Per le Poste sarà ancora caos Società

Il disservizio postale che in questi giorni sta imperversando in provincia e nel capoluogo ha una sola matrice, i soldi. Detta così, in maniera brutale, può sembrare un’asserzione poggiata sul nulla. Al di là dei soliti sofismi dei dirigenti regionali e provinciali di Poste italiane, resta il fatto incontrovertibile che, a fronte di personale in teoria ritenuto in esubero, tra congedi, infortuni, malattie e ferie il restante personale operante sul territorio non ce la fa a smaltire la mole di corrispondenza giacente in chissà quali meandri del Cpd (Centro di distribuzione primaria) beneventano di via dei Longobardi.

Il tutto a seguito del ridimensionamento che Poste italiane ha attuato non molto tempo fa e che prevede per i postini che vadano a coprire, oltre a quella di sempre, zone in passato non di propria pertinenza. Tutto nell’ottica dell’azienda Poste italiane del risparmio economico. Non più nel periodo cosiddetto stagionale, dei mesi estivi per intenderci, dell’assunzione temporanea (tre mesi) di personale, anche perché le successive cause per la reintegrazione di questi ultimi sono state fonte di non pochi grattacapi per Poste italiane.

Considerate poi che la corrispondenza oggi verrebbe distribuita cinque giorni su sette, quando in passato lo era sei, anche al sabato, su sette, e capirete come un postino che sempre in teoria dovrebbe lavorare sette ore e 15 minuti giornalmente, proprio non ce la faccia, con tutta la buona volontà, a compiere il giro solito del comune della provincia limitrofo al capoluogo e poi in aggiunta pure una zona della città di Benevento. Sì, perché questo sta accadendo, con tutte le conseguenze negative del caso per la povera ed incolpevole utenza che non riceve più, altro che ritardo, bollette e riviste in abbonamento pagate in precedenza, con danno per editori e tutti quanti in una perversa reazione a catena.

Da tutto questo i moderni soloni dei centri direzionali delle Poste sembrano non essere minimamente sfiorati e continuano imperterriti sulla falsariga di astruse soluzioni, come quelle adottate nel recente passato, a problemi altrimenti e facilmente risolvibili. Per esempio, non si stava meglio in passato, quando il cittadino poteva rivolgersi al direttore dell’ufficio postale del proprio paese e quando circolavano gli ispettori postali, che non oggi?

Provi adesso il cittadino a reclamare, dove rivolgersi non lo sa e si guardano bene dal dirglielo, considerato anche che via dei Longobardi è zona per l’utenza off limits. D’altra parte che aspettarsi da chi ha escogitato un perverso sistema per cui se spedisco una missiva dall’agenzia postale del mio paese diretta ad un destinatario domiciliato a 10 metri da detta agenzia vedrò recapitare il mio invio dopo giorni, se tutto va bene, e dopo che la stessa busta avrà percorso il tragitto comune della provincia-Benevento-Napoli-Benevento-comune della provincia?

Pertanto inutile continuare per l’utenza sulla strada dell’indignazione e del lamentarsi invocando la sospensione del pubblico servizio, occorre passare alle vie di fatto con un’azione collettiva (la cosiddetta class action), il modo migliore con cui i cittadini possono essere tutelati e risarciti dai torti delle aziende, in quanto la relativa sentenza favorevole avrà poi effetto o potrà essere fatta valere da tutti i soggetti che si trovino nell’identica situazione.

GIANCARLO SCARAMUZZO

giancarloscaramuzzo@libero.it

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