Mai come in tempi di incertezze siamo tutti tuttologi Società

Mancano davvero poche settimane al Natale, la festa per antonomasia, quella del “siamo tutti più buoni”, la reunion di ogni tipo di famiglia, ma questo non sarà un Natale come gli altri causa Covid.

E allora che fare?

Il caos regna sovrano...

Tra DPCM imposti a livello nazionale, regole e divieti “sparati” a mo’ di gragnola dai governanti locali, economia in grande affanno e nuovi modelli di lavoro (per chi ovviamente un lavoro ce l’ha) su cui tarare il proprio quotidiano, ecco che in televisione (tanto per restare all’elettrodomestico più diffuso nelle case degli italiani) si assiste a tutto e al contrario di tutto, in cui ognuno parla, sentenzia e pontifica come in preda ad un delirio di onniscienza.

 “Se vogliamo uscirne per Pasqua i regali dovrebbero essere acquistati esclusivamente su Internet, il cenone dovrebbe avvenire in gruppi ristretti magari collegandosi in videochiamata. Dobbiamo aver pazienza, tutelare gli anziani e farci gli auguri il più possibile a distanza”, questa la ricetta per un “Natale sicuro” dispensata ai microfoni della trasmissione “Mattino Cinque”, in onda su Canale 5, dal noto virologo Massimo Galli, direttore del reparto Malattie Infettive dell’Ospedale Sacco di Milano.

Poteva l’affermazione di Galli passare inosservata, soprattutto alle orecchie dei commercianti? Assolutamente no!

Difatti, subito si è levato un coro di protesta da Nord a Sud dello Stivale e al grido di: “Continua a fare il tuo mestiere che noi facciamo il nostro” è venuta fuori tutta la rabbia e la frustrazione di una categoria di lavoratori che dallo scorso mese di marzo aspetta le festività natalizie per tirare un sospiro di sollievo.

Fare in questo periodo ed in maniera esclusiva i propri acquisti online - per quanto comodo e allettante sia, tra Black Friday, Cyber Monday e altre trovate succulente - significherebbe porgere l’ultimo calice amaro ai nostri esercenti, quelli che tutte le mattine alzano la serranda sperando di vedere entrare qualche cliente nella loro bottega.

I consumi di Natale - Covid o non Covid - restano centrali nella spesa degli italiani.

Secondo la Confcommercio: “Solo nel mese di dicembre la spesa complessiva per consumi vale circa 110 miliardi di euro (stima 2019) su un totale annuo di 900 miliardi”.

E ancora: “Considerato che nel 2020 si avrà a consuntivo una perdita rilevantissima di spesa pari a 116 miliardi di euro, che impatterà anche su dicembre, il prossimo Natale, anche per la grande quantità di risparmio forzoso accumulato dagli italiani durante il lockdown, potrebbe costituire per milioni di famiglie una grande occasione per effettuare acquisti desiderati e rimandati. Se prevarrà la prudenza sulla paura, si potrebbero osservare favorevoli sorprese in concomitanza con le prossime festività”.

Il tutto, specifica l’Ufficio Studi Confcommercio, con “qualche conseguente e importante sollievo sulle finanze pubbliche in termini di maggiore gettito”.

Lo scorso anno - per i regali di Natale - i negozi fisici hanno rappresentato la corsia preferenziale della maggior parte dei consumatori (il 71,2% presso la grande distribuzione e il 57% nei piccoli esercizi commerciali), ma, al contempo, sono diventati davvero numerosi coloro che, nel mese di dicembre 2019, sono ricorsi al web.

Il fenomeno dell’e-commerce, negli ultimi 10 anni, è passato dal 3,8% a quasi il 55%, e, da sottolineare che, la percentuale è salita ulteriormente nel periodo delle campagne scontistiche come il Black Friday di fine novembre e il Cyber Monday di inizio dicembre.

In un tempo sospeso e incerto come quello che stiamo vivendo, in cui tutti discettano su tutto, scopriamo così che virologi sono anche fini economisti, massaie si reputano grandi pneumologhe, politici hanno studiato come creare il mondo in 7 giorni all’Isola che non c’è… e chi più ne ha più ne metta.

Se l’articolo 21 della nostra Costituzione asserisce testualmente: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”, non è però specificato che sia anche un dovere.

Parlare a vanvera, soprattutto di ciò che non si conosce, non si è studiato e non si maneggia abitualmente per lavoro genera solo confusione e mai come ora non ne abbiamo proprio bisogno.

ANNAMARIA GANGALE

annamariagangale@hotmail.it