Donne e uomini deportati: tra la giornata della memoria e l'8 marzo. Se n'è parlato a Circello  Società

Esiste l'evidenza di una specificità della deportazione femminile? Questa domanda trova una risposta affermativa nella comparazione tra le numerose testimonianze delle deportate e dei deportati nei lager nazisti.

Raffaele Pellegrino, docente di filosofia in un Istituto superiore di Bari, ma di origini circellesi, con questa domanda ha costituito il punto di avvio per una feconda riflessione insieme alle studentesse e agli studenti delle terze medie delle scuole secondarie di primo grado di Circello, Colle Sannita e Castelpagano.

Un incontro, svoltosi presso il Centro Polifunzionale di Circello, voluto ed organizzato nei minimi particolari dalla docente di lettere della scuola Media Francesco Guicciardini di Circello, nonché responsabile di plesso, Assunta Mancini. Erano presenti la Dirigente scolastica dell'IC Colle Sannita, Rosa Tangredi, il sindaco di Circello, Gianclaudio Golia ed il vice sindaco Gabriele Iarusso che ha coordinato i lavori.

Una iniziativa - dice Mancini - che si inserisce a cavallo tra il giorno della memoria e la festa dell'8 marzo. Era un progetto pensato da tempo e realizzato in collaborazione con il Comune di Circello. Studiato per le classi terze e che si ripeterà anche il prossimo anno in un'ottica più ampia per tutte le classi degli Istituti del territorio, magari svolto in più fasi. L'analisi della ricostruzione della vicenda persecutoria da parte delle internate di Ravensbrück, Birkenau e Terezín ha permesso di rintracciare alcuni temi che ricorrono in quasi tutte le narrazioni: l'ossessione per il cibo e la sete, la nudità, la corporeità, la maternità.

Le donne - spiega il docente di filosofia - venivano spogliate, private di tutti i loro effetti personali, depilate e spesso rapate: questa era la regola per le ebree a Birkenau. Il procedimento era analogo anche a Ravensbrück. Tutto questo avveniva di fronte al personale delle SS ed esponeva le prigioniere alla mercé degli sguardi maschili. Ad Auschwitz le donne giovani con i bambini piccoli erano immediatamente inviate alla camera a gas. Una tematica che i ragazzi delle scuole medie di Circello, Colle Sannita e Castelpagano hanno seguito con estrema attenzione, forte anche dagli studi condotti in classe dai rispettivi docenti. Va detto anche che in molte testimonianze relative a Ravensbrück le donne menzionano visite ginecologiche che collegano con la mancanza di mestruazioni e con processi di sterilizzazione. 

La procedura - prosegue Pellegrino - era percepita come estremamente umiliante. Sia a Auschwitz-Birkenau, che a Ravensbrück, lavorare all'aperto o al chiuso, svolgere un lavoro faticoso o relativamente leggero era fondamentale per la salvezza. Le amicizie fra le donne sembrano essere state di maggiore intensità.

Ad esempio, in molte memorie ci sono descrizioni di scambi di ricette culinarie fra le prigioniere, un modo per esorcizzare, talvolta ironicamente, il tormento della fame. Si sono conservati anche dei libri di ricette scritti nei campi. Molte donne furono accusate in modo più o meno esplicito di essersi vendute per sopravvivere.

Così, a parte poche, le ex-deportate si chiusero in un dignitoso silenzio che si è rotto soprattutto a partire dagli anni Ottanta. Sono state aperte - conclude Giovanni Pellegrino - due finestre di approfondimento: l'orchestra femminile di Birkenau, diretta da Alma Rosé, nipote di Mahler, un unicum nell'universo concentrazionario nazista che ha permesso di realizzare un focus sul tragico ruolo dei musicisti nei lager, e gli straordinari disegni della bambina Helga Weissová, sopravvissuta a Terezín, che prese alla lettera la preghiera del padre al momento della deportazione: disegna ciò che vedi!.

L'incontro si è concluso con l'ascolto e il commento di alcune musiche composte all'interno dei campi di concentramento.

LUIGI MOFFA

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