Social e false identità Società
Una storia d’amore che inizia con uno scherzo e finisce con due suicidi. È questa, in sintesi, la vicenda che ha occupato le cronache di recente, anche grazie al servizio di un noto programma televisivo.
Ma partiamo dall’inizio: nel 2021, un ragazzo di 24 anni si toglie la vita, dopo aver scoperto che la ragazza di cui era perdutamente innamorato, Irene, che non aveva mai incontrato di persona ma con la quale da oltre un anno intratteneva un fitto scambio di corrispondenza tramite internet, in realtà non esisteva. Un uomo, un sessantenne, aveva finto di essere una giovane e per tutto il tempo aveva ingannato il ragazzo, declinando ogni suo invito ad incontrarsi di persona o a parlarsi per telefono. Per il giovane innamorato lo shock è stato troppo forte e così ha deciso di porre fine ai suoi giorni. Nello scorso ottobre, il sessantenne che l’aveva ingannato creando la falsa identità di una splendida ventenne che ricambiava il suo amore, è stato condannato da un tribunale per il reato di sostituzione di persona (ma è stato assolto dall’accusa più grave di morte conseguente ad altro reato). La pena, 825 euro di sanzione.
La famiglia del ragazzo, indispettita dall’esiguità della condanna, ha denunciato la tragica vicenda ai media. Subito dopo, il programma di Italia1 Le iene ha trasmesso un servizio nel quale un inviato rintracciava l’anziano, responsabile indiretto della morte del ragazzo, chiedendogli perché avesse messo in piedi una tale messinscena. L’uomo si è difeso sostenendo che voleva soltanto fare uno scherzo e che non avrebbe mai immaginato un esito così drammatico. Pochi giorni dopo la messa in onda del programma, anche il sessantenne ha deciso di togliersi la vita, schiacciato dal senso di colpa o forse dalla vergogna perché i suoi concittadini l’avevano riconosciuto in tv.
Non voglio giudicare qui un certo tipo di giornalismo quale quello del programma Mediaset Le iene. Ciò che davvero non posso fare a meno di chiedermi è: per quale motivo una persona decide di fingersi un’altra, e come può portare avanti tale finzione per un periodo di tempo così lungo, arrivando a far innamorare un giovane forse ingenuo, ma senz’altro in buona fede, di una donna che non esiste?
La risposta non è semplice. Tutti mentono, diceva il protagonista del celebre telefilm Dr. House. Ed in effetti dobbiamo ammettere che nessuno può dire di essere sempre sincero al 100%. Già molto prima di internet, le bugie, specie in amore, sono sempre esistite. Si mente per sembrare migliori agli occhi degli altri: pensiamo ai curriculum vitae, per esempio; i responsabili del personale di tutte le aziende sanno che ogni CV contiene una certa dose di bugie, o quantomeno di esagerazioni (conoscenze gonfiate, esperienze inesistenti, competenze dichiarate che non corrispondono a quelle reali) e sono perciò in grado di compiere una scrematura delle più palesi frottole.
I social sono addirittura la patria delle bugie: dai falsi account ai troll fino ai semplici utenti che abbelliscono le proprie esistenze con foto ritoccate, racconti di vite mai vissute o fatti inventati. Però, creare una falsa identità dal nulla e vivere addirittura una seconda vita è qualcosa che in pochi osano fare. Certo, quasi nessuno è completamente soddisfatto della propria vita e scegliersi una nuova identità vuol dire colmare un vuoto e sentirsi realizzati nei propri desideri più intimi. Ma vale la pena arrivare al punto di rovinare una vita reale (anzi due, poiché nel caso di cui stiamo parlando a suicidarsi sono stati sia la vittima del raggiro che il raggirante stesso) per poter assaporare una vita fittizia?
Come spesso capita, l’errore più grande che possa commettere chi naviga in rete è quello di non comprendere che le azioni nel mondo virtuale possono avere conseguenze irreparabili anche nel mondo reale.
CARLO DELASSO