Il sannita Caturano è Digital Champion Società

Pochi giorni fa una nomina di grande prestigio a Giovanni Caturano, “Digital Champion” per Benevento, che ha sancito la nascita di un ruolo del tutto nuovo nel nostro territorio, in adesione al progetto europeo di Agenda Digitale. Il giovane Amministratore Delegato di SpinVector, società beneventana pluripremiata nel mondo, che si occupa di strumenti avanzati di intrattenimento ad alta tecnologia, presterà la sua esperienza e conoscenza alla diffusione e sensibilizzazione dei sistemi d’uso digitali, specie nelle Pubbliche Amministrazioni.

Fresco di nomina in qualità di Digital Champion, designazione ottenuta alla presenza del Presidente del Consiglio. Spieghiamo subito cos’è un Digital Champion e quale sarà il suo ruolo?

Il Digital Champion è una carica europea e consiste nell’assegnare ad ogni nazione una persona che si è distinta nella capacità di diffondere e disseminare la cultura digitale, affidandogli un ruolo di “evangelist”, come si suol dire negli Stati Uniti. Per l’Italia è stato nominato direttamente dal Presidente Renzi Riccardo Luna, giornalista ed esperto di settore. Non potendo realizzarla da solo ha raccolto delle candidature online e tra quelli che si sono candidati ha scelto i primi 100 costituendo, insieme, l’Associazione Digital Champion, che continua nella ricerca e raccolta di altre adesioni. L’intento è di nominare un Champion per ogni Comune, il cui compito sarà quello di sensibilizzare all’alfabetizzazione digitale le Pubbliche Amministrazioni, i cittadini e le imprese. Chiunque abbia un ruolo, una competenza e una sensibilità su questi temi è il benvenuto.

Da dove deve partire un imprenditore o un responsabile di ente pubblico per implementare l’uso dei processi digitali e quali sono i vantaggi per la comunità nel diffondere l’uso di internet?

La prima cosa da fare è un assessment, cioè capire dove si è e cosa si fa. Da pochissimi giorni ho preparato un documento di assessment che metterà in condizioni di vedere qual è lo stato delle cose. Se si chiede ad un imprenditore o ad un amministratore pubblico qual è la sua conoscenza dei Social Network è subito pronto a dire “io ci sono sui Social Network”: questo va bene. Ma c’è nella tua organizzazione una persona che fa il monitoraggio di un hashtag nel Comune? Qual è l’account twitter del sindaco? Lì si possono cominciare a dare dei suggerimenti a costo zero o quasi zero per migliorare la situazione. Abbiamo preparato una lettera che verrà inviata ad ogni sindaco dove gli si dirà: “questa è la tua città, questi sono i Digital Champion, il tuo Digital Champion è questo, “parlagli”. Questo è il primo passo. Il secondo punto è decidere dove si vuole arrivare, misurando il rapporto di comunicazione tra Comune e cittadini e Comune ed aziende, perché magari il Comune dice una cosa ed il cittadino o l’impresa ne può percepire un’altra.

E’ di poche ore fa la notizia dell’Italia al 36esimo posto nel mondo come accessi alla rete. Ritiene che sia una posizione migliorabile nel tempo oppure è un segnale di ritardo cronico, difficilmente colmabile, e quali sono le conseguenze sul sistema Paese?

Dipende come si guarda la classifica, perché ci sono paesi che stanno facendo grandi passi avanti, ma il danno nel ritardo è enorme. Chiunque sia stato all’estero può percepire questo fenomeno che si riflette, a mio parere, soprattutto nella mancanza di cultura digitale nella classe dirigente. Noi abbiamo ancora tantissimi imprenditori e amministratori pubblici che non hanno un buon rapporto con il digitale e non avendolo hanno difficoltà a prendere decisioni in merito, per cui l’impatto è drammatico. Pensiamo solo a livello imprenditoriale all’e-commerce e a quanti clienti perdiamo. Ma oltre questo c’è anche una normativa che tarda ad adeguarsi.

Parliamo un po’ di lei: una carriera eccezionale alle spalle, esperienze all’estero estremamente formative e di grande successo e poi il ritorno in Italia, a Benevento. Possiamo definirla come una migrazione di cervelli al contrario? Cosa l’ha spinta a tornare qui a fare impresa in un momento così complicato?

Noi ci preoccupiamo spesso della fuga dei cervelli invece secondo me è sbagliato. La fuga dei cervelli è fisiologica, accade in tutte le nazioni; ma a parte ciò non è che se qualcuno varca il confine è subito un genio. Il problema è che non riusciamo ad attirare qui gente dall’estero. Io con i miei soci, Carmine e Lorenzo, non sono andato in Francia perché stanco della burocrazia italiana, sono andato in Francia perché insieme a loro abbiamo vinto un premio ed avevamo un progetto; lì abbiamo trovato i fondi per farlo e l’abbiamo realizzato, ma se li avessimo trovati in America sarebbe stato lo stesso.

Lei opera in un settore estremamente avanzato dove vale molto la competenza, la capacità ed il talento per misurarsi con l’intero mercato mondiale. Crede che queste doti siano necessarie solo per chi vuole cogliere le migliori occasioni? In sostanza il mondo si sta complicando o sarà più semplice?

Il nostro settore, non solo nell’ambito dei videogiochi ma anche nella computer grafica, ha una componente tecnica molto forte e quindi richiede determinate specializzazioni insieme a tanta passione. Noi siamo distribuiti in 150 paesi e per questo è necessario avere un’attenzione particolare a tutto quello che succede nel mondo. In Italia abbiamo un sistema che genera delle fantastiche eccellenze ma, secondo me, siamo indietro con la base, non si può essere tutti eccelsi. Poi, io non mi concentro nel capire se il mondo si sta complicando o si sta semplificando, il mondo cambia. Ho visto un video che mostrava come con i Social Network le persone non fanno amicizia tra di loro e ho scritto su facebook, a tutte le persone che mi leggevano, “vi ricordate quando non c’erano i cellulari quante amicizie abbiamo fatto aspettando l’autobus? Non mi risulta che ci fossero tutte queste persone che si incontravano e iniziavano a parlare”. Prima la conoscenza con gli altri era legata più alla casualità, adesso è possibile fare una selezione, con tutta la consapevolezza del caso. Io trovo che la vita non è né più complicata né più semplice. Il mondo cambia e ci sono delle opportunità diverse che bisogna cogliere, anche perché le vecchie sono già state colte.

Premi internazionali, riconoscimenti, successi commerciali e professionali per un’azienda, SpinVector, che opera ai massimi livelli nel suo campo. E’ la realizzazione di un sogno o l’inizio di un nuovo percorso e quali sono i prossimi obiettivi?

Sicuramente ciò che è stato fatto è la passione ed il sogno che si realizzano, ma poi abbiamo continuato a fare ricerca e abbiamo avviato questa cosa degli “ambienti immersivi”. Abbiamo tantissimi progetti e in questo momento stiamo avviando una seconda ricerca per un funding privato, in modo da accelerare la crescita là dove ci sono le occasioni. Ci piacerebbe continuare in Italia ma mi rendo conto che è difficile, perché per forza di cose dovremo programmare anche la possibilità di dover andare all’estero. Ci piacerebbe mantenere non dico tutta l’attività in Italia, ma almeno conservare il nucleo principale qui, continuando a produrre creatività con fondi italiani. Stiamo già avendo incontri con qualche investitore, speriamo di riuscirci.

Quale prospettiva crede possa avere il progetto di Agenda Digitale Europea qui a Benevento? Sarà facile farlo comprendere o prevede di avere difficoltà?

Negli anni ‘60 il maestro Manzi insegnava agli italiani a parlare italiano: l’Italia era una nazione dove tutti parlavano dialetto. Serviva parlare italiano per far si che l’agricoltore campano potesse vendere all’imprenditore umbro: il concetto è questo. Noi dovremo essere il maestro Manzi della digitalizzazione e questo è quello che vogliamo fare. La cosa da fare è essenzialmente un lavoro culturale. Io non posso trovare i soldi per il Comune di Benevento per mettere la wi-fi, ma posso invitarlo a parlare con qualcuno che lo possa aiutare in questo. Un’altra cosa che faccio spesso è spiegare alle persone come utilizzare con senso critico e consapevolezza i Social Network. La democrazia è una cosa fantastica e la democrazia digitale è ancora più potente, ma dobbiamo imparare ad usarla.

LUIGI RUBINO

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