Trovate facile condividere sui social? Società
I post sono tanti milioni di milioni ci son bufale e guardoni … ma c’è anche qualità. Forse basta questo slogan che, simpaticamente, è ripreso da un vecchio spot televisivo, per fare una sintesi di quello che accade ogni giorno a tutti coloro che posseggono un profilo sui Social Network. Un’immensa quantità di notizie, pubblicità, descrizioni emotive, passioni e chi più ne ha più ne metta.
Come si fa con una piazza in cui si incontrano tante persone diverse, amici degli amici degli amici e così via, anche per twitter o facebook accade di sentire e di incontrare un po’ di tutto: persone simpatiche e antipatiche, pensieri condivisi e quelli che fanno ribrezzo al solo leggerli, notizie interessanti ed altre un po’ meno, ma che hanno tutte insieme in comune qualcosa: il riversarsi completamente e senza filtri all’interno del nostro spazio di interesse e di lettura, così come accadrebbe in una piazza, si diceva, dove puoi incontrare chiunque.
Nelle edicole e nelle librerie si sprecano titoli di saggi, manuali e testi per interpretare e definire questi luoghi, che ormai non si possono più chiamare virtuali, perché troppo ricchi di umanità e di pensiero. Tra i tanti “post” ce n’è stato uno piuttosto piacevole e “sfizioso”, pubblicato proprio su facebook qualche giorno fa e che riguarda questo argomento.
L’articolo è incentrato su di una classifica edita sul suo blog da Saraceni, docente di Filosofia del Diritto all’Università di Teramo e studioso appassionato dei nuovi fenomeni di comunicazione Social. In questo elenco il professore ha descritto alcune delle caratteristiche e delle tipicità più evidenti dei peggiori post di Facebook, irrimediabilmente destinati a provocare fastidio o distacco ogni volta che si ripropongono.
Ecco un estratto, in sintesi, delle varie definizioni, realizzate dal docente analizzando le tante specie che ogni giorno ci capitano sotto gli occhi. Ad esempio
a) quelli che diffondono “allarme sociale”. In realtà su Facebook girano una quantità infinita di bufale;
b) “lifetime streaming”, ovvero quelli che ti raccontano la loro vita in tempo reale: ho mangiato, ho fatto la doccia, mi sono cambiato i calzini. Ma questo lo fanno miliardi di persone tutti i giorni. Basta considerare per cinque minuti questo incredibile dato di fatto e oltre a sentirsi meno soli, si eviterà di fare la figura dell’idiota;
c) “i guardoni”, del tipo di quelli che pensano … sono immagini che non vorremo mai vedere, ma intanto guardiamole. Sono coloro che condividono foto e filmati di persone ed animali seviziati. Non si combatte la violenza mostrando altra violenza;
d) “e poi boh…” o a pari merito con“Questa storia che…”. Chi usa queste erudite formule di stile per iniziare uno status risulta simpatico ed originale come una battuta in romanaccio di uno dei film dei fratelli Vanzina;
e) “sono stati gli zingari”. Molti sono sinceramente convinti che i Rom abbiano affondato la Concordia, mentre i marocchini uccidevano Moro e le badanti rumene erano impegnate a mettere una bomba alla stazione di Bologna. Le cose peggiori in questo Paese - dalla mafia, alle tangenti, al terrorismo - sono sempre state, tutte, rigorosamente made in Italy;
f) “le veline”. Ogni foto che pubblichi riceve in media 365 like? Hai una collezione di cinquemila selfie con la lingua di fuori ed altrettanti con la boccuccia stretta stretta che manda bacini? Va tutto bene, ma anche scrivere una frase di senso compiuto ogni tanto, può farci capire che parli la nostra lingua;
g) “mi è successa una cosa bruttissima”, ovvero, quelli che fanno i misteriosi. Abbiamo capito: volete che qualcuno si preoccupi per voi e vi chieda, in privato o pubblicamente, cosa è accaduto esattamente e come state. Il fatto è che le vostre allusioni risultano interessanti quanto un documentario sui lombrichi in svedese, senza traduzione;
h) “i piccioncini”. Il fatto è che le persone tendono ad ostentare pubblicamente quello che non sono e quello che non hanno: i poveri vorrebbero sembrare ricchi, i vecchi apparire giovani, i falliti mostrarsi vincenti. Per questo motivo, il giorno in cui smetterete di intasare Facebook con foto e cuoricini dedicati al vostro splendido amore, sapremo con certezza che avrete smesso di tradire la vostra amante con l’amante del vostro fidanzato;
i) “gli Snob”.
Non è che se non aggiornate il vostro profilo date a tutti l’idea di avere ben altro da fare. Sappiamo benissimo che siete lì, nascosti nell’ombra, e state spiando i nostri profili. Se non avete niente da condividere, uscite da Facebook, altrimenti, prendete coraggio e provate l’ebbrezza della partecipazione.
Probabilmente quelli elencati sono solo una parte dei tanti casi possibili e sta ad ognuno cercarne di nuovi, in base alle proprie esperienze di lettura.
Ma, dagli esempi che ci vengono suggeriti, viene da chiedersi: e adesso sei disposto a “condividerli”?
LUIGI RUBINO