Il tumore del testicolo Società
Tutte le neoformazioni del testicolo sospette per neoplasia vanno portate al tavolo operatorio, poiché solo un esame istologico può confermare una eventuale diagnosi di patologia neoplastica. L’intervento è denominato Inguinotomia esplorativa. Con un piccolo taglio inguinale cutaneo, il testicolo viene estroflesso dalla borsa scrotale ed ispezionato; nella zona del nodulo sospetto, viene effettuato un prelievo del tessuto testicolare da inviare ad esame istologico estemporaneo. Se tale esame conferma la diagnosi di neoplasia testicolare si procede con la funicolorchiectomia, cioè la rimozione completa del testicolo e di buona parte del funicolo spermatico che lo sospende, con posizionamento o meno di una protesi testicolare al silicone a scopo meramente estetico.
L’esame istologico definitivo sul pezzo operatorio definirà il tipo istologico della neoplasia. I tumori del testicolo si dividono in due categorie: i Seminomi, che derivano dalla trasformazione maligna delle cellule germinali e che rappresentano circa la metà dei casi e sono quelli a prognosi più favorevole, e i Non seminomi, che includono differenti forme, quali i carcinomi embrionali, i corioncarcinomi, i teratomi e altre forme più rare. Non è raro tuttavia trovare forme germinali miste con presenza, oltre a cellule germinali maligne, anche di altre forme istologiche.
Il passo clinico successivo rappresenta la stadiazione della patologia che viene concretizzata effettuando una Tac Total body con mezzo di contrasto per verificare se esistono o meno localizzazioni a distanza della patologia neoplastica. In base a tale stadiazione il cancro del testicolo viene classificato al 1° stadio, se il tumore è circoscritto al testicolo, al 2° stadio se vi è interessamento linfonodale, ed al 3°stadio se, oltre ai linfonodi, sono presenti metastasi a distanza negli organi parenchimatosi.
Lo stadio clinico della patologia neoplastica, le caratteristiche istologiche della stessa e la positività o meno dei markers tumorali, condizionano ed indirizzano le scelte terapeutiche successive, che possono andare dalla sola orchiectomia con successiva sorveglianza attiva del paziente, alla chemioterapia ed alla radioterapia. L’utilizzo della chemioterapia dipende dal tipo di tumore, dalle dimensioni e dallo stadio; sia i seminomi che i non seminomi rispondono molto bene alla chemioterapia e questa possibilità terapeutica ha radicalmente cambiato le prospettive di guarigione e di sopravvivenza dei pazienti. La chemioterapia può essere effettuata sia per prevenire eventuali ricadute, chemioterapia precauzionale, sia quando sono coinvolti linfonodi o organi a distanza. La radioterapia è efficace solo nelle forme seminomatose, soprattutto nelle localizzazioni linfonodali. La perfetta collaborazione fra varie professionalità mediche, il chirurgo urologo, l’oncologo e il radioterapista, può affrontare con efficacia la patologia neoplastica nei vari stadi della malattia, e garantire i migliori risultati terapeutici.
Questi trattamenti terapeutici, chemioterapia e radioterapia, possono causare tuttavia problemi di fertilità al paziente, in considerazione anche del fatto che ha già subito l’asportazione di un testicolo. Per tale motivo oggi si consiglia sempre a questi pazienti di effettuare una crioconservazione dei gameti maschili, gli spermatozoi, presso banche del seme, da effettuare dopo l’intervento chirurgico di asportazione del testicolo neoplastico e prima di iniziare un eventuale trattamento chemioterapico. Gli spermatozoi biologicamente validi ottenuti attraverso una raccolta del seme, saranno congelati e conservati in appositi contenitori in azoto liquido mantenendo inalterate nel tempo le capacità biologiche, e, se persiste uno stato di infertilità del paziente, potranno essere utilizzati, previo opportuno scongelamento, per tecniche di procreazione assistita (Parte seconda).
ENZO TRIPODI