Il Covid non è finito. Vacciniamoci! Società

Covid. La fine della pandemia non è vicina e occorre rendere immune anche chi vive nei Paesi poveri, fino al 90 per cento della popolazione mondiale. Per due motivi. Il primo è che, come per la poliomielite, se non vacciniamo almeno la percentuale detta non possiamo dire di aver sconfitto il Covid perché il virus potrebbe diffondersi e mutare facilmente nei paesi poveri, dove moltissimi non sono vaccinati, e riproporsi in forme anche più aggressive, specie per i bambini. Il secondo motivo è che, per evitare il salto di specie del virus, la galassia medica deve iniziare a dialogare con matematici, ingegneri, veterinari, agronomi, ossia con gli esperti della salute degli animali, degli insetti e delle piante. Ad esempio, negli Stati Uniti il virus è già passato ai cervi e quando il virus si diffonde agli animali selvatici l’evoluzione virale diventa molto difficile da controllare e ci deve preoccupare molto. Entrambi questi fattori non si sono verificati, quindi è probabile che continueremo a sentir parlare di Covid. In sintesi questo è il pensiero del professor Giuseppe Remuzzi, professore di chiara fama all’università di Milano e direttore scientifico dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”, che riprende in sostanza quanto a Realtà Sannita dichiarò nella primavera del 2020 il virologo Giulio Tarro.

Intanto sulle principali reti televisive si sarà notato l’avvio della nuova campagna pubblicitaria governativa a favore delle vaccinazioni contro l’influenza e per il richiamo contro il Sars-CoV-2 in quanto non solo è possibile ammalarsi di Covid-19 e influenza contemporaneamente, ma quest’anno come mai prima d’ora sarà forse più probabile. Questa coinfezione è stata ribattezzata «flurona», sincrasi che viene da flu (influenza) e rona (corona). Non è una malattia nuova né una variante, ma è la coesistenza di due infezioni in contemporanea nel nostro organismo. Sta preoccupando molti specialisti, soprattutto per i soggetti più fragili. Il primo caso fu individuato in Israele in una donna in gravidanza giunta al Rabin Medical Center di Petah Tikva, poco distante da Tel Aviv, con sintomi simil-influenzali. Non era stata vaccinata né contro l’influenza stagionale né contro il Covid-19. L’unico modo per evitare la doppia infezione è vaccinarsi, non esclude la possibilità di contagiarsi ma riduce di sicuro le conseguenze più gravi.

Quest’anno ci sarà una maggiore diffusione dell’influenza per via dell’eliminazione delle misure di contenimento dei contagi Covid che negli anni precedenti hanno tenuto alla larga i virus stagionali.

La campagna d’autunno per la quarta dose anticovid va a rilento, per non parlare della quinta. Dati della scorsa settimana parlano di un 25 per cento di over 60 sottopostisi in Italia alla quarta dose contro il 38 per cento della Spagna, il 37 della Francia e il 34,3 della Germania.

L’inverno si profila con una tripla minaccia secondo l’avvertimento del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie infettive (Ecdc) e l’Organizzazione mondiale della sanità per l’Europa che, in una nota congiunta, mettono in guardia contro Covid, influenza e virus respiratorio sinciziale (Rsv), invitando a vaccinarsi contro Sars-CoV-2 e virus influenzali stagionali, mantenendo le precauzioni anticontagio.

La quinta dose è raccomandata a tutte le persone di 80 anni e oltre, agli ospiti delle strutture residenziali per anziani e ai cittadini di 60 e più anni con elevata fragilità legata a patologie o stati elencati nella nota ministeriale; su richiesta potrà essere somministrata anche a tutti i soggetti dai 60 anni in su (chi scrive l’ha fatta lunedì scorso presso il centro vaccinale dell’ex Caserma Pepicelli al viale degli Atlantici di Benevento, senza alcuna prenotazione). Per questa ulteriore dose di richiamo, che sarà effettuata con vaccini a m-Rna bivalenti adattati alle varianti (original/omicron BA.1 o original/omicron BA. 4-5), è necessario che siano trascorsi almeno 120 giorni (4 mesi) dalla somministrazione della terza o quarta dose con vaccino monovalente o dall’infezione da Sars-CoV-2; in questo caso deve essere considerata come data la positività del test diagnostico.

Gli esperti ci stanno raccomandando di tornare alle mascherine nei luoghi affollati. Gli ultimi bollettini settimanali ci parlano di contagi e ricoveri in aumento.

«Gli italiani si sono un po’ stancati, complice la narrazione del virus raccontato come se fosse un’influenza. Questo ha fatto abbassare la guardia e la voglia di vaccinarsi, anche tra i fragili. Eppure, la differenza, nell’innalzamento dei casi, la farà proprio il numero delle vaccinazioni», a dirlo Fabrizio Pregliasco, professore dell’università di Milano: «Occorre vaccinarsi subito anche con il vaccino antinfluenzale in quanto a fine dicembre si raggiungerà il picco epidemico e occorrono circa due settimane per ottenere una buona risposta immunitaria». Non dimentichiamoci che l’influenza aumenta gli eventi cardiovascolari e, inevitabilmente, anche i decessi. Nei casi conclamati d’insufficienza cardiaca chi è però vaccinato incontra meno rischi. A sostenerlo è un ampio studio internazionale condotto dalla McMaster University di Hamilton secondo cui l’immunizzazione riduce del 42 per cento i casi di polmonite, del 16 per cento i ricoveri ospedalieri e del 20 per cento le morti.

Secondo quanto pubblicato da Le Scienze (fonte: Università di Bologna), un’analisi sui dati di oltre 18 milioni di pazienti mostra che tra chi è guarito dopo un’infezione da Coronavirus la vaccinazione permette di dimezzare la possibilità di contrarre nuovamente il Covid-19; e anche nel caso di una seconda infezione, tra i vaccinati è dimezzata la possibilità di sviluppare una forma grave di malattia. Nuove varianti sono in arrivo, ora sono Cerberus e Gryphon a preoccupare, più veloci nell’ingannare il sistema immunitario, provocano conseguenze talvolta difficili da distinguere. Per dirla con lo scienziato statunitense Anthony Fauci, origini metà siciliane e metà napoletane, il Covid non è finito, abbiamo solo superato il peggio.

GIANCARLO SCARAMUZZO

giancarloscaramuzzo@libero.it