La patologia prostatica benigna Società

La prostata, gioia e dolori della condizione maschile. Ghiandola dell’apparato genitale maschile, a forma di castagna, posizionata nel perineo maschile, al di sotto della vescica ed attraversata nel suo interno dall’uretra, che in quel tratto prende il nome di uretra prostatica. E se questa ghiandola riveste un ruolo importante ed essenziale nella sessualità e nella fertilità maschile, è anche vero che rivestirà un ruolo importante nella salute del maschio fin dalla giovane età e fino agli anni della senilità.

In questa rubrica abbiamo già trattato la neoplasia della prostata, neoplasia più frequente e più diffusa nel maschio, a partire dalla quinta/sesta decade di vita; la patologia non neoplastica, infiammatoria ed iperplastica, può tuttavia accompagnare la vita del maschio a partire dall’inizio della sua attività sessuale e fino alla fine dei suoi giorni.

Le prostatiti sono una patologia infiammatoria della prostata che possono avere sia una sintomatologia ed un un decorso sia acuto che cronico. Le prostatiti acute sono caratterizzate da uno stato infiammatorio della prostata insorto improvvisamente e che può evolvere verso un’infezione ed una sepsi importante delle vie urinarie. Spesso sono diagnosticate o etichettate, non da specialisti urologi, come cistiti acute. In effetti, anche se i sintomi possono ricordare quelli di una cistite acuta delle donne, è bene precisare che le cistiti acute negli uomini sono un evento rarissimo.

Condizioni patologiche caratterizzate da febbre elevata, disturbi urinari sia di tipo irritativo che ostruttivo, stato di malessere generale e in casi gravi sintomi organici di sepsi, quali ipotensione e obnubilamento del sensorio, devono essere riconosciute e diagnosticate come prostatiti acute e come tali trattate con terapia antibiotica, antiinfiammatoria, antipiretica e, se necessario, nei casi più gravi, con terapie che sorreggano l’apparato cardiovascolare.

I batteri responsabili di una prostatite acuta sono soprattutto enterobatteri, batteri cioè che normalmente colonizzano l’intestino. Nel 75% circa dei casi la fa da padrone l’Escherichia Coli, per il resto possiamo trovare altri batteri Gram negativi di origine intestinale o batteri Gram positivi quali gli Stafilococchi e gli Streptococchi.

La diagnosi è relativamente semplice, basandosi su anamnesi, la sintomatologia del paziente e la visita urologica. Il laboratorio tuttavia può venire in aiuto se un’urinocoltura effettuata conferma l’infezione delle urine, identifica il batterio responsabile e indica quali sono gli antibiotici più sensibili da utilizzare in terapia. La diagnosi potrebbe essere anche completata da un’ecografia vescico-prostatica che, in alcuni casi, può evidenziare formazioni ascessuali intraprostatiche o periprostatiche.

Se la clinica dell’infezione acuta della prostata è molto indicativa, questo non si può dire delle prostatiti croniche. La prostatite cronica rappresenta una delle condizioni patologiche benigne che maggiormente affliggono il maschio adulto, riducendo qualità di vita sia sessuale che generale. Per gli urologi tale patologia è una vera e propria “ossessione professionale” perché la risoluzione della malattia è difficile, richiede molto tempo, pazienza e applicazione terapeutica.

La prostatite cronica inoltre è spesso recidivante, per cui questi pazienti “stazionano” ripetutamente negli ambulatori dei medici di base o degli urologi, alla ricerca di soluzioni terapeutiche più soddisfacenti. Le prostatiti croniche possono essere sia batteriche che abatteriche. Nel primo caso, anche se con difficoltà, si riescono a isolare i batteri che sono la causa dell’infezione cronica.

Nelle prostatiti abatteriche non viene mai isolato un batterio (anche se la sintomatologia lamentata dal paziente potrebbe invece farne sospettare la presenza). In questi casi proporre una terapia causale diventa impossibile e ci si deve affidare all’esperienza dell’urologo e utilizzare un mix di farmaci, quali integratori specifici, antinfiammatori, alfalitici, antiossidanti e a volte quegli antibiotici che raggiungono una buona concentrazione nel tessuto ghiandolare prostatico.

Nella terapia delle prostatiti croniche rivestono particolare importanza anche la modifica di abitudini comportamentali, sessuali, dietetiche e voluttuarie che possono influenzare negativamente l’evoluzione dei sintomi disurici e dolorifici. La diagnosi viene effettuata sulla base della anamnesi personale del paziente, sul riconoscimento dei variegati sintomi, disurici e non, lamentati dal paziente, sulle conclusioni derivate dalla visita urologica.

Un ruolo importante è l’esplorazione rettale, che potrà dare informazioni essenziali sulle caratteristiche morfologiche della ghiandola, ed anche un corretto utilizzo delle informazioni ricevute dal laboratorio di analisi e dalla diagnostica ecografica. (Prima parte)

ENZO TRIPODI