RUKELI- LA STORIA DI UN PUGILE CHE DESIDERAVA SOLO ESSERE UN PUGILE Società
Si è da poco conclusa la settimana della Memoria;
giorni nei quali è stato più che mai doveroso mantenere acceso il ricordo delle
vittime dell'Olocausto e di tutti quelli che morirono da innocenti, in
nome di un fantomatico quanto perverso ideale, che non li reputò degni di
essere considerati uomini, secondo quell'ancor più assurda definizione di
azza pura. Se ricordare è doveroso, allora non dimenticare è necessario.
La compagnia Red Roger affiancata
dalla compagnia teatrale Eidos, in un bel sodalizio artistico che si è
confermato anche questa volta, ha riportato in scena al Teatro de La Salle di
Benevento, la storia drammatica del pugile Jhoann Trollmann, nato in Germania,
ma di razza Sinti. Rukeli (albero), questo il suo soprannome, il pugile
danzatore perseguitato perché zingaro, perseguitato perché fortissimo
nell'unica disciplina, la boxe, per cui lui visse e morì.
La programmazione è rientrata nell'ambito della rassegna AnGHInGò scuola, le matinée dedicate al teatro per ragazzi. Soggetto e sceneggiatura di Piero Paolo Palma, sul palco insieme ad Eugenio Delli Veneri, Georgia de' Conno, Mimmo Soricelli, Vincenzo De Matteo e Raffaella Mirra. Musiche di Massimo Varchione ed Elisa Vito, scene e costumi di Georgia de'Conno, luci di Virginio De Matteo.
9 giugno 1933, quella sarà la notte che segnerà un prima e un dopo nella vita Jhoann Trollmann. Rukeli, interpretato da Eugenio Delli Veneri è giovane e pieno di vita, bello e possente, ama la boxe e suonare il violino. Pier Paolo Palma inizia a raccontarci così della figura di Rukeli che, insieme ad altri personaggi frutto della sua penna, ha la caratteristica di essere forte, assolutamente non vinto e mai veramente in ombra; benché la storia, in questo caso, sia riuscita a cancellarne ogni traccia. Gli elementi inquietanti e atroci di quegli anni, all'alba delle leggi razziali; una delle parti più difficili della narrazione, sono affidati ad alcuni monologhi di cui sono voce lo stesso Piero Paolo Palma e Georgia de'Conno, nei panni di Olga, futura moglie di Rukeli.
Perché la storia di Rukeli è più di una volta commovente e la giusta sensibilità mostrata da Pier Paolo Palma, ha imposto anche di guardare realmente in quei fatti accaduti. Jhoann ha una vita normale, in un mondo e in una Germania che sembrano ancora normali, si allena nella palestra di Ernst Zirzow, interpretato da Mimmo Soricelli, che tenacemente, un po' come un padre può nei confronti di un figlio, crede in quel pugile invincibile, dallo stile unico, lo sprona ad avere coraggio, a credere in se stesso, a studiare, studiare la forza di Spartaco, ma sopratutto studiare il vento, quel vento che sta cambiando. Rukeli, non pensa solo alla boxe, conoscerà Olga dalla quale dovrà anche divorziare, per proteggerla insieme alla figlia, da ciò che sta accadendo nella sua vita. Prima di quegli eventi del 1933, Rukeli, che si allena e combatte, ha un caro amico di infanzia, Radu, sarà con lui che potrà ancora trascorrere giornate in spensieratezza.
Questo personaggio, affidato a Vincenzo De Matteo, è volutamente scritto ed interpretato in modo simpatico, scanzonato e anche un po' stralunato. Uno sguardo simile ci sta, perché in una narrazione così drammatica, bisogna credere che Rukeli abbia avuto anche una vita del tutto normale. Tra giugno e luglio del ‘33, in due riprese, Jhoann Trollmann sarà ferito nell'orgoglio di un titolo di campione negato, ha messo al tappeto Adolf Witt, ma non può vincere, nella Germania di Hitler uno zingaro non deve vincere. Tra le lacrime e l'esultanza di chi lo vuole campione, ottiene la corona, ma la vittoria dura poco. Una settimana dopo, sarà costretto dal Regime a combattere di nuovo, contro Gustav Eder, ma non dovrà vincere, dovrà accettare di andare KO alla quinta ripresa.
Finalmente Jhoann Trollmann, finalmente Rukeli, lui che ha piena consapevolezza di sé sale sul ring e, oltre ogni possibile immaginazione, è travestito da perfetto ariano; il più intenso momento della narrazione, quello in cui Rukeli ha capito che il vento sta coprendo il suono di ogni cosa, ma non della sua risata, non il rumore di chi non ha paura di niente. Sulla voce narrante di Raffaella Mirra si riapre il sipario sull'ultimo atto finale della vita del pugile Rukeli, lui, il più forte pugile della Germania Nazista accetterà la sterilizzazione e subirà ogni maltrattamento nei campi di concentramento prima di Neuengamme e poi di Wittenberge.
Non c'è mai stato spazio, nei cinquanta minuti di narrazione, per un vero momento di protagonismo o antagonismo; Rukeli ha avuto solo un grande antagonista e si chiamava Regime. Ecco che alla fine, tutti gli interpreti in coro, come in un gesto liberatorio, hanno iniziato a ridere contro quella mano assassina. Fu un certo Emil Cornelius, un perfetto sconosciuto, un criminale comune, un ebete arrogante, a colpire alle spalle Jhoann Trollmann, perché aveva osato batterlo. Rukeli, l'albero che non si piegò al vento, morì il 9 febbraio del 1943, per mano di uno sconosciuto che consegnò l'eroe alla storia.
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ROSSELLA MERCURIO
LE FOTO SONO DI Giovanni Minervini.