Politica, magistratura, media: evitare cortocircuiti è possibile? Società

Uragano” è il titolo che Roberto De Luca, figlio del Governatore, ha scelto per il suo libro ispirandosi ad una canzone di Bob Dylan, Hurricane. La sua storia processuale ha origine da una inchiesta giornalistica di “fanpage.it” - un sito informativo semisconosciuto nel 2018, oggi assai noto - che sintetizza ben 800 ore di filmati video di una telecamera nascosta, realizzati anche grazie al supporto di “un agente provocatore: un ex camorrista con 20 anni di carcere alle spalle, collaboratore di giustizia - ha ricordato l’avvocato Ernesto Canelli, del Foro di Benevento - uscito dal carcere e per sua sventura anche dal programma di protezione, quindi senza lavoro”. Dopo l’apertura dell’indagine da parte della Magistratura, l’iscrizione nel registro degli indagati, le perquisizioni e la inevitabile (?) gogna mediatica sarà lo stesso PM della Procura partenopea a chiederne l’archiviazione.

Ho voluto raccontare la mia vicenda, che ha avuto un grande clamore mediatico, e fare alcune considerazioni rispetto al rapporto tra politica, giustizia e media. Il mio vuole anche essere un sostegno ai tanti ‘compagni di sventura’ - ci tiene a sottolineare Roberto De Luca - che hanno vissuto un’esperienza simile alla mia. Io guardo avanti, ma è chiaro che gli effetti di queste vicende sono molto negativi sulle persone che le subiscono: non parlo solo di politici, ma anche di imprenditori e professionisti. Servirebbe un po’ di cautela in più, soprattutto del mondo dell’informazione. Solo con la cultura, l’approfondimento, la deontologia da parte del mondo dell’informazione si può porre almeno un piccolo argine”.

A moderare i lavori Antonio Medici, giornalista e scrittore: “Viviamo in un contesto in cui - complice o meno i social, complici o meno i partiti - si tende ad assecondare gli istinti delle persone, i ragionamenti superficiali. In questo libro trovo decisivo non solo il richiamo a trovare un nuovo equilibrio tra politica, magistratura e notizie, ma anche a recuperare una umanità dei rapporti. Oggi c’è l’idea che bisogna distruggere l’avversario, vedere il suo sangue. Diventa difficile una discussione sui temi: si passa subito al giudizio sulle persone. Ecco perché credo che una testimonianza così umana, un “uragano” che ha investito e travolto una vita politica e personale, possa aiutare a riflettere sulla necessità di recuperare un’umanità dei rapporti, il rispetto reciproco e, a seguire, recuperare anche altri equilibri”.

A fare gli onori di casa, nei giardini del Borgo degli Angeli, il sindaco di San Nicola Manfredi, Fernando Errico, con al suo fianco il sindaco di Benevento Clemente Mastella, che da ex ministro della Giustizia non si è sottratto nell’esprimere la sua opinione: “Caro Roberto, è capitato a noi, ma se gli atti sacrificali servono per cambiare un modello di riferimento, ben vengano. Debbo dire che è drammatico subire queste cose: non c’è cosa peggiore! È una brutalità che ti rende prigioniero, prima politico e poi sul piano mediatico, quindi ti ringrazio per quello che hai scritto. Hanno chiesto anche a me di scrivere un libro. Ora non è il caso, ma nell’ultimo miglio della mia vita politica dirò la mia su tante vicende: alcune veramente tristi, per chi le ha fatte e portate avanti, per modi d’esercizio che francamente infangano la Giustizia. Nella mia attività di ministro ho avuto a che fare con giudici di grande serietà, perché, oltre a quelli descritti da Palamara, ci sono anche magistrati di grande capacità e talento, che fanno onore alla Giustizia, ma ci sono anche quelli che sono inquinati da vizi ideologici, che ritengono di condannarti a prescindere”.

E ha concluso: “Tutti noi ci auguriamo di seguire un modello di vita istituzionale diverso da quello che abbiamo avuto dal ’94 in poi. Non cambi un Paese con l’ardire e l’albagia dei giudici di Milano: Mani Pulite non ha cambiato l’Italia. Non si cambia così. I giudici non si possono sostituire a Hegel. Il giudice giudica i fatti, non giudica eticamente se uno è bravo o non è bravo. Questo non è compito loro”.

GIUSEPPE CHIUSOLO 

Altre immagini