Dalla guerra fredda alla... guerra fredda Società

Per coloro che, come me, scalano gli anni della vita e cominciano ad avere i capelli ricoperti di neve (compreso i mimetizzati bruni, biondi e rossi, coll’immancabile … fil blanc) la tragica aggressione della Russia all’Ucraina riavvolge il nastro del tempo riportandoci al buio della “cortina di ferro”; a quel muro impenetrabile alzato dagli stati comunisti del patto di Varsavia, la maggior parte dei quali, ironia della sorte, si chiamavano Repubbliche Democratiche.

Alcuni eventi, come l’invasione dell’Ungheria del 1956, per questioni anagrafiche li ho appresi tramite la lettura delle corrispondenze di guerra (si vedano quelle bellissime di Indro Montanelli sul “Corriere della Sera”); altri li ho vissuti in parte, come la fine del trentennio della guerra fredda, con la caduta del muro di Berlino nel 1989 ed il collasso dell’URSS nel 1991.

Chi non ricorda il coraggio dei due grandissimi polacchi, Lech Walesa e Karol Woityla, divenuti il primo Presidente della Polonia, il secondo Papa e Santo.

All’epoca per noi fortunati giovani occidentali non c’era una vera percezione delle durissime condizioni di vita nei paesi dell’est Europa; sapevano che erano governati da dittatori o da oligarchie e che la libertà personale era sacrificata sull’altare dell’economia di massa, contrapposta a quella capitalistica ed al nostro stile di vita.

Subivamo, però, la curiosità affascinante dell’ignoto, del pericolo, del mistero che aleggiava su quanto accadeva al di là della “cortina di ferro”, alimentata da un inesauribile filone cinematografico.

Sean Connery ne è stato grandissimo interprete. Da “007 dalla Russia con amore” del 1963 a “La casa Russia” e “Caccia a Ottobre Rosso” del 1990, tanto per citare quelli più famosi.

Fantasticavamo sul mondo delle spie, del KGB, della STASI, della CIA, che pullulavano ad est e ad ovest; tagliata in due dal suo famigerato muro Berlino ne era il paradigma perfetto.

Una guerra sporca, coperta, strisciante, invisibile si giocava sullo scacchiere dell’intelligence; poco si sapeva e si doveva sapere dietro la calma apparente della vita quotidiana.

Poi abbiamo visto smembrarsi l’URSS ed i suoi satelliti, nascere o rinascere stati indipendenti, sovrani ed autonomi. Abbiamo assistito a piccoli movimenti tellurici, a scosse di assestamento di un terremoto fortunosamente scampato, e ci siamo distratti.

Credevamo ingenuamente tramontata la guerra fredda, con le sue tensioni e minacce nucleari, fra il blocco americano e quello sovietico. Invece, il vulcano non era spento ed il magma ribolliva sotto la cenere.

In Russia ed in alcuni dei suoi paesi satelliti ex funzionari dello stato, militari e dei servizi segreti hanno occupato posti di potere, dal niente sono nate ricchezze di dubbia genesi; al vuoto lasciato dall’ordine dello stato comunista (che provvedeva in tutto e per tutto ai bisogni del cittadino) ha fatto seguito l’anarchia della ricerca di un nuovo assetto.

Si sono creati accordi fra il neo potere politico ed il neo potere economico, nel senso che il primo lascia vivere ed accumulare ricchezze al secondo, se questi è al suo servizio e si astiene da invaderne il campo.

Ripresasi dallo shock dell’implosione dello status quo la Russia, anche per la crescente debolezza dell’America e l’inesistenza dell’Europa, ha pian piano accarezzato l’idea di riconquistare il suo preponderante ruolo internazionale e di ricongiungere il blocco dei paesi dell’Est da contrapporre a quelli della Nato.

Oggi, che è esplosa la questione Ucraina, l’Europa, bella addormentata nel bosco, si è svegliata dal suo sonno profondo, ma non ha la forza e l’autorevolezza per rivestire un ruolo da protagonista nella risoluzione di questa gravissima crisi, frammentata e divisa come è al suo interno.

Il pericolo che il vulcano erutti lapilli ed il conflitto si allarghi è purtroppo reale, con il rischio di passare dal sonno all’incubo.

Se invece il magma si solidificherà in superficie, continuerà a covare il fuoco sotto la cenere e ritornerà … la guerra fredda, che forse non è mai finita.

Solo che bisognerà stare attenti alla Cina, la quale, sorniona, aspetta che la Russia le cada fra le braccia per formare il blocco asiatico-russo, con India, Pakistan e (speriamo di no) Corea del Nord.

E questa volta non si tratterà di scrivere la sceneggiatura di un bel film di spionaggio.

UGO CAMPESE