Un'influenza tutt'altro che banale Società

La figura del medico ha perso la sua sacralità. E non ci si riferisce qui solo agli ultimi casi di cronaca che riguardano più che altro il codice penale, ma al fatto che sempre più persone non intendono vaccinarsi irretiti sin troppo spesso dalla disinformazione e dalle bufale (fake news) che circolano a dismisura su Internet e in modo particolare sui social network. L’Asmi, l’Associazione stampa medica italiana, che conta tra i soci effettivi gli iscritti agli albi dei giornalisti e tra i soci aggregati professionisti esperti in particolari settori medico scientifici abituali collaboratori di giornali, riviste, radio e televisione, ha da sempre svolto un’informazione di divulgazione certificata.

All’inizio di settembre ha preso il via nella nostra provincia la nuova campagna di vaccinazione 2024-2025 contro il Covid e a ottobre comincerà anche quella contro l’influenza, due malattie che possono dare conseguenze anche gravi e letali. Spesso si sente parlare di banale influenza. L’aggettivo “banale” chissà quante volte è stato usato per indicare nella concezione dei più una malattia con la quale tutti hanno dimestichezza. La stragrande maggioranza di quelli che l’hanno avuta l’ha superata senza problemi. Ti tiene per qualche giorno a letto, con febbre, mal di testa e naso chiuso. Nessuno pensa di poterne morire. Certo, per i vecchi è un’altra storia, ma i vecchi muoiono si sa, perché hanno anche altri malanni: un pensiero questo assai comune, parte di un sentire che porta in sostanza a una passività nei confronti di questa infezione. Che non fa certo pensare che possa uccidere i giovani. Nel gennaio 2018 un giornale locale riporta la notizia di un giovane spentosi a 18 anni per aver contratto una banale influenza degenerata in una polmonite. Un caso isolato, di sicuro, ma che ricorda come l’influenza non abbia mai cessato, nei secoli, di poter essere tutt’altro che banale.

La decisione di non vaccinarsi pur trovandosi nelle fasce a rischio è un errore che potrebbe avere gravi ripercussioni, come dimostrano i dati epidemiologici aggiornati di continuo. C’è poi il valore sociale della vaccinazione che protegge le persone non in grado di vaccinarsi e che lo sarebbero tramite l’immunità di gregge. Per quanto concerne la Covid-19, la malattia provocata dal coronavirus Sars-CoV-2, ancora oggi uccide decine e decine di persone a settimana. Tanto per dare un esempio, due bollettini del ministero della salute indicano 135 deceduti tra il 22 e il 28 agosto e 75 tra il 29 agosto e il 4 settembre. La banale influenza ogni anno a causa delle complicazioni che possono insorgere porta via 8.000 persone in Italia (Fonte: Iss). Se ciò non bastasse a chiarire i rischi che si corrono, quest’anno ci attende una stagione influenzale preoccupante. Per questo è raccomandata la vaccinazione per bambini, anziani e soggetti fragili che rischiano di più. I nuovi vaccini contro il Covid sono aggiornati contro le ultime varianti e garantiscono una protezione maggiore contro la sintomatologia grave. La narrazione dei no vax purtroppo va in tutt’altra direzione, cerca di indottrinare verso scelte antiscientifiche. La speranza dei medici è che invece la gente segua le indicazioni delle autorità sanitarie e non le campagne di disinformazione che circolano sui social network. Gli anziani, le persone con determinate patologie croniche e le donne incinte sono a rischio in maniera particolare durante la prossima stagione dei virus respiratori. Purtroppo molti di coloro che avevano in passato fatto i vaccini non hanno intenzione di volerli fare per l’imminente campagna vaccinale. Potrebbe ciò essere come la mossa dell’arrocco nel gioco degli scacchi, quella mossa preventiva che si rimpiange dopo non averla fatta, esponendo così il re agli attacchi nemici.

GIANCARLO SCARAMUZZO

giancarloscaramuzzo@libero.it