Più ombre che luci a Città Spettacolo 2020 Società

Ogni edizione di Città Spettacolo ha la sua riuscita e le sue difficoltà non essendo affatto semplice organizzare una manifestazione con un Cartellone intricato di eventi così eterogeni tra di loro.

Non è semplice, non lo è mai stato, ma difficilmente si scorderà una edizione così travagliata come questa del 2020. In piena pandemia covid-19 con raccomandazioni e regolamenti da osservare e, soprattutto, da far rispettare al pubblico, sono state molteplici le preoccupazioni e le critiche mosse dai cittadini agli organizzatori e al Comune.

Il sindaco Mastella, che nei mesi scorsi telefonava con tanta premura ai suoi concittadini dispensando consigli, come un buon padre di famiglia farebbe, proprio non ha voluto rinunciare alla manifestazione nonostante il malumore fosse assai palpabile. Poco importa se nelle settimane precedenti fossero state vietate feste patronali di secolare tradizione, feste di rione e processioni: annullare o quantomeno ridimensionare Città Spettacolo, questo no, mai!

Come tutti sappiamo, la kermesse culturale è assai cara ai beneventani che da circa mezzo secolo si ritrovano per le vie del centro storico ad assistere agli spettacoli più disparati: arte, musica e storia si sono quasi sempre amalgamate dignitosamente in tutti questi anni richiamando, non di meno, un buon numero di “forestieri” che male non hanno mai fatto all’economia locale.

Molti grandi artisti del passato e del presente hanno calcato la scena sannita tanto da aver fatto conoscere ad un grande pubblico l’appuntamento fisso della città di Benevento eppure, l’edizione numero 41, con le sue polemiche e i suoi imprevisti, ha rovinato la serenità degli organizzatori e la spensieratezza degli spettatori.

In piena emergenza sanitaria nazionale e mondiale, con i contagi in aumento e gli scongiuri per evitare un nuovo catastrofico lockdown ecco crearsi le condizioni per il caos più totale: spettatori seduti senza rispettare il famoso metro di distanza, imbuti pedonali pericolosi per il contagio e il richiamo di un gran numero di persone anche dalle province vicine potrebbero portare ad un aggravio della situazione cittadina, con effetti e risultati osservabili solo nei prossimi giorni. Ovviamente nessuno si augura il peggio e quando pure nulla dovesse accadere, c’è da chiedersi se fosse indispensabile correre questo rischio. Con una prepotenza più unica che rara nessuno ascolto è stato dato ai tanti che avrebbero preferito evitare le precondizioni di un disastro e se fino a poco tempo prima tutto sembrava vietato in città, ecco allentarsi ogni norma e tolleranza per il bene dello spettacolo allestito.

Se è vero che l’imprevisto può essere sempre dietro l’angolo, mai nessuna edizione come questa ha dato prova di tanta improvvisazione e confusione: spettacoli annunciati, poi sospesi, poi annullati. Riunioni e valutazioni che si sarebbero dovute fare ben prima che partisse l’intero circo, sono state fatte a manifestazione già iniziata. Dimostrazione di totale impreparazione e superficialità sono state, ad esempio le sbandierate esibizioni di Geolier e Ghali che tanta pubblicità hanno dato agli organizzatori e che sono state improvvisamente cancellate per motivazioni non solo risibili, ma basate su presupposti esistenti ben prima di sborsare i non pochi soldi per i loro cachet. Come se non bastasse, tranne alcune esibizioni di valore, di personaggi noti e meno noti, l’intero livello culturale della settimana non è stato all’altezza del nome blasonato ereditato, anche, dalla direzione Gregoretti ma, piuttosto, è sembrato un modo per dare ad ognuno un palco sul quale esibirsi. Cantanti neomelodici sconosciuti, intellettuali e finti intellettuali hanno avuto in queste giornate di fine agosto i loro quindici minuti di celebrità…come preconizzato da qualcuno!

Senza un vero filo conduttore che legasse assieme i vari eventi, tutto è sembrato confuso e pasticciato: c’era l’artista noto, il bravo musicista, l’opinionista da tastiera e l’attrice dimenticata tutti assieme e non si sa il perché!

Non meno importante è la questione economica; infatti con un preventivo di circa mezzo milione di euro, l’organizzazione di sette giorni di “festa” non è certo a buon mercato, soprattuto se rapportata alla realtà di una piccola cittadina del sud Italia come la nostra. Questo non vuol dire non sognare e sperare in grande, ma in tempi di crisi, soprattutto economica e sociale, resta sempre il dubbio che un impiego diverso delle risorse pubbliche, per quanto legittimamente concesse, sia necessario e doveroso per perseguire altri scopi e altre strategie di crescita e di rilancio. Per quanto molto denaro pubblico sia stato speso, la ricaduta benefica sulla città e sui commercianti è stata del tutto trascurabile e il tanto sbandierato aumento di incasso per gli esercenti non c’è stato ed è solo l’ennesima occasione persa per tutti.

ANTONINO IORIO

Foto tratta dalla pagina Facebook “Benevento Città Spettacolo”