Fumetti che passione! I manga giapponesi spopolano su tutti Società

Una buona notizia: i ragazzi hanno ripreso a leggere. È uno dei (pochi) lati positivi dei lockdown dovuti alla pandemia: costretti in casa, in molti, stufi di trascorrere tutto il tempo tra smartphone, videogame e pc, hanno riscoperto il piacere della lettura. Ma c’è un rovescio della medaglia: non leggono libri, ma fumetti. E, con grande dispiacere dei loro genitori, non i fumetti tradizionali come Topolino o il nostrano Tex, ma i manga, i fumetti giapponesi. Dragonball, One Piece, Naruto, Demon Slayer, L’attacco dei giganti sono fra i titoli di maggior successo ed ormai ogni libreria in Italia ha un’ampia sezione riservata al fumetto giapponese.

Per molti giovani e giovanissimi, i manga rappresentano un’inesauribile fonte di svago, ma per i loro genitori sono quanto di peggio si possa immaginare: violenti, osceni, disegnati male e per giunta ripetitivi, con pagine e pagine in cui i personaggi non fanno altro che prendersi a botte. Inoltre si leggono a rovescia, dunque per le generazioni cresciute con Tiramolla e Capitan Miki sono anche incomprensibili.

Cerchiamo allora di fare chiarezza su questo genere fumettistico così amato dai ragazzi. Innanzitutto, il senso di lettura: a differenza della quasi totalità delle lingue occidentali derivate dal latino o dal greco, la lingua giapponese si scrive e si legge da destra verso sinistra. Questa caratteristica è comune ad altre lingue, come l’arabo o l’ebraico. Dunque, dal punto di vista di un lettore giapponese o israeliano, sono i nostri fumetti che si leggono a rovescia.

La violenza poi non è una caratteristica imprescindibile dei manga: i fumetti, come film e romanzi, possono appartenere a generi diversi. Vi sono manga horror, manga d’azione con sparatorie o combattimenti a suon di arti marziali, ma anche manga con storie d’amore, commedie scolastiche o storie di sport. Tutto sta a saper comprendere a quale pubblico è rivolta una particolare serie. Forse non tutti ricorderanno che, negli anni ’90, il celebre fumetto italiano Dylan Dog fu oggetto di pesanti controversie (vi furono persino interrogazioni parlamentari) a causa dei suoi contenuti violenti. Non era e non è tuttora una serie per bambini. Così anche i manga possono essere classificati in base all’età cui sono destinati; solitamente, in copertina o sul retro è presente un bollino, verde, giallo o rosso, esattamente come per molti programmi televisivi.

Ma cos’è che attira a tal punto i ragazzi, quali elementi fanno innamorare i giovanissimi di questi prodotti, che sono pur sempre frutto di una civiltà lontanissima dalla nostra? La chiave, a mio parere, sta nelle trame dei manga. I fumetti a cui il pubblico nostrano è abituato sono per lo più caratterizzati da trame circolari. Gli albi di Asterix, ad esempio, cominciano tutti allo stesso modo, nel villaggio gallico che si oppone a Cesare, e lì si concludono. In una storia può accadere di tutto, ma ogni volta quando l’episodio termina i personaggi ritornano al punto di partenza.

I manga invece sono caratterizzati da trame orizzontali: la storia ha un inizio, uno svolgimento, che può durare anche decine e decine di albi, ma tende inesorabilmente ad una conclusione dove i personaggi non sono più gli stessi che erano all’inizio. Come nella vita reale. Goku, il protagonista di Dragonball, all’inizio della sua serie è un bambino che vive da solo in mezzo ai boschi. Poi conosce degli amici, cresce, si sposa, ha due figli, salva il mondo diverse volte ed alla fine arriva ad accettare che è giunto il momento di farsi da parte e lasciare che siano i suoi eredi a proteggere il pianeta. Naruto, protagonista dell’omonimo manga, è un dodicenne orfano dalla nascita e disprezzato dagli abitanti del suo villaggio. In seguito ad una serie interminabile di peripezie, arriva da adulto a diventare il capo villaggio, dopo aver perdonato l’uomo che ha ucciso i suoi genitori, ma non conquista l’amore della ragazza di cui è innamorato da sempre, che invece sposa il suo migliore amico.

Dunque è questo che porta in tanti ad immergersi nella lettura ed immedesimarsi negli eroi di carta nipponici. Sono personaggi che crescono, cambiano, commettono degli sbagli ma imparano da essi, vincono, perdono e non sono mai gli stessi di prima. Sotto quest’aspetto, potremmo anche considerare i manga come i moderni eredi dei romanzi di formazione.

CARLO DELASSO