Facciamo chiarezza sull'uso delle mascherine Società

L’Organizzazione mondiale della sanità, accusata da più parti di essere smaccatamente dalla parte dei cinesi, anziché dare linee guida univoche sull’emergenza sanitaria da Covid-19, ha commesso errori e dietrofront a ripetizione su test, tamponi e mascherine. Ed è su quest’ultimo aspetto che vogliamo concentrare per un attimo la nostra attenzione.

Fino a poche settimane or sono l’Oms raccomandava l’uso delle mascherine solo per gli operatori della sanità o per i casi accertati o sospetti allo scopo di diminuire il rischio di contagio verso i contatti più stretti, tanto che il 7 marzo la facoltà di medicina e chirurgia dell’università del capoluogo campano, curato dai professori Italo F. Angelillo, ordinario di igiene, e Nicola Coppola, ordinario di malattie infettive, ha messo in Rete un aggiornamento sulle caratteristiche virologiche, epidemiologiche, cliniche e preventive della nuova epidemia da Covid-19. In esso è riportata tutta una serie di accorgimenti per contenere la trasmissione a causa delle goccioline di Flügge (droplet), microgocce di saliva (vapor acqueo) in grado di rimanere sospese in aria e di veicolare, dispersi in aerosol, gli agenti infettivi prodotti con colpi di tosse, starnuti o semplicemente con il parlato.

Ricorrendo a mascherine igieniche, che non riportano il marchio CE, non proteggono le vie respiratorie, utili solo per la protezione di alcuni prodotti industriali e alimenti; mascherine chirurgiche, dispositivi di protezione individuale (Dpi), di quattro tipi (I, IR, II e IIR) con protezione crescente a seconda degli strati filtranti (la filtrazione batterica arriva al 98% per il tipo IIR), proteggono da schizzi e da particelle visibili di secrezioni respiratorie e nasali, ma non dall’aerosol virale vero e proprio, andrebbero sostituite ogni 2-3 ore, lavandosi le mani prima di indossarle e prima e dopo essersele tolte, assicurandosi che coprano bene naso e bocca, anche se comunque lasciano sempre spazi laterali liberi che ne diminuiscono l’efficacia; respiratorie con filtrante facciale, è l’unico tipo di Dpi che protegge anche dai virus, FF (efficacia filtrante) da P1 a P3: FFp1 78% (solo particelle solide), FFp2 92% (particelle solide e liquide), FFp3 98% (solide e liquide), vanno sostituiti dopo 8 ore, mai riutilizzati, smaltiti correttamente dopo l’uso.

Ancora un mese addietro, il 20 marzo 2020, l’Oms ribadisce che le mascherine servono “solo a chi lavora in prima linea” e “per favore, se non ne avete bisogno, non indossatele”. Il 1° aprile è lo stesso direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, che invita invece tutta la popolazione a usarle. “È una delle misure di prevenzione che può limitare la diffusione. Non esiste però una risposta in bianco o nero”.

E l’Italia che ti fa? Con il decreto legge 17 marzo 2020 n. 18, detto “Cura Italia”, t'introduce delle deroghe per fronteggiare la situazione emergenziale. In pratica si possono produrre, importare e immettere in commercio mascherine chirurgiche e dpi a uso medico in deroga alle norme vigenti, ossia senza l’apposizione su tali dispositivi della marcatura CE (art. 15), e s'introduce una categoria speciale di presidi, “maschere filtranti” destinate alla sola collettività (art. 16, secondo comma).

Si tratta di deroghe molto ampie, eccezionali, giustificate dalla natura straordinaria dell’emergenza sanitaria e dalla urgente domanda sul mercato dei presidi di protezione, di molto superiore al trend ordinario. Il pericolo che ne potrebbe derivare è un falso senso di sicurezza che rischierebbe di far allentare le dovute attenzioni nel rispetto del distanziamento sociale (in alcune condizioni il metro è insufficiente). Anche i guanti non rappresentano certo una panacea. Meglio ricordarsi sempre di lavare le mani con i dovuti procedimenti di tempo e modi. Solo così si potrà cercare di evitare la diffusione dell’eventuale infezione, con un virus che ci accompagnerà ancora per molto tempo.

GIANCARLO SCARAMUZZO

giancarloscaramuzzo@libero.it