Un bene solo da sfruttare in alcune occasioni Società

E’ lecito occupare lo spazio di un giornale a diffusione prevalentemente locale per parlare di problemi nazionali? Credo di sì, a patto che l’avvenimento sia episodico e legato a fatti che comunque hanno interessato tutta la comunità nazionale, e quindi anche la nostra.

Veniamo al sodo. Qualche anno fa la compagnia aerea di bandiera italiana - l’Alitalia - si avvicinò molto al punto del fallimento. Una voragine di debiti spaventosa, che non consentiva più di competere in campo internazionale: costi elevati di gestione, incapacità a competere con le emergenti società lowcost, ecc. Anche i rifornimenti di carburante per il volo erano a rischi, per non parlare della manutenzione ordinaria e straordinaria e, last butnotleast, i fondi necessari a pagare il personale di volo e di terra.

Si fecero avanti due compagnie aeree straniere per rilevare la nostra: la tedesca Luftansa e la francese AirFrance. Entrambe le società avanzarono proposte concrete, che prevedevano fra l’altro di rilevare l’Alitalia anche con le sue pesanti passività.

Qualsiasi persona di buon senso avrebbe facilmente capito che l’affare - sia pure a malincuore - si poteva fare. Ma, per fortuna (e che fortuna!!!!!), abbiamo governanti capaci e statisti di grande levatura ai vertici delle nostre istituzioni rappresentative. Non solo, ma - quando si dice una buona sorte esagerata! - abbiamo al vertice dell’esecutivo da molti lustri anche uno degli uomini più ricchi del Paese, imprenditore a tutto tondo. Viene deciso, dopo un rituale tira e molla che è proprio di ogni seria trattativa commerciale, che gli stranieri “no pasaran”. Ogni cosa rappresentativa dei valori italici deve essere riservata agli italiani!!

E tutta la brava gente a crederci. “E’ giusto! La nostra compagnia di bandiera (e lì - a quella magica parola - quasi un singhiozzo) deve restare italiana”. A quel punto, il momento è giusto per far apparire sulla scena una “cordata” italiana. Risulta composta dai soliti noti: tre o quattro imprenditori straricchi, che però non rinunciano neanche ad una nocciolina, se c’è da fare grano, palanche, i sord’. E si fanno quasi pregare: lo facciamo per mantenere alto il “made in Italy”, ci teniamo a non fare passi indietro, bla, bla, bla.

E qui viene fuori il vero statista, l’imprenditore ai sommi vertici della politica: “Sì agli imprenditori italiani, ma questi acquisiranno l’Alitalia senza “debiti”. Già lo Stato gli deve essere grato per la loro “discesa in campo”! Non sarebbe bello farli partire anche con i debiti. In definitiva, lo fanno per spirito patriottico, non per fare soldi. Ai debiti ci penserà - come al solito - il grande cuore degli italiani (anche di noi saniti), che pagheranno liquidazioni, casse integrazioni, pensioni e passività sparse.

Dopo qualche anno di governo dei magnifici imprenditori, l’Alitalia è al punto di prima: sull’orlo del baratro. Questa volta si fa avanti solo l’AirFrance.

Diciamoci la verità: che statisti nella nostra penisola!

LUIGI PALMIERI

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