Il Metaverso, la nuova scommessa di Zuckerberg Società

Mark Zuckerberg colpisce ancora. Non pago di essere diventato miliardario prima dei 30 anni e prossimo ad avere tre miliardi di utenti prima di compierne 40, l’uomo che potremmo considerare il moderno Alessandro Magno ha lanciato una nuova sfida: il metaverso.

Il termine, coniato dallo scrittore di fantascienza cyberpunk Neal Stephenson, descrive l’ultima evoluzione dell’universo partorito dalla mente brillante dell’imprenditore informatico americano. Zuckerberg ha infatti annunciato che la sua prima e più celebre creatura, Facebook, cambierà presto nome in Meta ed ha mostrato al mondo il nuovo marchio del social: una M stilizzata in modo da ricordare l’8 rovesciato, simbolo dell’infinito.

Il metaverso dunque è un universo di infinite possibilità per gli utenti di Facebook, Instagram e WhatsApp. La realtà virtuale sta per trasformare le nostre vite. Ma è tutto vero o è solo una mossa per arrestare il declino del suo impero?

Era il febbraio del 2004 quando uno studente ventenne di Harvard che non avrebbe mai conseguito la laurea inaugurò quella che inizialmente era solo una versione online dell’annuario scolastico, il libro con i nomi ed i volti degli studenti che tradizionalmente i college americani consegnano a fine corso ad ogni iscritto. Un programma semplice, scarno e limitato all’università di Harvard. Come ha fatto allora ad avere due miliardi e mezzo di iscritti in tutto il globo?

L’intuizione geniale di Zuckerberg è stata quella di non impuntarsi sullo scopo iniziale della sua creazione, ma di modificarla ogni volta intercettando quelle che erano le richieste e le esigenze dei suoi utenti. Il sistema di messaggistica, la possibilità di condividere o inviare foto e video, la condivisione di contenuti altrui e la possibilità di taggare altri iscritti sono tutte funzioni che non sono state inventate da Facebook, ma mutuate da altri siti ed applicate al social network.

Internet sa essere più spietato di chiunque in fatto di moda: un sito può nascere, sfondare e morire nel giro di pochi anni. Napster, Altavista, MSN sono alcuni esempi di siti che hanno raggiunto un successo globale per poi morire prematuramente. La chiave della sopravvivenza, come insegna Darwin, sta nell’evolvere, nel sapersi adattare. Oggi Facebook rimane il social più frequentato al mondo, ma sta perdendo rapidamente colpi a causa di concorrenti più agguerriti. Se tra gli adulti ed i millennial (la generazione dei nati negli anni ’80) rimane il più usato, i più giovani e giovanissimi gli preferiscono altri media: Instagram (che comunque appartiene allo stesso gruppo di Facebook), il più immediato Twitter, Snapchat e TikTok, che negli ultimi due anni ha avuto un boom inaspettato.

Dunque la metamorfosi di Facebook in Meta e la creazione del metaverso, la realtà virtuale che, grazie ad appositi visori, ci consentirà di visitare il mondo, incontrare amici o estranei in tutto il globo e svolgere una miriade d’attività diverse restando comodamente seduti sul divano di casa, è in realtà un azzardo, una scommessa sulla quale il brillante ex studente di Harvard ha puntato tutto il suo immenso patrimonio.

Ora come ora, non possiamo ancora conoscere l’esito di questa scommessa. Se dovesse fallire, se la realtà virtuale del metaverso non si diffondesse a macchia d’olio nelle nostre case nel giro di pochi anni, Facebook potrebbe avviarsi verso un lento declino ed essere rimpiazzato da social di nuova generazione.

Ma se Zuckerberg avesse investito le sue fortune sull’ennesimo cavallo vincente, allora nel prossimo futuro la rete potrebbe trasformarsi in modi che ancora non siamo in grado d’immaginare. E forse è proprio questa la chiave per essere i dominatori del futuro: saper immaginare come sarà il mondo prima di ogni altro.

CARLO DELASSO