Ma come si faceva prima? Società
Ma come si faceva prima? Capita a volte di farsi questa domanda, quando guardiamo un vecchio film oppure un film o una serie recente ma ambientati in epoche passate. Allora ci rendiamo conto di quanto la nostra vita nel 21° secolo sia comoda: quando non esisteva la corrente elettrica l’unica fonte di luce erano candele o lanterne, quando le abitazioni non avevano l’acqua corrente un bagno caldo era un lusso per pochi.
Ma come si faceva quando non c’erano gli smartphone? In questo caso non dobbiamo tornare indietro di così tanto tempo, non stiamo parlando dell’epoca dei nostri nonni o bisnonni, bensì più semplicemente di un decennio fa, o forse un po’ di più. Eppure, alle volte ci sembra quasi che gli smartphone abbiano fatto parte delle nostre vite da sempre.
Al giorno d’oggi lo smartphone detta il ritmo delle nostre giornate. Lo prendiamo in mano al mattino appena svegli (sono molti quelli che non lo spengono neanche la notte), controlliamo le notifiche giunteci mentre dormivamo, poi rimane al nostro fianco per tutta la giornata, non lo abbandoniamo neanche quando lavoriamo, mangiamo o andiamo al bagno; ed è l’ultima cosa che guardiamo prima di spegnere la luce e poggiare la testa sul cuscino.
Così come una persona con un deficit visivo non uscirebbe mai di casa senza occhiali, oggi nessuno muove un passo senza smartphone. Dimenticare lo smartphone o, peggio ancora, smarrirlo o esserne derubati è il peggiore degli incubi. Eppure basta così poco: quanti quest’estate hanno avuto la malaugurata idea di portarselo in spiaggia fin sul bagnasciuga e per distrazione l’hanno fatto cadere in acqua? Il mare è lo sfondo ideale per un selfie, questo non si discute, ma l’acqua salata non va per niente d’accordo con i circuiti interni.
Perdere lo smartphone è un po’ come perdere una parte molto consistente della propria vita: i contatti, le foto, le app installate, tutto va in malora. Certo, i più previdenti salvano ogni cosa sul cloud, ma è un bel lavoro recuperare tutto e predisporre un nuovo smartphone perché sia come quello andato perduto.
Per i più giovani specialmente lo smartphone ha sostituito molti oggetti che fino a dieci anni fa erano nelle tasche o comunque nelle mani di tutti: l’orologio, la sveglia, la radio, la rubrica, le mappe stradali, l’agenda. Anche i diari scolastici, inseparabili compagni di generazioni di studenti d’ogni ordine e grado, oggi rischiano di finire soppiantati dagli smartphone. Uno strumento nato originariamente per telefonare è diventato in un quarto di secolo un accessorio dalle infinite funzioni del quale non possiamo più fare a meno e dal quale non siamo capaci di separarci.
Dopo le recenti alluvioni in Emilia-Romagna, una ragazza intervistata dalla televisione ha dichiarato che la furia dell’acqua ha invaso la sua casa in pochi istanti, spazzando via tutto ciò che c’era all’interno. Ha perso tutto, è riuscita a salvare soltanto il suo smartphone (ed il caricabatterie). Credo che se Daniel Defoe scrivesse oggi il suo romanzo Robinson Crusoe, il naufrago per antonomasia della letteratura mondiale non avrebbe con sé sull’isola deserta il fedele indigeno Venerdì, ma uno smartphone.
Ed è notizia di questi giorni che nell’ultimo decreto sicurezza in materia di prevenzione e repressione della criminalità minorile, il Governo abbia inserito come pena accessoria per i minori che commettono reati il divieto di possedere ed utilizzare uno smartphone. Praticamente, la morte civile.
CARLO DELASSO