Il Kirghizistan a Benevento Società

Ha come data di inaugurazione settembre 2023 il primo consolato dello Stato del Kirghizistan sul territorio italiano, precisamente nel capoluogo sannita, lungo il Viale degli Atlantici.

Console onorario è l’avvocato e professore universitario Antonio Castiello, sannita classe 1960 che gestisce e si fa carico di tutti gli onori e gli impegni che tale carica di prestigio comporta.

Il Kirghizistan, Stato dell’Asia centrale, ha da sempre rivestito il ruolo di punto cruciale per i nomadi ed i commercianti lungo la via della seta. È denominata dai più come la “Svizzera dell’Asia” per via delle sue aspre ed altissime catene montuose, giacimento ricchissimo di minerali preziosi, soprattutto di oro, che costituiscono la seconda più forte realtà commerciale del territorio, dopo quella tessile.

Di cultura nomade, la storia di questo piccolo Stato, che ha ottenuto la propria indipendenza dall’Urss nel 1991, ed ha avuto l’accesso all’Onu il 2 marzo del 1992, narra svariati episodi di contaminazione: partendo dagli sciiti che vi si stabilirono intorno al V sec a.C., per poi essere dominati dai turchi ed infine dall’Impero russo. Un crogiuolo di culture e tradizioni che vivono la lingua, la storia e le tradizioni di cui sono ambasciatori, tra le catene montuose, la più importante è la Tieni Shain, la capitale ed i centri industriali abitati da uzbechi, tagichi, russi, ucraini e tedeschi.

È sicuramente interessante scoprire ed approfondire l’esistenza sul territorio sannita, del consolato di una terra così distante culturalmente e geograficamente da quella che la ospita. La persona del console onorario è l’unica che di certo, può fornire informazioni e curiosità sulla coesistenza di due entità politiche che dialogano e collaborano per la gestione e la tutela dei connazionali sul suolo italico.

2023: prima sede consolare in Italia del Kirghizistan. Perché proprio il capoluogo sannita?

La scelta della sede consolare è caduta su Benevento perché da Sannita, era mia intenzione dar lustro alla terra che mi ha dato i natali, radicandovi una sede istituzionale di grande prestigio. Insediare una sede diplomatica in una città dell’entroterra è stata una sfida anche per la crescita del Sannio, per cui sono lieto che la mia decisione abbia incontrato il favore del Governo kirghizo, dell’Ambasciatore e del nostro Ministero degli Esteri.

Quanti nativi del Kirghizistan vivono in Italia, e nello specifico a Benevento?

Non esiste un’anagrafe nazionale, però il popolo kirghizo presente in questa nazione vanta decine di migliaia di presenze. Una delle comunità più importanti e di maggiore rilevanza è quella presente proprio nel territorio campano, distribuita nelle varie province.

Quali erano le premesse di dialogo e collaborazione tra il capoluogo sannita ed il Paese dell'Asia centrale nel 2023, e quali obiettivi sono stati raggiunti?

In realtà la collaborazione con il Kirghizistan è iniziata anche prima dell’apertura della sede consolare a Benevento, poiché sin dal 2022 intrattengo rapporti di cordialità e di amicizia con l’Ambasciatore del Kirghizistan, S.E. Taalai Bazarbaev, a cui sono legato da sentimenti di profonda stima.  Grazie a questo legame che si è creato tra noi, mi sono sin da subito messo a disposizione dei suoi connazionali presenti sul territorio italiano, fornendo loro assistenza e supporto, anche nella mia veste di avvocato. Successivamente, con il conseguimento dell’exequatur e quindi della mia nomina alla carica di Console Onorario, il Consolato ha intensificato la cooperazione e l’interscambio tra l’Italia e il Kirghizistan, promuovendo lo sviluppo delle relazioni economiche e commerciali tra i due Paesi, fornendo supporto alle imprese, agevolando le iniziative culturali e incentivando il turismo. In quest’ottica sono state organizzate diverse missioni diplomatiche nella Capitale Bishkek, che hanno portato anche alla sottoscrizione di memorandum e protocolli di intesa tra istituzioni culturali, come conservatori, università, accademie, ponendo in essere tutta una serie di attività che hanno favorito l’inclusione dei kirghizi presenti sul  territorio italiano, con un apporto di reciproco progresso ed arricchimento tra i due Paesi.

Cos’è cambiato per i connazionali avere una sede consolare in Italia, rispetto a prima che non c'era?

Attualmente i cittadini kirghizi hanno nel Consolato  un punto di riferimento importante ed imprescindibile:  in questa direzione e a tale scopo, attraverso la sottoscrizione di un protocollo di intesa con ACLI Beni Culturali di Napoli, è stata offerta ai kirghizi la possibilità di trovare un punto di ascolto per risolvere i loro problemi della quotidianità, le loro difficoltà linguistiche,  per inserirsi nel tessuto sociale di un Paese straniero e  per interfacciarsi con le istituzioni locali. Inoltre, negli sportelli Acli, essi trovano un aiuto anche per far fronte alle necessità alimentari, con operatori che sono sempre disponibili a fornire supporto nel momento del bisogno.

Concretamente in cosa fornisce più assistenza il consolato ai cittadini del Kirghizistan? Su cosa chiedono più sussidio da parte dell'istituzione?

Le richieste sono multiformi e variegate; spaziano dal supporto in termini di assistenza legale alla richiesta di indicazioni per ottenere certificazioni, per regolarizzare la loro posizione amministrativa sul suolo italiano, per ottenere permessi di soggiorno, o per avere la possibilità di sviluppare l’associazionismo tra connazionali, attraverso iniziative culturali in cui esso possono riunirsi e ritrovarsi, nel rispetto delle loro radici e tradizioni.

Al momento dell'inaugurazione del consolato, si auspicava ad una sorta di gemellaggio tra l’industria tessile asiatica e le realtà sannite già preesistenti sul territorio. È avvenuto questo connubio?

In realtà, nella mia esperienza alla guida del Consolato ho potuto constatare che le aziende italiane, soprattutto quelle radicate in contesti economici poco ampi come quello sannita, spesso non hanno la forza economica di delocalizzare le loro attività o preferiscono non affrontare i rischi imprenditoriali connessi ad investimenti in Paesi molto distanti dall’Italia, in cui si pone prima di tutto il problema della logistica e del trasposto delle merci.  Tuttavia, noi continuiamo a lavorare in questa direzione, incontrando difficoltà che cerchiamo di superare con impegno, animati dalla volontà di coniugare le esigenze commerciali ed economiche di entrambe le parti. Sul punto, abbiamo già realizzato una mission che ha portato un gruppo di imprenditori del tessile presso il CIS ed Interporto di Nola e stiamo lavorando per realizzarne un’altra, che porterà le aziende del CIS in Kirghizistan. L’obiettivo è quello di far progredire questo Paese, ma anche di gettare le basi per un reciproco sviluppo e benessere economico.

Cosa dovremmo imparare oppure adottare dal modo di essere cittadini dei Kirghizi?

La caratteristica più affascinante di questo popolo è l’affabilità con cui si relazionano con le persone: i kirghizi sono generosi, affidabili e rispettosi. In primis rispettano il loro Paese, ne amano la bandiera, la cultura e le tradizioni e cercano di esportarle ovunque si recano, con decoro e devozione. Nelle relazioni con i popoli che li ospitano, i kirghizi mostrano profondo rispetto, non delinquono, non balzano agli onori delle cronache per episodi criminosi, sono di indole mite e pacifica. Da loro tutti noi potremmo imparare l’attaccamento ed il rispetto per le proprie origini e radici, per il prossimo. Il loro modo di agire è sempre caratterizzato da una grande laboriosità, che li porta ad accettare anche lavori umili, pur di mantenere economicamente le proprie famiglie, nonostante i più siano in possesso di titoli di studio che vanno dal diploma alla laurea. In estrema sintesi, i kirghizi sono in grado di dare a tutti una lezione di umiltà.

Invece loro cosa invidiano o emulano del nostro essere italiani?

Degli italiani amano la creatività, il Made in Italy è un elemento di forte attrazione per loro. Amano anche la cultura e le tradizioni culturali italiane, molti si iscrivono presso università italiane e studiano la Storia del nostro Paese con grande interesse.

Quali sono i progetti futuri in collaborazione tra queste due entità politiche, culturali ed economiche?

I progetti sono sempre in continua evoluzione, anche in base alla curiosità nascente in grandi gruppi imprenditoriali che cominciano ad interessarsi a questo paese, non solo come polo di attrazione turistica, ma anche per l’assetto commerciale ed imprenditoriale di cui è espressione, sia nel campo tessile, che agroalimentare, che energetico. Segnalo che tutte le iniziative che sono in cantiere sono all’insegna dello sviluppo ecosostenibile, essendo il Paese fortemente orientato verso il green.

Cos’è che apprezza di più della cultura dei Kirghizi? E qual e il suo orgoglio più grande nell’essere il solo punto di riferimento, fuori del loro territorio, qui in Italia?

Come già detto, a mio parere il popolo kirghizo presenta tante caratteristiche per cui merita apprezzamento. Tra le tante, spiccano certamente la generosità e l’umiltà, di cui hanno sempre dato importanti manifestazioni nel corso di questi anni di vita del Consolato.

Cibo preferito italiano? E cibo preferito kirghizo? Se potesse sceglierne solo uno, per tutta la vita, quale dei due sceglierebbe?

Apprezzo allo stesso modo sia la cucina italiana che quella kirghiza, ma  dovendo  esprimere una preferenza, opto per le verdure del Kirghizistan, che sono di una bontà ineguagliabile.

Queste le considerazioni del console onorario a proposito di questa terra, il Kirghizistan, che impareremo a conoscere meglio e ad immaginare molto più vicina a noi di quanto in realtà già non lo sia.

LAURA DI NAPOLI