La calcolosi delle vie urinarie Società
La calcolosi delle vie urinarie, o urolitiasi, è una condizione clinica caratterizzata dalla formazione e dalla presenza di aggregati solidi di varia forma e struttura chimica, all’interno delle cavità delle vie urinarie, nei calici renali, nella pelvi renale, negli ureteri, nella vescica e nella uretra. E’ una patologia relativamente frequente e diffusa nella popolazione e si configura come una patologia sociale.
La calcolosi urinaria è conosciuta fin dalla antichità, ed esistono testi risalenti ai tempi della Mesopotamia, dei Greci e dei Latini che descrivono minuziosamente le caratteristiche cliniche di questa patologia. Nel 1901 un calcolo venne scoperto nel bacino di una mummia egiziana datata al 4800 a.C.
Nel giuramento di Ippocrate si fa menzione che già nella antica Grecia esistevano medici che affrontavano chirurgicamente la calcolosi delle vie urinarie.
La calcolosi ha una maggiore prevalenza nei paesi industrializzati (tra il 4 ed il 20%), rispetto ai paesi in via di sviluppo, in cui si assesta tra l’1 ed il 5%. Questo fa già presupporre che le cause di questa patologia siano da ricercare anche fra le diverse condizioni di vita, di alimentazione, di abitudini e di attività fisica tra le due diverse popolazioni. L’etnia è considerata un fattore di rischio, con maggiore prevalenza fra la razza caucasica, seguita da ispanici, asiatici e afro-americani. Il sesso maggiormente colpito è il sesso maschile, anche se gli ultimi dati, riferiti agli Stati Uniti, sembrano ridurre la forbice fra i due sessi.
Altri fattori di rischio correlati a questa condizione patologica sono l’età, la dieta, la familiarità, la geografia, il clima, la tipologia di lavoro e l’indice di massa corporea (IMC). In particolare sono più colpite la quinta e la sesta decade di vita, le diete molto ricche di calcio e di proteine, le persone che vivono e lavorano in climi ed in ambienti caldi e gli obesi. In Italia, secondo le ultime indicazioni del Ministero della salute, la calcolosi delle vie urinarie affligge in media il 6 - 9% della popolazione, con circa 100.000 nuovi casi all’anno e 250.000 casi/anno, se si considerano anche le complicanze e le recidive.
Oltre alle cause precedentemente descritte, alla formazione di calcoli delle vie urinarie concorrono una serie di condizioni metaboliche complesse che in definitiva favoriscono una ipersaturazione di sostanze insolubili presenti nel solvente acquoso che è l’urina. Tali sostanze vengono eliminate dai reni e dovrebbero diluirsi nell’urina e con essa eliminati attraverso la minzione. La aumentata concentrazione di tali sostanze, soprattutto se associata ad un riduzione del solvente/urina, provoca la loro ipersaturazione, il superamento del loro prodotto di solubilità, e la loro precipitazione sotto forma di cristalli.
Tali cristalli aggregandosi fra di loro danno origine ad un primo nucleo calcifico che nel tempo può aumentare di volume per ulteriore apposizione di cristalli della stessa natura chimica, ma anche di elementi chimici diversi. In condizioni fisiologiche la formazione dei calcoli può essere inibita da sostanze presenti nelle urine che impediscono la precipitazione e la cristallizzazione dei sali di calcio, e anche per la presenza di altre sostanze che invece legano questi sali di calcio, rendendoli solubili nelle urine, e quindi facilmente eliminabili.
Se questo delicato equilibrio viene alterato da ridotta o modificata funzionalità renale, a causa dei fattori di rischio precedentemente descritti o a patologie metaboliche intercorrenti, le urine si saturano di composti insolubili che, aggregandosi fra loro, danno origine al calcolo (prima parte).
ENZO TRIPODI