Modi di dire sempre nuovi Società

Nuovi modi di dire si affermano nel linguaggio comune. Aggiungiamoli ad un nostro immaginario vocabolario.

A – ATTIMO: frazione di secondo che intercorre tra il verde del semaforo e lo strombazzare del conducente che si trova dietro di noi.

B – BLINDARE: Vocabolo molto usato dai giornalisti per definire soprattutto un progetto politico che è molto avversato nelle sedi istituzionali competenti. Serve a dare “soddisfazione” al potente di turno e fargli credere che “veramente” può fare di tutto!

C – COERENZA: Abitudine perversa, fortunatamente bandita dallo scenario politico italiano, di NON ricordare nemmeno quello che è stato affermato pubblicamente solo qualche giorno prima.

D – DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA: Essendo di tutta evidenza che manca poco e poi la gente “ricorre ai forconi”, la casta è sempre più restia a ricorrere al volere diretto del popolo, studiando con grande attenzione ogni provvedimento che può evitare fastidiose incombenze quali nuove elezioni, preferenze , referendum, ecc.

E – EPOCALE: Aggettivo qualificativo, strettamente congiunto con il sostantivo “riforma”. Serve a rafforzare il senso di una iniziativa, già presa da altri, ma che i nuovi proponenti hanno illo tempore bocciata e stroncata come “nociva”.

F – FIDUCIA: Seguita spesso dal termine “incondizionata”, viene manifestata a giudici di ogni rango e tipo da uomini politici, che ancora non sono stati condannati in alcun grado di giudizio.

G – GENUFLESSIONE: Abitudine di prostrarsi in ginocchio davanti a immagini sacre o personaggi di eccezionale rilievo morale. Oggi usata in particolare da uomini politici che si trovano – per la prima volta nella loro vita – a cospetto di potenti o ricchissimi. Non ci credono nemmeno loro a tale fortuna!!

I – INACCETTABILE: forma di “vaffan….”usato da deputati o senatori, dal secondo mandato in poi. L’aggettivo li fa sentire chic!

L – LONGA MANUS: In altri tempi la “longa manus” dello Stato significava che lo Stato stesso poteva arrivare in ogni luogo per saggiamente intervenire. Oggi, sembra avere una connotazione più “da mariuoli”: si ruba dappertutto con “mano lunga”.

M – MANI IN FACCIA: Brutta abitudine che colpisce quasi tutti i calciatori. Non appena vengono sfiorati da un avversario, anche se dietro un lobo dell’orecchio, eccoli lì giù per terra con le mani sul viso. Dovrebbe servire, nel loro immaginario, ad impietosire l’arbitro ed ottenere vantaggi. A noi “sportivi” questo atteggiamento fa solo c….!

N – NON CONTRADDIRE IL PRESIDENTE: Imperativo categorico dal quale scaturisce la durata di un governo. Se, infatti, il presidente “gradisce” la “genuflessione politica” del primo ministro, il governo avrà lunga vita. A lui – e solo a lui – spetta la decisione di “sciogliere le camere” e allora…..! In dialetto suonava così “Attacca il ciuccio dove vuole il padrone!”. E poi dicono che in Italia il presidente ha poco potere!! (N.B.: Le minuscole sono “non casuali”!)

O – O…..O: Una volta indicava un’alternativa (O mangi la minestra o salti dalla finestra). Oggi di uso desueto. Puoi, infatti, solo “saltare dalla finestra”.

P – POLITICIZZATO/A: aggettivo qualificativo spesso associato ai sostantivi “magistratura” o “giudici”. Viene usato in particolare da uomini politici che hanno subito una prima condanna (o dai loro accoliti).

Q – QUAQUARAQUA’: Nella scala morale della mafia – proposta da Sciascia nel “Giorno della civetta” – vi sono “gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà…”. Gli ultimi sono tanti, ma tanti!!

R – RESTA (o stai) SERENO: Messaggio che preannuncia l’arrivo di una “trave di fuoco” al destinatario, da ricevere nella parte posteriore “zona centro sud”.

S – SVIZZERA: Mitico Paese dalla mitica moneta. Totò nei suoi film, quando voleva fare il signore, poneva mano ad un ipotetico portafoglio per prelevare “franchi svizzeri”. Oggi è più che altro un rifugio dorato per vecchi milionari o la sede di impenetrabili banche.

T – Tweet/Tweettare: Vocabolo derivato dal dolce suono emesso da un uccellino USA (per noi un banale “cip, cip”). Usato per comunicare non le proprie idee o intenzioni, ma quelle espressioni che ci fanno apparire più fico o ganzo!

U – UNO SU DUE: Questo è più o meno il tasso di disoccupazione giovanile qui al sud. Possono vecchie mummie e nuovi “farfarielli” risolvere il problema? Certo che no, ma continueranno a prometterci che “Noi…bla bla bla, saremo intransigenti bla bla bla…”

V – VAFFAN…..: Sostituisce il vocabolo “inaccettabile” ed è usato da deputati o senatori del Movimento 5 Stelle al loro primo incarico. Li fa sentire “più vicini alla sensibilità popolare”.

Z – ZOCC…. (ESCORT): E poi uno dice che le parole non hanno un valore!? Il mestiere è lo stesso, ma vuoi mettere come sembra diverso con “escort”!!

LUIGI PALMIERI

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