Il Sannio in primo piano in un contesto internazionale Società

A colloquio con Vega De Martini, storica dell’arte, già direttore della Reggia di Caserta.

Insieme a Ferdinando Creta e Marcello Rotili ha contribuito a realizzare la brillante idea del Console, che ha avuto il suo inizio con l’inaugurazione al Museo Staatliche Antikensammlungen. Che impressione che ne ha tratto nel visitarla?

Straordinaria. Una mostra, la prima in assoluto fuori dai confini d’Italia e la prima interamente curata da studiosi tedeschi, come se ne vedono poche. Pezzi di grande rilievo come il vaso di Assteas proveniente da Montesarchio, per fare solo un esempio, esposti in un contesto prestigioso come quello del Museo Staatliche Antikensammlungen che raccontano una storia fascinosa, quella di un popolo autoctono di guerrieri, agricoltori, ma non per questo meno aperto ai commerci e agli scambi, che è stato capace di opporsi fieramente alla potenza delle legioni romane e che in seguito si è saputo integrare nel contesto politico e socio-culturale di Roma vittoriosa. Un percorso molto ben delineato, perfettamente leggibile in mostra dove i manufatti esposti sono le parole di un discorso piano e comprensibile anche per i non addetti ai lavori, ma non per questo di minore valenza scientifica. Contribuisce a fare chiarezza la cartellonistica bilingue, tedesco e italiano, presente in tutte le sale. Così finalmente il Sannio è in primo piano in un contesto internazionale.

Quali le ricadute, dal suo punto di vista, di un evento internazionale del genera sul territorio sannita?

La folla che ha animato l’evento inaugurale palesemente interessata -la cui presenza caratterizzerà, ne sono sicura, l’intero periodo dell’esposizione- lascia ben sperare in merito alle positive ricadute che questo evento potrà avere per il territorio sannita.

Riuscirà la nostra classe dirigente a raggiungere la consapevolezza che l’investimento sulla cultura può rappresentare una formidabile leva di crescita economica e sociale?

Mi auguro di sì, anche perché io stessa ho lavorato molti anni per portare avanti questo discorso in terra sannita. Ma non è cosa facile. Bisognerà superare vari ostacoli. Tra questi una certa autoreferenzialità della cultura e della realtà socio-economica sannitica, non sempre disposta ad aprirsi all’esterno e neppure a 'fare rete' al suo interno. Ma mi sembra che nel caso della mostra di Monaco si siano fatti passi da gigante anche per la presenza a livello organizzativo giocata dal console Enrico de Agostini. Mi spaventa però la globale mancanza di una 'visione univoca' che spesso contraddistingue la politica del nostro paese, a livello locale ma anche regionale e nazionale. Una sorta di schizofrenia della visione, ovvero una visione schizofrenica. Non ha molto senso infatti vocare un territorio ad attrattore turistico e culturale e nello stesso tempo realizzare, o immaginare di realizzare, strutture e infrastrutture che lo mortificano pesantemente dal punto di vista paesaggistico. Se la mostra di Monaco, come credo, produrrà l’effetto d’interessare il pubblico e il mercato tedesco al nostro territorio, ai nostri borghi e ai nostri prodotti enogastronomici, determinando un consistente flusso turistico qualificato, è bene fare loro trovare un contesto paesaggistico adeguato alle loro aspettative”.

GIUSEPPE CHIUSOLO