Nella rete circolano una miriade di notizie farlocche Società

Guerra in Ucraina: cos’è successo stanotte”; “Morto mito degli anni ‘80”; “Nuovo virus degli smartphone, ecco cosa fa”. Vi è mai capitato di leggere dei titoli del genere? Sicuramente non su Realtà Sannita e quasi certamente non su un periodico cartaceo ma su un sito internet.

Si tratta di una pratica alquanto scorretta, che viola una delle regole fondamentali del giornalismo: il titolo di un articolo deve fornire al lettore la notizia nei suoi elementi minimi fondamentali. Sarà poi il lettore a decidere se vuole saperne di più, leggendo l’articolo. I titoli che ho citato a mo’ d’esempio fanno invece esattamente l’opposto, non danno la notizia ma obbligano il lettore a leggere l’articolo per sapere di cosa parla, stimolando la sua curiosità in maniera quasi disonesta.

Nel gergo della rete, questa pratica si chiama clickbaiting, termine inglese di difficile traduzione, che potremmo rendere in italiano solo con una perifrasi, come “abboccare all’amo cliccando”. La metafora della pesca in questo caso è più che appropriata: il titolo in questione è l’esca, il pescatore è colui che ha scritto il titolo, mentre lo sventurato pesce è il lettore che clicca sul titolo.

Infatti cliccando su un titolo di questo genere di solito non si viene indirizzati immediatamente all’articolo in questione, ma si deve passare prima attraverso una o più inserzioni pubblicitarie, magari anche un video (un autentico spot in pratica). Normalmente, data anche l’abbondanza di siti d’informazione, i lettori non accettano di sorbirsi spot pubblicitari prima di leggere una notizia, ma ormai il titolo acchiappagonzi ha fatto il suo dovere di accendere la curiosità e quindi il lettore medio è disposto a pazientare qualche secondo pur di appagare il suo desiderio di conoscenza e sopporta l’inserzione pubblicitaria prima dell’articolo. Salvo poi scoprire che magari durante la notte in Ucraina non è successo nulla di diverso dalle notti precedenti, che il mito degli anni ’80 venuto a mancare era un cantante di cui non aveva mai sentito parlare e che il virus degli smartphone circola soltanto in Cina.

In pratica, avete perso tempo e, per leggere un articolo che in fin dei conti non v’interessava e che non vi ha fornito informazioni utili, avete dovuto prima attendere gustandovi uno o più spot che normalmente avreste evitato. Avete così fatto il gioco del pescatore, che in questo caso è il gestore del sito di news che guadagna non in base al numero dei lettori (come capita con i periodici su carta stampata), ma in base al numero di utenti che guardano le inserzioni pubblicitarie. Avete abboccato all’amo, in poche parole.

Stiamo parlando di una pratica scorretta, che non si può nemmeno definire giornalismo, così come con ogni probabilità non sono giornalisti coloro i quali scrivono questi articoli dai titoli apparentemente irresistibili. Se ve ne parlo, è appunto per mettervi in guardia. Oltre al consiglio più scontato, ossia quello di cercare notizie solo su siti affidabili, vi do quello di diffidare ogni volta che incappate in un titolo che non dà la notizia ma semplicemente attira, o quasi obbliga a cliccare per saperne di più. Nel 99% dei casi, evitando di cliccare non perdete assolutamente nulla, ma al contrario evitate di perdere del tempo prezioso.

CARLO DELASSO