Il cinema è in crisi e lo streaming vola Società

Video killed the radio star è il titolo di una celebre canzone del 1979 cantata da una band britannica, i Buggles. La tv ha ucciso la stella, o le stelle, della radio, è la traduzione letterale del titolo. Ma la radio, come tutti sappiamo, non è mai realmente morta: piuttosto ha saputo rinnovarsi ed oggi, grazie al fenomeno delle web radio (le radio che si possono ascoltare attraverso internet), dei canali radio visibili sulla tv digitale e dei podcast, gode di ottima salute.

Da sempre la tecnologia crea innovazioni e periodicamente ciò che è nuovo tende a scalzare il vecchio. Le automobili a benzina hanno rimpiazzato carrozze e cavalli ed ora vedono i loro giorni (o sarebbe meglio dire i loro anni) contati a causa delle auto elettriche.

La chiave per sopravvivere all’obsolescenza è seguire la regola darwiniana, ossia l’evoluzione. Sopravvive chi sa cambiare, non chi rimane identico a sé stesso. Ne sappiamo qualcosa anche noi che lavoriamo nel settore dell’informazione: la stampa è in crisi da oltre un decennio ed i periodici cartacei oggi possiedono tutti dei siti internet costantemente aggiornati.

Un altro esempio di cambiamento evolutivo può essere considerato il teatro, nelle sue forme più svariate, quali lirica e balletto. Se nei secoli passati, prima dell’invenzione del cinema e della televisione, era una forma d’intrattenimento popolare, oggi è uno svago elegante per le élite.

Nel campo musicale, i dischi in vinile si sono visti surclassare lentamente prima dalle musicassette e poi dai cd, salvo tornare in auge come oggetto di culto per collezionisti nell’era della musica in streaming.

Ecco: lo streaming, ultimo arrivato ad occupare il tempo libero degli internauti, è uno dei settori che hanno guadagnato più di tutti dall’inizio della pandemia di Covid, insieme a quello delle vendite online. Con i cinema chiusi per via dei lockdown, i servizi di streaming quali Netflix e Disney+ hanno moltiplicato i loro profitti in modo insperato.

Ed anche ora che i lockdown sono finiti (la pandemia non ancora, sebbene in molti facciano fatica ad accettarlo), gli operatori di streaming continuano a moltiplicarsi di numero e ad incamerare guadagni, mentre i cinema fanno fatica a ritrovare gli spettatori perduti dal 2020 in poi.

Chiusi in casa per colpa del coronavirus, gli appassionati di cinema hanno scoperto la comodità di guardare film e serie tv comodamente seduti sul divano, a tavola o sdraiati a letto, magari sullo schermo di un pc o di un tablet. L’esperienza della sala buia, della visione collettiva, non è più ritenuta una necessità ora che basta aspettare poche settimane perché un film distribuito nei cinema sia disponibile su uno o più siti in streaming. Per non parlare poi di quei prodotti che per le sale non passano affatto, essendo destinati da principio al mercato dello streaming.

Il circuito delle sale cinematografiche non ha mai sperimentato una crisi così profonda dai tempi della nascita delle tv private. Anzi, lo streaming sembra stia per avere successo laddove non era riuscita la televisione, mandando in crisi i cinema. Le serie prodotte da Amazon, Netflix e Disney+ possono vantare budget colossali, attori di prima categoria e copioni di tutto rispetto. Inoltre, basta pagare un abbonamento mensile per poter usufruire di un vasto catalogo a disposizione degli utenti ogni giorno a qualunque ora (Disney+ in particolare è una manna dal cielo per i genitori, che possono parcheggiare i propri figli davanti alla tv sapendo che non corrono il rischio d’incappare in programmi volgari o violenti). In sala per la stessa somma puoi vedere un solo film ogni fine settimana, o due se vai al cinema nei giorni lavorativi.

Dunque anche le sale cinematografiche, se vogliono continuare ad esistere, devono trovare un modo per evolversi, una chiave che consenta loro d’offrire quel qualcosa in più che la concorrenza non può dare. O così, oppure entro pochi anni ascolteremo la canzone “Disney+ killed the movie star”.

CARLO DELASSO