La dependance Sagliocca a Pietrelcina Società

Come non possiamo non confessare che l’idea di stendere, ad horas, qualcosa sulla dependance Sagliocca-Colesanti, da giorni e giorni ci ha arrovellato, insomma ci ha martellato la mente da quando avevamo ultimato lo scritto, quello antecedente codesto, da noi definito saggetto storico, sulle minarole.

Difatti, l’antica dependance Sagliocca ne era provvista e facevano bella mostra di sé posizionate nella parte centrale e frontale delle due torrette semicircolari laterali al maestoso corpo principale dell’immobile, catturando non poco la curiosità, l’attenzione nonché, susseguentemente, il guardo dei viandanti, che si apprestavano a scrutare il sito appena iniziato il percorso, contraddistinto ancora da un intatto tratturo campestre ed alberato, che conduce alla sontuosa dimora agreste.

Abbiamo conosciuto il sito medesimo sin dagli anni adolescenziali, allorquando ci recavamo lì in occasione della festa di fine anno scolastico, ovvero nei giorni immediatamente successi alla festa religiosa di Sant’Antonio da Padova, che coincideva anche con la chiusura di fatto delle attività dell’anno sociale, che la proprietaria donna Zaira Colesanti, erede dei Sagliocca, organizzava ed offriva al terz’Ordine Francescano Secolare, di cui ne era la ministra, alla Gioventù Francescana e ai Frati e Fratini del locale convento dei Frati Cappuccini.

Da allora di tempo ne è trascorso, quando da coautori, del libro Pietrelcina … a piedi nel territorio di Padre Pio, edito dal Comune di Pietrelcina, anno 2002, partecipammo alla redazione dello stesso, coordinati da Giancarlo Paga, consigliere comunale e responsabile del progetto afferente Gli itinerari inclusi nella guida che abbracciano tutto il territorio di Pietrelcina, peraltro è anche pronipote della signora Colesanti. In quelle reiterate occasioni, talvolta contraddistinte anche da animate discussioni, durante le quali prevalevano, ovviamente, escursioni sul terreno e dibattiti redazionali.

Ebbenesì, a distanza di innumerevoli anni, riprendemmo conoscenza, familiarità e contatti con il pregevole manufatto di campagna. Saremmo irriverenti nonché irriguardosi verso i nostri compagni di viaggio di allora se non facessimo almeno un cenno ai componenti medesimi del gruppo di lavoro, immortalandoli doverosamente in codesto lavoro letterario: Antonio Bonavita, Cleo Bonavita, Teodoro De Cianni, Goffredo Iuliano, Giuseppe Scocca e Paolo Tresca.

Ancor prima di procedere nella disamina di quanto abbiamo immagazzinato nel tempo riguardo la dependance in questione, che le nuove generazioni non conoscono affatto, di essa, di quel che resta, andiamo a tracciare le coordinate geografiche per meglio posizionarla a tutto tondo e nell’immaginario collettivo, come nella realtà corrente.

Dunque, dalla presentazione del libro di Giancarlo Paga, estraiamo quanto segue: “Riscontrare nei luoghi che si percorrono, i segni della storia, le vicissitudini economiche e sociali del mondo agricolo e la sua originalità culturale, così ricca di valori e di tradizioni […] perpetuando, nei secoli, un vitale rapporto tra l’uomo e la sua terra”.

Ricordiamo ancora oggi indelebilmente l’icona di Giovanni Fuccio, direttore di Realtà Sannita, intervenire come moderatore al di là del banco dei relatori alla presentazione del volume in oggetto nella sala polivalente Grazio Forgione di Pietrelcina, siamo nel Dicembre del 2002. Da Pietrelcina … a piedi nel territorio di Padre Pio la dependance Sagliocca-Colesanti: “La sommità del colle (N.d.S. denominato Bosco Sant’Andrea), un tempo coperta da un esteso bosco, è una delle zone più alte del territorio di Pietrelcina, raggiungendo un’altitudine di 600 metri circa. […] Quasi al termine della discesa sulla destra si apre un sentiero di campagna e, nascosto tra gli alberi, poco lontano, si può ammirare, in contrada Costa Pergola, un antico casolare di ottima fattura, originariamente appartenuto ai Sagliocca ed ora agli eredi Colesanti. Il fabbricato, costruito in pietra squadrata e delimitato da due semitorri, è ora cadente anche se ancora intatto nelle strutture portanti”.

L’interno del fabbricato è composto, al piano terra, da un ampio salone, ubicato nella parte retrostante il portone principale d’ingresso, con portali in pietra massiccia scolpita in cui, nella parte alta e centrale, si può ancora leggere l’acronimo “A.D. 1865 A.S.”, Anno Domini, dove la seconda A coincide con Antonio; la S con Sagliocca, sono le iniziali del proprietario del tempo; al termine del salone la scala che permette l’accesso alle stanze del piano superiore; accanto al salone centrale due salette, con alte finestre protette da massicce inferriate in ferro battuto.

A latere della facciata anteriore le due rispettive semicircolari torrette, la cui base si allungava in forma decrescente, con le caratteristiche minarole, che, ancora negli anni d’inizio nuovo millennio, epoca della redazione del libro su menzionato, indi venti anni addietro, facevano davvero ancora bella mostra di sé!

Oggi, dalle foto a corredo, si può osservare quel che realmente resta come macabre rimanenze, che attestano comunque i fasti dei lontani tempi che furono. Le pietre asportate dalle affusolate torrette semicircolari hanno subito la stessa sorte di quelle del Colosseo: hanno adornato ville e villette dove certamente hanno valorizzato i rispettivi muri e muretti vari, i cortili e i cortiletti, come le pavimentazioni di viali e vialetti annessi e funzionali ad essi.

La dependance Sagliocca-Colesanti è comunque un edificio minore e distanziato rispetto a quello più imponente di corso Padre Pio, dal 1983 sede del Comune di Pietrelcina, della latifondista famiglia Sagliocca di Pietrelcina, i cui notabili esponenti ottocenteschi: Stanislao, sindaco nel 1803, e Gaetano, sindaco dal 1887 al 1890, hanno ricoperto ambedue la carica di sindaco. Era stata costruita là, in contrada Costa Pergola, nel contado collinoso tra Pietrelcina e la vicina Pago Veiano, dove i Sagliocca possedevano gran parte delle loro proprietà terriere.

Si ricorda ancora in Pietrelcina, l’ultima erede diretta dei Sagliocca, donna Erminia, recarsi lì, a piedi e di buon mattino, con la fedele domestica Donatuccia, come ultima amministratrice dei beni immobiliari dell’araldica famiglia, percorrendo strade urbane e campestri del vasto e variegato circondario pietrelcinese.

Infine, restati affascinati non poco dalla bellezza storica dell’ottocentesco manufatto rurale, dopo solo pochi giorni da una delle nostre appassionate escursioni campestri in quel medesimo sito del mandamento pietrelcinese, effettuate con il gruppo dei redattori del libro su indicato, ci siamo riportati là, e, dotati di macchina fotografica, più volte abbiamo scattato foto alle due semitorri affusolate con le minarole.

Ad horas, però, malgrado più tentativi, non siamo riusciti a scovarle nelle tante cartelle e cartellette, nei tantissimi faldoni anche a seguito di altre successive reiterate ricerche effettuate un po' dappertutto nei probabili siti indiziati.

ANTONIO FLORIO