Ridere dei potenti è un diritto irrinunciabile Società

Il 2015 è cominciato molto male dal punto di vista della stampa e della libertà d’espressione. Ma, sebbene il brutale omicidio dei vignettisti del settimanale francese Charlie Hebdo ad opera di due fanatici sia un evento eccezionale e, si spera, unico, dobbiamo riconoscere che nemmeno il 2014 si è chiuso molto bene. Gli eventi di Parigi hanno infatti fatto passare in secondo piano una vicenda che ha rappresentato un’autentica aggressione, seppur non sanguinaria, nei confronti della satira e del libero pensiero.

Sto parlando del film The Interview, pellicola americana interpretata da Seth Rogen e James Franco che inscena un attentato al dittatore nordcoreano Kim Jong - un pianificato dalla CIA e messo in atto da due giornalisti americani. La pellicola, che a dire il vero la critica non ha apprezzato in maniera particolare (Seth Rogen, autore anche della sceneggiatura, è noto presso il grande pubblico come comico sboccato e dall’umorismo non proprio fine), avrebbe dovuto essere il film di richiamo della Sony nel periodo natalizio, ma la sua uscita nelle sale è stata cancellata a seguito di minacce e sabotaggi informatici da parte di hacker, probabilmente provocati dai vertici nordcoreani (tra cui il blocco della piattaforma di gaming online della Playstation 4, la consolle di videogiochi prodotta appunto dalla Sony).

Solo a seguito del sorgere di proteste da parte degli utenti in rete, nonché delle parole di sdegno levatesi da voci autorevoli, a cominciare dal presidente Obama in persona, la Sony ha deciso di tornare sui suoi passi ed ha distribuito il film, seppure in sordina, in poche sale e principalmente attraverso piattaforme di streaming e download legali.

In Italia The Interview non è ancora uscito, quindi non possiamo sapere se si tratta di un capolavoro o se sarà ricordato negli annali del cinema solo per il clamore mediatico che ha suscitato. Improprio sarebbe quindi paragonarlo ad un autentico classico del passato quale Il grande dittatore, in cui Charlie Chaplin parodiava nientemeno che Adolf Hitler, ritraendolo come un piccolo uomo con manie di grandezza ed un odio immotivato per gli ebrei. Gli storici ignorano se Hitler, prima di morire, riuscì a vedere quel film, ma sicuramente era al corrente della sua esistenza e se avesse potuto avrebbe fatto qualunque cosa per farlo sparire dalla circolazione. Solo che, appunto, pur essendo il dittatore a capo della terza potenza mondiale dell’epoca, non aveva modo d’impedire che il pubblico all’altro capo dell’oceano ridesse di lui. Oggi invece un despota locale, la cui effettiva pericolosità per la pace globale non è nemmeno minimamente paragonabile a quella rappresentata a suo tempo dal Führer, può arrivare tramite l’uso di pirati informatici (in un paese in cui alla quasi totalità della popolazione è proibito l’uso della rete) ad impedire la proiezione di una pellicola in cui viene sbeffeggiato e deriso.

Questo rappresenta un serio pericolo per la libertà, di satira e non solo: contro George W. Bush sono stati realizzati diversi film, tra cui uno (Fahrenheit 9/11) premiato a Cannes con la Palma d’oro ed un altro (Death of a President) che, al pari di The Interview, ne mostrava l’assassinio. Anche il nostrano Silvio Berlusconi è stato al centro di diverse pellicole, nessuna delle quali lusinghiera nei suoi confronti. Ebbene, avremmo gradito se i diretti interessati, approfittando della loro posizione o in maniera subdola ed illegale, avessero fatto in modo d’impedire la proiezione di questi film? Spetta solo al pubblico stabilire se un film è bello o brutto, o al limite alla magistratura decidere se sia diffamatorio o meno.

Ridere dei potenti è stato sin dall’antichità un diritto concesso ai cittadini, dobbiamo quindi batterci anche oggi affinché rimanga tale e non sia limitato da chi vuol far uso delle moderne tecnologie per schiacciare la satira, un genere che prospera da molto prima che esistessero i computer e la rete.

Saluti dalla plancia,

CARLO DELASSO

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