Quando la pandemia finirà nulla sarà come prima Società

Dicembre, l’ultimo mese dell’anno, è il periodo in cui da sempre si stila un bilancio dell’anno che si appresta a finire. Dunque, ora che questo terribile 2020 sta per giungere al termine, è il momento di fare i conti e considerare cosa ci ha portato e in che modo siamo cambiati nel corso degli ultimi dodici mesi.

Protagonista assoluto del 2020 è stato senza dubbio il Covid-19. Questo virus, diffusosi inizialmente in Cina alla fine dell’anno passato, da cui il nome, ha poi esteso la sua presa su tutto il pianeta, costringendo gli abitanti di ogni paese del mondo a modificare le proprie abitudini.

È opinione comune che, al pari della crisi del 2008, la pandemia in corso rappresenterà uno spartiacque. Ci sarà un prima e un dopo, quando il vaccino sarà disponibile e il virus sarà stato debellato, ma è improbabile che le nostre vite tornino ad essere le stesse di prima.

Ovviamente non torneranno in vita le centinaia di migliaia di vittime che il Covid ha mietuto. Solo in Italia, nel momento in cui scrivo, i morti causati dalla malattia superano i 45mila. È come se una città leggermente più piccola di Benevento fosse svanita nel nulla.

Ancora più numerosi sono coloro che a causa della pandemia (e ancor più delle misure restrittive che si sono rese necessarie per combatterla) hanno perso il lavoro. Qui i numeri sono incerti, ma si aggirano tra il mezzo milione ed il milione di disoccupati, che sono andati ad aggiungersi a tutti quelli che già prima dell’emergenza erano privi d’occupazione. Non pochi, soprattutto al sud e tra i giovani.

Se la crisi economica ha fatto sentire i suoi effetti anche a distanza di un decennio, non è un azzardo ritenere che quella provocata dal coronavirus non si esaurirà nel 2021; occorreranno invece parecchi anni perché l’economia globale ammortizzi lo shock subito.

Il settore del commercio, con i negozi chiusi per un lungo periodo, è uno di quelli che maggiormente faticherà a riprendersi. Tutti quelli che durante il lockdown hanno scoperto i siti di e-commerce, difficilmente li abbandoneranno del tutto una volta che i negozi riapriranno. Le vendite online, anche se non toccheranno i picchi di questo 2020, potranno subire una diminuzione, ma non certo un crollo.

Il lavoro a distanza e la didattica a distanza non cesseranno quando gli uffici e le scuole riapriranno. Soprattutto le aziende private, che hanno scoperto quanto è possibile risparmiare tenendo i lavoratori a casa, non rinunceranno ad un’opportunità per ridurre i costi del lavoro. E i lavoratori preferiranno continuare con lo smartworking piuttosto che rischiare di perdere il posto di lavoro o di subire una riduzione delle ore lavorative e dello stipendio. È quindi probabile che d’ora in avanti in molti settori varrà il principio dell’alternanza tra il lavoro in ufficio ed il lavoro a casa.

Il cinema, almeno per ciò che riguarda le sale cinematografiche, ha subito a causa del Covid un colpo che si può paragonare a quello ricevuto dalla diffusione della televisione. I cinema, che non avevano chiuso nemmeno in tempo di guerra, hanno dovuto cedere una fetta enorme del loro fatturato alle piattaforme di streaming. E con la diffusione sempre più capillare di queste ultime, le major hollywoodiane non guarderanno più alla sala come alla fonte primaria di guadagno.

Tutti noi speriamo che nel 2021 il vaccino contro il coronavirus riporti le nostre vite alla normalità. Ma dobbiamo fare i conti sin d’ora con l’idea che questa normalità probabilmente non sarà mai più quella a cui eravamo abituati.

CARLO DELASSO