brevissimi, quel kit è giunto nei presidi sanitari italiani. Per esempio al Cotugno di Napoli, il polo d’eccellenza per la cura delle malattie infettive nel Mezzogiorno, il kit è arrivato la mattina del 3 febbraio. La prestigiosa rivista scientifica Lancet ha pubblicato il 29 gennaio un ampio servizio sull’isolamento del Coronavirus subito comunicato dai cinesi all’Oms e di quello avvenuto all’università di Berlino. L’equipe al femminile dello Spallanzani ha indetto la conferenza stampa il 2 febbraio per comunicare l’avvenuto isolamento del Coronavirus, dal ministro Roberto Speranza subito precisato “il virus del Coronavirus”, abbondando per meglio rendere il concetto. Presi dall’euforia, un altro ministro, questa volta Luigi Di Maio, nel leggere una relazione tutta in italiano, a un certo punto ha sentito la necessita di pronunciare Coronavairus all’americana, dimenticando che virus, parola latina, resta tale pure Oltreoceano.

Il serbatoio del nuovo Coronavirus cinese è probabilmente un animale. Nel caso della Sars, attiva nel 2002 e il 2003, quell’animale era un pipistrello. Si pensa che il virus attuale del Covid-19 sia passato a un altro animale, un ospite intermedio, probabilmente un animale vivente venduto nel mercato alimentare di Wuhan. Il Coronavirus è stato in grado di adattarsi, mutare ed essere trasmesso all’uomo. I sintomi sono febbre e segni di infezioni respiratorie come tosse, dolore toracico e difficoltà respiratorie. Il periodo di incubazione 14 giorni, ma alcuni propendono per 24. Non esiste un vaccino, si parla di almeno un anno nella migliore delle ipotesi, o un trattamento antivirale, quindi sono trattati solo i sintomi. L’Oms raccomanda di lavare frequentemente le mani, soprattutto dopo il contatto con persone malate o con il loro ambiente; evitare contatti non protetti con animali di fattoria o selvatici; evitare il contatto stretto con soggetti affetti da infezioni respiratorie acute; persone con sintomi di infezione acuta delle vie aeree dovrebbero mantenersi a distanza, coprire colpi di tosse o starnuti con fazzoletti usa e getta o con i vestiti e lavarsi le mani; rafforzare, in particolare nei pronto soccorso e nei dipartimenti di medicina d’urgenza, le misure standard di prevenzione e controllo delle infezioni.

A domenica 16 febbraio 2020, secondo i dati ufficiali dell’Istituto superiore di sanità, i casi confermati in Cina sono 69.267, i decessi 1669, i casi confermati in Europa 45, i casi confermati in Italia 3. Bisogna tuttavia ricordare che queste cifre sono probabilmente sottostimate rispetto alla reale diffusione del virus nell'area colpita e che i dati disponibili sono aggiornati quotidianamente man mano che nuove informazioni sono messe a disposizione.

Per quanto riguarda la paura dei ristoranti cinesi, il Coronavirus è l’ultimo dei problemi. La vera preoccupazione, da tempo purtroppo, riguarda l’enorme quantità di alimenti a rischio contaminazione o merce illegale con finte etichette «CE» che giungono in Italia. E quanto viene scoperto dalle autorità è solo la punta dell’iceberg. La peste suina, malattia molto contagiosa negli animali, ha costretto la Cina ad abbattere finora milioni di maiali. Tra gli alimenti sequestrati da noi anche alghe verdi per sushi, pesce, uova di anatra (proibite in Europa). E l’elenco dei sequestri si allunga di giorno in giorno.

GIANCARLO SCARAMUZZO