Diga di Campolattaro: laminazione delle piene - Bilancio idrologico Società

La diga di Campolattaro, gestita dall’Azienda Speciale ASEA, ha ancora una volta svolto una significativa azione di laminazione delle piene limitando, in misura determinante, effetti oltremodo dannosi sul reticolo fluviale a valle dell’infrastruttura.

È quanto accaduto in questo fine settimana in cui anche il Sannio, come molte regioni della nostra penisola, è stato flagellato da una notevole ondata di maltempo.

Abbondanti piogge e fortissimi venti hanno contraddistinto il meteo, in particolare nelle 36 ore racchiuse fra le 8.00 di sabato mattina (21.12) e le 20.00 di domenica sera (22.12).

In questo lasso temporale si è registrato un incremento del livello d’invaso pari a 270 cm, passando da 372,02 a 374,66 metri s.l.m..

La diga è sottoposta a un costante controllo e monitoraggio.

Le opere dell’intero invaso sono presidiate senza soluzione di continuità, 24 h, per 365 giorni all’anno. In base ai dati rilevati e analizzati dal personale tecnico ivi operante e al derivante «Bilancio idrologico», sono affluiti all’invaso, nelle 36 ore sopramenzionate, oltre 17 mln di metri cubi (17.002.218), a fronte di poco più di 2 mln di metri cubi defluiti (2.333.752). L’invaso ha, pertanto, «trattenuto» circa 15 mln m3 d’acqua (14.668.466 per l’ esattezza). A tanto ammonta, conseguentemente, l’opera di laminazione delle piene sul fiume Tammaro operata dalla Diga nelle 36 ore del week end appena conclusosi. 15 mln di m3 è l’enorme quantità di acqua che, incamerata dall’invaso, non è stata reimmessa nell’alveo del Tammaro, quindi nel Calore, evitando effetti notevolmente più significativi e gravi a valle.

Il 1º picco dell’onda di piena si è registrato tra le ore 13.00 e le ore 14.00 di sabato 21 dicembre, con un incremento del livello d’invaso di 20 cm, pari ad oltre 1 mln di m3 incamerati (1.058.012) a fronte di soli 21.771 m3 defluiti (299,94 m3/s).

Il 2º picco dell’onda di piena è stato rilevato tra le ore 8.00 e le ore 9.00 di domenica 22, con un incremento del livello d’invaso di 18 cm pari a 1.009.455 m3 incamerati e 66.390 m3 defluiti (298,84 m3/s).

Tali dati d’afflusso, corrispondenti a circa 300.000 litri al secondo, testimoniano la consistenza delle onde di piena in ingresso dell’invaso il cui livello, nei giorni antecedenti la perturbazione, era stato prudenzialmente ed oculatamente attestato ad una quota funzionale alla più efficace azione di laminazione possibile.

Tutti i dati del «Bilancio idrologico» sono mensilmente trasmessi ai competenti uffici ministeriali preposti alla vigilanza della gestione e dell’operatività delle dighe. I dati dirimenti, invece, sono trasmessi e acquisiti in tempo reale.

La perturbazione causa delle onde di piena ha interessato prevalentemente l’area tirrenica, investendo tuttavia anche il complesso dell’area matesina ove nasce il fiume Tammaro che alimenta la diga di Campolattaro. Quello del Tammaro è, infatti, uno dei «bacini imbriferi» (tutte le aree di raccolta delle acque che nel fiume) più vasti del meridione di Italia, pari a 256 km quadrati. Esso comprende i territori di Sepino, San Giuliano del Sannio, Cercepiccola e Cercemaggiore, in provincia di Campobasso, e di Sassinoro, Santa Croce del Sannio, Morcone, Pontelandolfo, Fragneto l’Abate e Campolattaro per la provincia di Benevento.

Per completezza d’informazione va citato anche il bacino imbrifero del torrente Tammarecchia, pari a 95 km quadrati (da cui si dirama una traversa di alimentazione dell’invaso) che comprende i comuni di Riccia e Cercemaggiore, in area molisana, Morcone, Castelpagano, Colle Sannita e Circello, nella nostra provincia.

Nel fine settimana, piogge considerevoli si sono verificate anche nell’area matesina orientale, con dati di 120mm nelle 24 ore, provocando, come detto, un enorme ingrossamento del Tammaro e dei suoi affluenti a monte dell’invaso. Così come in occasione delle storiche alluvioni dell’ottobre 2015, la diga di Campolattaro ha nuovamente assolto ad una della sue funzioni costitutive, provvedendo in modo molto efficace alla laminazione delle onde di piena del proprio immissario.