E' il web che conduce all'immortalità Società

L’immortalità è da sempre uno dei sogni proibiti del genere umano. Il mito greco racconta di Titone, sposo di Aurora, la quale domandò a Zeus di renderlo immortale, dimenticando di chiedere per lui anche l’eterna giovinezza. Il poveretto si ritrovò così condannato a diventare sempre più vecchio e ripugnante, finché non venne tramutato in una cicala.

Passando dal mito alla realtà, la storia ricorda il nome di Erostrato, un pastore greco che nel IV secolo a. C. incendiò il tempio di Artemide ad Efeso al solo scopo di ottenere una fama immortale. Fu giustiziato per il suo gesto, ma oggettivamente raggiunse il suo obiettivo.

Esistono quindi due modi di concepire l’immortalità. Il primo è quello dell’immortalità fisica, che a tutt’oggi rimane una chimera. La scienza medica ha trovato una cura per molti dei mali che ci affliggono, ci ha consentito di vivere più a lungo dei nostri antenati ed in condizioni di salute senza dubbio migliori, ma la morte rimane ineluttabilmente la tappa ultima verso la quale ciascuno è destinato, presto o tardi. La clonazione, la rigenerazione cellulare tramite staminali, o addirittura idee al limite della fantascienza come il trapianto di cervello o il trasferimento delle connessioni neurali da un individuo all’altro, sono argomenti che forse riguarderanno le generazioni future, ma per il momento la vita eterna è un traguardo ancora irraggiungibile.

Alla portata di pochi è invece un altro genere d’immortalità: il privilegio, in virtù delle proprie azioni o delle proprie doti nei più svariati campi, di essere ricordati dai posteri anche a distanza di secoli o millenni dalla morte. Qualcosa che non è impossibile, ma che di certo non è per tutti. Ancora oggi ricordiamo il nome di Omero, un poeta cieco che visse oltre 2500 anni fa e che forse non è mai realmente esistito.

Il desiderio d’immortalità inteso in questo senso è dunque qualcosa di nobile, che ha spinto individui dotati di talento impareggiabile a dare alla luce capolavori nei diversi settori dell’arte, della letteratura, a compiere imprese eroiche mai riuscite prima, a realizzare scoperte scientifiche che hanno salvato vite e migliorato l’esistenza di tutti.

Oggi però tutto questo appare troppo difficile, troppo faticoso ed impervio. Nell’attuale era digitale, lo strumento che conduce all’immortalità è lo smartphone ed i canoni che la definiscono sono i like, le visualizzazioni, i follower. In fin dei conti, creare un capolavoro letterario o un’opera d’arte impareggiabile richiedono anni di studio, di lavoro, numerosi fallimenti e molto spesso la tanto agognata fama giunge in tarda età se non addirittura postuma. Molto meglio dunque ottenere la gloria partecipando ad un reality, un talent show, oppure farsi un nome come youtuber o influencer.

Ecco spiegato il motivo per cui sono sempre più numerosi coloro che non si accontentano di compiere atti di bullismo, di vandalismo e di violenza, ma hanno persino l’ardire di filmarsi e pubblicare il tutto in rete: il web è il modo più diretto ed immediato che conduce verso l’immortalità. Ciò che condividiamo oggi riecheggerà nei secoli a venire, o almeno questo è quello che pensano gli odierni epigoni di Erostrato.

Quello che molti non arrivano a capire però è che, in realtà, se la notorietà è davvero alla portata di tutti, se tutti possiamo diventare famosi semplicemente condividendo qualcosa in rete, allora nessuno è davvero famoso. I video più cliccati di oggi domani saranno caduti nel dimenticatoio. Rimarranno online, disponibili per sempre, ma a nessuno interesserà riguardarli. In compenso, riappariranno nel momento meno opportuno: quando un ex bullo si candiderà alle elezioni nel suo comune, allora spunteranno fuori i video in cui ai tempi del liceo picchiava i suoi compagni di classe. E quando un neolaureato si presenterà ad un colloquio di lavoro, si renderà conto che la persona di fronte a lui ha visto il filmato in cui anni prima faceva il bagno nudo in una fontana.

A questi divi del reame virtuale ben si confà una citazione, questa davvero immortale, del Giulio Cesare di Shakespeare: “Il male che gli uomini fanno sopravvive loro, il bene è spesso sepolto con le loro ossa”.

Saluti dalla plancia,

CARLO DELASSO