Protagonisti al traguardo - Guerino Pietraroia, il decano dei giornalisti sanniti Società

Ci teneva ad arrivare al 4 gennaio 2021 per entrare nel centesimo anno di vita. In realtà lui era nato il 27 dicembre del 1920 e il padre si scomodò qualche giorno più tardi per andare in Municipio e lo registrò al 4 gennaio 1921. Guerino Pietraroia si è arreso dopo una lunga traversata di cui si è fatto protagonista e testimone. E’ stato ricordato come decano dei giornalisti, avendo preso la tessera dell’Ordine nel 1971, ma aveva cominciato a scrivere quando c’era ancora il fascismo ed ha raccontato i tempi della città oltraggiata dai bombardamenti, ferita dalle alluvioni, toccata dal tifo del 1953 e dal colera vent’anni dopo. E’ passato per i tre più funesti terremoti del secolo (1930, 1962, 1980). Ha visto cadere la Monarchia e nascere la Repubblica, ha conosciuto tutti i sindaci della città e i presidenti della Provincia rinata nel 1952.

Era, tecnicamente, un pubblicista, perché si è guadagnato da vivere lavorando presso l’Industria dello Strega di Alberti. Personaggio versatile, aveva molteplici interessi. Appassionato di musica lirica, non disdegnava di offrire suggerimenti e consigli nel lungo periodo delle stagioni liriche al teatro romano. Avendo un patentino di regista televisivo, seguiva con occhio allenato le sedute di preparazione degli spettacoli di prosa. Si può immaginare la sua gioia durante il periodo d’oro di Città Spettacolo.

Gli piaceva raccontare i contatti e le conoscenze acquisite. Più che vantarsi, qualche volta arricchendo la narrazione con esilaranti particolari, era orgoglioso di poter mostrare la ricchezza delle esperienze fatte e delle trame della vita nelle quali era stato coinvolto. Pietraroia era un generoso, non aveva motivo di invidiare nessuno, ma non gli piaceva neanche andare appresso a pettegolezzi che pur fioriscono nel piccolo mondo di una città di provincia.

I suoi riferimenti giornalistici sono stati i quotidiani napoletani e pugliesi. Ciò gli consentiva di evitare le “articolesse” che dovevano costruire i corrispondenti dei quotidiani napoletani: e la stringatezza delle cronache, anche quelle di sport, si confacevano al suo stile asciutto e irreprensibile.

Nel primo dopoguerra, periodo d’oro per la carta stampata, fu corrispondente del Il Giornale, che si stampava a Napoli, in concorrenza con Il Mattino e il Roma. Erano i tempi in cui anche a Benevento c’erano gli strilloni a reclamizzare i fatti di cronaca raccontati da queste testate.

Guerino Pietraroia aveva anche la passione per quello che si sarebbe chiamato il mondo delle tecnologie. Esperto radioamatore, colse al volo la cosiddetta “liberazione dell’etere”, cioè la fine del monopolio della RAI. Fu tra i promotori e animatori di Radio Benevento Libera insieme a Nicola Del Basso e Raffaele Matarazzo. Meno costante fu il suo lavoro presso le televisioni Canale 55 e Canale 28. Fedele come un innamorato lo fu con Messaggio d’Oggi, il periodico fondato nel 1961 da Giuseppe De Lucia e continuato, a tempo debito, da Danila. Guerino Pietraroia è stato il tutore affettuoso della giovane figlia del fondatore, presidiando la sede del giornale in Via Umberto I pur nelle fredde giornate invernali in una palazzina ottocentesca priva delle comodità degli appartamenti più recenti.

Il racconto, talvolta avventuroso, non può ignorare un altro pregio di questo beneventano orgoglioso (non per niente faceva coppia davanti al Bar Haiti con Antonio Sorgente, alias “don Saverio”): non ha mai avuto parole o atteggiamenti meno che garbati nei confronti dei compagni di strada della carta stampata o dei personaggi che hanno avuto ruoli di governo in questa nostra città. Un pregio, questo, che gli è valso il rispetto affettuoso di tutti, specialmente di tanti colleghi delle ultime leve verso i quali Guerino Pietraroia non ha mai lesinato consigli e incoraggiamento. Vale per lui, con la pienezza del significato, una frase passata di moda. Quella di signore d’altri tempi. Che però in quegli “altri tempi” non si era fossilizzato.

MARIO PEDICINI

Nella foto, da sinistra, Guerino Pietraroia e Antonio Sorgente