L'attore sannita Dodo Gagliarde nella fiction su Leopardi Società

Lunedì 7 e martedì 8 gennaio 2025, in prima serata, Rai1 ha trasmesso la fiction televisiva Leopardi-Il Poeta dell’Infinito, diretta dal regista Sergio Rubini. La miniserie televisiva ha riscosso notevole successo in termini di share, posizionandosi al primo posto con il 24%, pari a 4.1 milioni di telespettatori. Peraltro, la fiction è stata proiettata in anteprima mondiale all’81esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica.

Tra i componenti del prestigioso cast non è passato affatto inosservato Dodo Gagliarde, sannita beneventano, pagoveianese, classe 1956, ha frequentato il Seminario Arcivescovile di Benevento, la Facoltà di Medicina dell’Università Federico II di Napoli, e, appena dopo aver espletato il servizio militare in Liguria, nel 1979 si trasferì a Roma dove iniziò la sua carriera artistica come cabarettista, macchiettista, intrattenitore, attore di teatro e di cinema, nonché di scrittore.

Ha lavorato con Aldo Giuffrè, Pietro De Vico, Carlo Croccolo, Angela Pagano, Nino Frassica. Tra i tanti film a cui ha partecipato, menzioniamo: Così parlò Bellavista sceneggiato da Luciano De Crescenzio, anno 1984. Resta memorabile la sua interpretazione di Totò, avvenuta nell’agosto 2017 nella città di Benevento nell’annuale rassegna di cultura varia Città Spettacolo in occasione del 50esimo anniversario della sua morte, intitolata Vi presento il mio Totò! Nell’ultima fiction televisiva, che ormai possiamo definirla di successo, Leopardi-Il Poeta dell’Infinito, ha recitato il ruolo del medico napoletano, che curò per quattro anni, dal 1833 al 1837, Giacomo Leopardi nel corso del suo ultimo e definitivo soggiorno lontano da Recanati (MC), ovvero il dottor Nicola Mannella (medico dei reali borbonici), il quale dimorava in piazza del Plebiscito, quindi poco distante dal palazzo Reale, ed amico del sodale Antonio Ranieri, impersonato nella miniserie dall’attore di origini calabresi Cristiano Caccamo.

Due sono le scene, separate l’una dall’altra, nelle quali Dodo interpreta magistralmente Mannella, allorquando nell’ultimo giorno di vita del grande Poeta marchigiano, il fatidico 14 giugno 1837, viene chiamato dall’affascinante Ranieri al capezzale del letto del convalescente, posizionato nel quartino al terzo piano del palazzo che dà su via Santa Maria degli Scalzi con ingresso principale in vico Pero, siamo alle spalle del Museo Nazionale e poco al di sotto del noto quartiere della Sanità e a latere di quello denominato Stella, a cui si accede dalla stazione della metropolitana sita nella centralissima piazza Cavour.

Nella seconda scena, il dottor Mannella invita Ranieri a procurarsi un prete per dare l’estrema unzione all’agonizzante Giacomo, peraltro assistito dalla giovanissima Paolina Ranieri, sorella di Antonio, dal Poeta definita suora di carità, nell’atto di asciugargli col fazzoletto il grondante sudore sulla fronte e sulle gote. Saremmo riduttivi nell’esposizione dei fatti se non accennassimo anche solo marginalmente al fatto che il Mannella, borbonico, si rifiutò susseguentemente di rilasciare il certificato di morte, evidentemente non se la sentì di attestare la vera malattia (colera) di Leopardi, che non permetteva di dare alla salma del defunto sepoltura decorosa. Difatti, doveva essere inumato nella fossa comune nel vicino cimitero delle Fontanelle, fra l’altro cosparsa di calce. Cosa che non rifiutò il dottore Stefano Mollica, antiborbonico, amico di Ranieri, che rilasciò il certificato di morte, il quale permise la sepoltura del Leopardi nella chiesa di San Vitale in Fuorigrotta.

Con Donato Gagliarde, alias Dodo Gagliarde, nome d’arte che gli fu coniato dal manager Alberigo Crocetta, che denominò Nicoletta Strambelli Patty Pravo, la nostra amicizia risale sin dalla metà degli anni Settanta, allorquando collaboravamo con gli autori del libro Beata te Pietrelcina, Alessandro da Ripabottoni e Lino da Prata. Il suo prezioso intervento fu immortalato nello stesso volume nelle Tavole conclusive ed è incentrato sulle celebrazioni delle messe di Padre Pio da Pietrelcina nella cappella di San Michele annessa al castello di Terraloggia, sita nella contrada omonima tra i territori confinanti di Pietrelcina (Piana Romana) e Pago Veiano.

Ecco come furono introdotte dagli Autori le ricerche storiche del giovane Gagliarde: “Da Giuseppe Donato Gagliarde, di Pago Veiano, studente di teologia del Seminario Regionale Pio XI di Benevento, riceviamo alcune notizie, gentilmente inviateci, che illustrano la cappella di san Michele, in contrada Torre. Le trascriviamo per portarle a conoscenza dei lettori”.

Da allora, con Donato tantissime volte le nostre strade si sono incrociate tra Pago Veiano, Pietrelcina, Benevento, Napoli, Roma, ed altrove, fino all’ultimo incontro risalente a pochi giorni prima della messa in onda di “Leopardi-Il Poeta dell’Infinito”.

Donato, ultimamente risiede da neo pensionato in quel di Pago Veiano per assistere la mamma e solitamente si reca a Pietrelcina quasi quotidianamente, difatti lo si può incontrare in tarda mattinata nell’edicola del posto nell’atto di acquistare giornali o pacchetti di sigarette. Ci aveva in anteprima informati, ancor prima delle vacanze natalizie, della proiezione della miniserie peraltro preannunciandoci che aveva interpretato il ruolo del dottor Mannella.

All’istante e di getto, gli rispondemmo che già ne eravamo a conoscenza e che peraltro conoscevamo bene chi era il dottore in argomento. Donato non si meravigliò più di tanto conoscendo bene le nostre recondite ambizioni di appassionato leopardiano ancora in erba. Gli ricordammo che anche lui, Donato, più volte a Napoli - siamo negli anni 1976-77 - nel nostro appartamentino dove dimoravamo con altri studenti universitari, ubicato in via Villari quindi poco distanziato da vico Pero, ci aveva onorato più volte della sua presenza.

In merito alla miniserie, Dodo Gagliarde ci preannunciò che le scene erano state girate ad Ariccia, Mantova ed in Puglia, regione di origine del regista Sergio Rubini. Ed infine, con il sorriso disarmante e con il congenito sarcasmo che da sempre lo contraddistinguono, aggiunse: “Antonio, allora che dire ancora, buona visione! E a presto!”.

Tra passato e presente, tra ieri ed oggi, è ormai trascorso con Giuseppe Donato Gagliarde mezzo secolo di ininterrotte collaborazioni iniziate da quel lontano 1975 quando ci inviò notizie su Terraloggia, con la speranza che anche quest’incontro non sia l’ultimo, anzi sia foriero di molti altri piacevoli conversazioni.

ANTONIO FLORIO