Covid-19, l'organizzazione del Fatebenefratelli e l'attività dell'U.O. di anestesia e rianimazione Società

L’Ospedale Sacro Cuore di Gesù Fatebenefratelli di Benevento al momento - ribadisce il primario dell’U.O. di anestesia e rianimazione Maria Cusano - garantisce tutti i ricoveri in urgenza non differibile e quelli oncologici. L’unità operativa complessa di anestesia e rianimazione è impegnata quotidianamente sia in terapia intensiva che in sala operatoria”.

Stiamo effettuando ogni giorno - prosegue la dott.ssa Maria Cusano - interventi per urgenze indifferibili, per fratture di femore e patologie oncologiche non procrastinabili, parti spontanei e tagli cesarei, con grande senso di responsabilità, perché, pur trovandoci di fronte a una catastrofe mai vista prima d’ora, non si sono azzerate le patologie comuni sia mediche che chirurgiche. L’emergenza Covid-19 anzi tende a ritardare il ricovero: i pazienti, impauriti dall’epidemia, arrivano in ospedale in condizioni critiche ed in presenza di più complicanze! Abbiamo preparato anche un percorso da adottare in caso di emergenza territoriale per cui non sarà più possibile trasferire in altro ospedale i pazienti con sospetta infezione Covid-19. Sono state attrezzate alcune stanze di degenza al di fuori dei reparti abituali per chi necessita di ossigenoterapia e/o ventilazione non invasiva, una stanza per pazienti che necessitano di ventilazione invasiva e una sala operatoria per emergenze ostetriche e chirurgiche”.

In un momento così drammatico - aggiunge il primario dell’U.O. di anestesia e rianimazione - ci auguriamo che in qualche modo si riesca a garantire almeno la sicurezza per tutti gli operatori sanitari a livello nazionale; qualcosa si sta muovendo ma ci vorrebbe una spinta in più”.

I tempi di attesa per un tampone è vero che si sono ridotti con l’apertura dei nuovi centri raccolta, ma sono ancora troppo lunghi e non è possibile farli a tutti; si spera molto nei test rapidi, ma bisogna trovare al più presto il modo per mantenerci al sicuro ed evitare che gli ospedali diventino punti di contagio”, conclude la dott.ssa Cusano.