Cravatta al... collo Società

La cravatta sembra avviarsi verso un inarrestabile declino? Quest’accessorio caratteristico dell’abbigliamento maschile e di alcune declinazioni di quello femminile, uno dei più noti simboli del ben vestire classico, non gode di buona salute: prima il bum dell’abbigliamento casual e del genere sportivo, comodo e informale ma elegante, poi la pandemia, fatto sta che i consumi delle cravatte sono crollati.

I dati diffusi da Sistema Moda Italia per Pitti uomo 100 chiusosi a Firenze trovano conferma anche a Benevento, dove Realtà Sannita ha interpellato tutti i titolari dei negozi d’abbigliamento del centro. Questo segmento, che rappresenta circa 1,3 per cento della moda uomo, è diventato proprio la maglia nera del settore. Qualcuno ci ha parlato di un -50 per cento di vendite già negli anni 2017, 2018 e 2019. Nel primo semestre del 2021 il calo è stato del -35,4 per cento.

Comprensibile che i mesi di lockdown non hanno aiutato, ma gli esperti del settore sono convinti che la cravatta non scomparirà e si spera, più che attendere, una ripresa per il 2023. «La cravatta - ci dichiara Franco (nome di fantasia, così come in seguito) - fa parte della tradizione italiana del classico e del ben vestire, mancando la vita reale per causa della pandemia c’è stata un’inevitabile flessione, ma con il ritorno delle cerimonie siamo fiduciosi tutti in un’inversione di tendenza».

Dai primi numeri di questo 2022 è proprio grazie alle cerimonie che nel periodo maggio-settembre si è registrato un segno positivo. Piacevole la nota per cui la cravatta è fatta ancora oggi oggetto di regalo. La cravatta è un acquisto emozionale, molti le collezionano, è legata all’umore che hai quando la scegli. «In molti non vedono l’ora di tornare a vestirsi per incontri più formali, infatti le giacche sportive hanno già ripreso a vendere, pronti al ritorno del classico, non sarà quello di prima ma reinterpretato con tocchi più moderni».

Frichi Arborio Mella, scomparsa nel 2008, figlia dell’illustre italianista Carlo Calcaterra (a Bologna fu anche maestro di Pier Paolo Pasolini), ha esposto in alcuni suoi libri di successo (Piccolo galateo per le scuole e il successivo Il Nuovo galateo, edito da Sansoni, Firenze 1968) le norme essenziali sul modo di vestire e di comportarsi in società. In anni più recenti Barbara Ronchi della Rocca - i suoi libri sono fonti riconosciute e consigliate dall’Ufficio del cerimoniale del Senato della Repubblica - ha pubblicato Si fa, non si fa. Le regole del galateo 2.0 in cui tra l’altro passa in rassegna gli errori più comuni, perché non basta indossare l’abito adatto all’occasione, bisogna anche saperlo portare.

«Non si tengono le mani in tasca: è un gesto cafone, che in più deforma la linea di giacche e pantaloni; non si allenta il nodo della cravatta (meglio toglierla del tutto e ripiegarla in tasca); della giacca a tre bottoni, si abbottona solo quello in mezzo, di quella a due, solo il più alto; il bottone più in basso del gilet non si abbottona mai; la camicia con colletto botton-down (quella con i bottoncini, per intenderci) è per eccellenza la camicia del tempo libero, quella adatta a look casual e informali, e dunque non va mai indossata con la cravatta, perfetta invece da indossare da sola magari abbinandola con un paio di jeans o anche arricchita con una giacca purché sportiva, quindi va con gli spezzati e i blazer; il fazzoletto bianco da taschino (pochette) non si indossa prima delle ore 18, quello fantasia non deve mai essere uguale alla cravatta; niente camiciotti a maniche corte sotto le giacche: meglio una t-shirt».

Per le signore, en passant: ricordino di non vestirsi mai di nero, bianco o rosso a un matrimonio. Però, solo conoscendo le regole, e applicandole abitualmente, possiamo comprendere il raffinato piacere di infrangerle ogni tanto, di goderci qualche trasgressione, magari con la complicità degli amici o del partner.

La Giornata internazionale della cravatta si festeggia martedì 18 ottobre in Croazia e in varie città del mondo, come Dublino, Tubinga, Como, Tokyo, Sydney e altre.

GIANCARLO SCARAMUZZO

giancarloscaramuzzo@libero.it