Cresce in Germania il desiderio di visitare il Sannio Società

L’evento di Monaco di Baviera dedicato ai sanniti, sta avendo i suoi primi effetti positivi non solo in ambito culturale. Sono infatti diverse le aziende vinicole e gastronomiche sannite che hanno avviato contatti con un primario distributore di eccellenze italiane in Germania. Dal punto di vista turistico, nel mese di settembre arriveranno nel Sannio tre gruppi, ognuno di 38 persone in prevalenza archeologi e studiosi, per 3 tour di 8 giorni; primari tour operator, con bacino d’utenza Germania, Austria e Svizzera, iniziano a promuovere itinerari nel Sannio - “il cuore della Campania” - nella programmazione 2023. Dal punto di vista scientifico, grande partecipazione stanno conseguendo gli eventi paralleli alla mostra, come nel caso della conferenza promossa dall’Istituto Italiano di Cultura: davanti ad una platea di archeologici e storici dell’arte, i due studiosi italiani Simone Foresta e Annalisa Calapà hanno relazionato sulle fonti a cui dobbiamo le nostre informazioni sui sanniti, sulle nostre conoscenze della lingua osco-umbra e di come sta progredendo la ricerca in proposito, dei legami culturali tra Romani e Sanniti nonché sulla storia dei ritrovamenti di alcuni reperti in mostra. Realtà Sannita ha intervistato il direttore del Museo, lo storico dell’arte Florian Knauss, per capire le possibili prospettive ed opportunità per il Sistema Sannio nel suo insieme.

Direttore Knauss, tracciamo un bilancio - sia pur parziale - della mostra archeologica sul Sannio e i Sanniti al Museo Staatliche Antikensammlungen: un evento culturale unico, reso possibile da un ottimo lavoro di squadra tra più soggetti istituzionali.

Sì, anche per noi si tratta di una mostra straordinaria, perché per la prima volta i Sanniti vengono presentati fuori dall’Italia e perché quasi tutti i reperti in mostra provengono da altri musei. Di solito mostriamo nostri oggetti e aggiungiamo pochi, ma significativi reperti in prestito. Nel caso dei Sanniti, però, possediamo solo due oggetti nella nostra collezione a Monaco. Una raccolta così completa e rappresentativa della cultura e della storia sannitica in Germania è stata possibile solo grazie alla grande disponibilità dei colleghi di Montesarchio, Benevento, Campobasso, Alfedena, Melfi, Napoli e Roma, che ci hanno concesso di esporre i loro migliori pezzi per molti mesi. Non meno importante è stato il supporto del Consolato Generale d’Italia a Monaco e la sua collaborazione nella realizzazione di questo progetto.

Sono infatti molte le ‘opere’ in esposizione, alcune delle quali poco conosciute non solo all’estero ma anche in Italia. In che modo la conoscenza della storia contribuisce a rafforzare l’identità di un popolo?

In Germania il popolo dei Sanniti è pressoché sconosciuto alla maggioranza della popolazione. Ma abbiamo scoperto che la situazione non è migliore in Italia. Durante la nostra visita esplorativa nel Sannio abbiamo quindi potuto constatare, con una certa sorpresa, che gli antichi Sanniti costituiscono ancora un elemento identitario molto sentito dalla popolazione locale, sebbene essi siano scomparsi da circa duemila anni. Questo dimostra ancora una volta che la Storia, anche se remota, ha un grande significato dal punto di vista dell’identità delle popolazioni e che avvenimenti, reperti provenienti dall’antichità, possono costituire un forte legame culturale ed un motivo di comune orgoglio.

I sanniti sono stati presentati ai visitatori della mostra come “Gli ultimi rivali di Roma”. Sono tanti i siti archeologici e le testimonianze storiche che rappresentano una popolazione tutt’altro che “montanara e dedita alla pastorizia”, bensì avveduti costruttori e valorosi guerrieri.

Il titolo “L’ultimo rivale di Roma” è per certi versi una… provocazione. Esso si riferisce al fatto che i Romani non hanno avuto solo Annibale o Pirro, come ostacolo sulla via del dominio mondiale, ma anche popoli italici. Dalla prospettiva dei Romani, i Sanniti furono visti come una grave minaccia, poiché, nonostante le ripetute sconfitte, rifiutarono sempre di sottomettersi. I Sanniti come rozzi guerrieri è uno stereotipo già utilizzato dagli storici antichi, come dallo stesso Livio. Grazie alle scoperte archeologiche degli ultimi decenni, tuttavia, sappiamo che i Sanniti erano molto di più di questo: essi erano, al contrario, un popolo culturalmente sofisticato. Ne sono una dimostrazione i reperti rinvenuti nelle molte tombe e i sacrari - come, ad esempio, Pietrabbontante - o ancora insediamenti le cui dimensioni e importanza erano molto maggiori di quanto non si credesse in un primo momento.

Un evento culturale di richiamo internazionale, come la mostra allo Staatliche Antikensammlungen, può aumentare la curiosità dei tedeschi verso un territorio del Sud Italia, inedito ma dalle grandi potenzialità per storia, archeologia e natura?

Noi stessi abbiamo scoperto solo due anni fa, quando lo abbiamo visitato per la prima volta, quanto il Sannio abbia da offrire. Si tratta di una regione molto attraente, con un’ottima offerta enogastronomica, siti archeologici e musei estremamente interessanti. Quando non scelgono località balneari i turisti tedeschi visitano principalmente il Trentino-Alto Adige, le città del Nord Italia, Roma o gli scavi dell’Area Vesuviana. Altre località sono nicchie conosciute e visitate da pochi. In questo contesto, il Sannio risulta quasi del tutto sconosciuto. Uno degli obiettivi di questa mostra è proprio quello di cambiare questa situazione. Auspichiamo che le splendide immagini di Benevento, Sepino o Pietrabbondante stimolino il desiderio di visitare questo territorio.

GIUSEPPE CHIUSOLO

PS: A fare da intermediario col dottor Florian Knauss è stato il console Enrico de Agostini, che non ha mancato di esortare amministratori e stakeholder del Sannio a credere ed investire sul binomio Cultura-Natura: “Bisogna fare presto a capitalizzare su questa “apertura di credito” che la società e il mondo accademico tedesco hanno concesso al Sannio, preservandone l’integrità ambientale e culturale. L’attrazione dei flussi turistici, dalla Germania come da altre zone, esige un ambiente incontaminato oltre che una offerta culturale bene organizzata ed una accoglienza adeguata”.