L'impasse del 118 nel Sannio Società

Passano le settimane, si susseguono riunioni sindacali, si tengono convegni sul tema del diritto alla salute, ma continuano le polemiche sulla demedicalizzazione delle autoambulanze del Servizio 118 di emergenza/urgenza e l’ASL a tutt’oggi non ha modificato le decisioni già prese a suo tempo su questo argomento. Andiamo a verificare su quali basi giuridiche e normative l’ASL ha assunto questo provvedimento così antipopolare, tenendo conto della consolidata esperienza amministrativa del dott. Volpe, che dei prevedibili consigli giuridici che l’ufficio legale dell’ASL avrà profuso.

Secondo la normativa in vigore in Italia il medico è l’unico professionista sanitario che può prescrivere una terapia farmacologica dopo aver fatto una diagnosi medica, basata sulle sue conoscenze professionali, certificate da una Laurea in Medicina e Chirurgia, da un’abilitazione all’esercizio professionale, dalla Iscrizione all’Ordine dei Medici e da una eventuale specializzazione medica o chirurgica. Questa affermazione rimane certamente una pietra miliare non contestabile nel rapporto medico/paziente, ma tuttavia non esclude che, nei contesti di quotidianità e di routine, l’infermiere debba conoscere i farmaci che deve preparare e somministrare, così come debba conoscere determinate manovre terapeutiche. Il contesto emergenza/urgenza tuttavia ha delle peculiarità di intervento che permettono all’infermiere di gestire alcune criticità vitali, anche in autonomia.

Queste prerogative sono state sancite dalla Direttiva UE 2013/55 sul riconoscimento delle qualifiche professionali, e fatta propria in Italia da un Decreto Legge del C.d.M. del Gennaio 2016. In tale direttiva europea sono elencate una serie di competenze dell’infermiere, tra le quali la possibilità di avviare autonomamente le misure immediate per il mantenimento in vita dei pazienti in situazioni di crisi o di catastrofi, cioè in situazioni di estrema emergenza/urgenza. Successivamente la Società italiana di emergenza ed urgenza (SIMEU) e l’Italian Resuscitation Council (IRC), hanno elaborato un Policy Statement che regolamenta le modalità del trattamento farmacologico da parte degli infermieri in situazione di emergenza, al fine di garantire la massima efficacia e tempestività del servizio al paziente bisognoso.

All’interno di questo documento viene indicato, testualmente, che “la somministrazione da parte degli infermieri di terapie farmacologiche, secondo protocolli condivisi ed emanati ufficialmente dal Direttore della Centrale operativa del 118, si inquadra in un processo finalizzato alla tempestività del trattamento e può risultare essenziale per la salvaguardia della vita e/o della salute dei pazienti”.

Il documento tuttavia specifica che devono essere rispettate alcune condizioni organizzative per poter mettere in atto una procedura assistenziale di questo tipo, ed in particolare:

1) Sia attuato uno specifico percorso formativo accreditato e finalizzato al trattamento farmacologico delle patologie in emergenza territoriale.

2) Che esistano protocolli condivisi emanati dal Direttore della Centrale operativa del 118.

3) Che gli infermieri siano periodicamente sottoposti ad addestramento continuo, con i presidi e le metodiche adeguate allo scopo.

4) Che ci sia la disponibilità continua di un contatto tra gli infermieri giunti sul posto di un intervento, con il medico in centrale operativa e con i medici del Dipartimento di Emergenza (Pronto Soccorso e Medicina di Urgenza, U.O. di Rianimazione e Unità Coronarica), tramite reti telematiche o di Telemedicina.

Questo documento di Policy Statement, come si può evincere, è molto preciso e circostanziato, ma è bene sottolineare che non è una legge dello Stato, ma un codice di comportamento sancito fra società scientifiche e che tiene conto di realtà territoriali di regioni diverse fra loro. Per questa ragione, oltre che per ulteriori valutazioni di pertinenza del codice penale che riguardano lo stato di necessità, l’omissione di soccorso o l’esercizio abusivo di professione, l’argomento demedicalizzazione delle autoambulanze del 118 è da trattare integrando gli elementi normativi, con le difficoltà oggettive di tipo organizzativo, territoriale ed orografico della nostra provincia, per evitare di mettere in condizioni incresciose i sanitari tutti che operano sul territorio, e nello stesso tempo garantire una adeguata e capillare assistenza sanitaria ai cittadini del Sannio.

ENZO TRIPODI