Verso la liberalizzazione dei domini web Società

Potrebbe essere una nuova rivoluzione nell’uso di internet la decisione presa dall’ICANN di liberalizzare i domini web. In futuro, ai suffissi già noti, che non sono pochi, se ne potrebbero aggiungere centinaia, rendendo virtualmente infinito il numero di siti internet che potrebbero essere creati. Ma procediamo con ordine: l’ICANN, Internet Corporation for Assigned Names and Numbers (corporazione di internet per i nomi e numeri assegnati) è un ente internazionale, situato in California e creato nel 1998 su mandato degli Stati Uniti.

La sua funzione è quella d’assegnare i domini in rete, ossia i nomi dei siti internet, attività che non svolge personalmente, ma licenziando agenzie ad hoc in ogni paese del mondo. È stato l’ICANN, a suo tempo, a stabilire i suffissi con i quali termina ogni sito internet (.com, .net, .org sono i più noti tra i suffissi internazionali), inclusi quelli relativi alle singole nazioni (ce n’è uno per ciascuno Stato: .it indica i siti italiani, .us quelli statunitensi, .fr quelli francesi e così via). In questo modo, sono sorti milioni, se non addirittura miliardi di indirizzi internet.

Eppure, nonostante le combinazioni degli indirizzi siano numerosissime, gli esperti informatici sono arrivati a prevedere che, entro pochi anni da adesso, gli utenti finiranno con l’esaurire tutti gli indirizzi di rete che possono essere generati. Per ovviare a questo problema, è sorta l’idea di liberalizzare l’uso dei suffissi. Che cosa vuol dire questo? Che oltre a quelli in uso che ho citato pocanzi, nasceranno molti altri suffissi, che potranno suddividere i siti in un numero di categorie maggiore di quello attuale, in base non solo all’origine geografica, ma anche al tipo di sito in questione.

Per fare un esempio, il sito del nostro giornale, in seguito a questa liberalizzazione, potrebbe cambiare indirizzo e passare da www.realtasannita.it a www.realtasannita.bn (ad indicare che si tratta di un periodico legato alla città di Benevento). Ma ciò che appare più appetibile alle aziende, soprattutto a quelle di grosse dimensioni, è la possibilità di creare dei suffissi relativi al tipo di prodotto commerciale di cui il sito si occupa: un pastificio potrebbe avere il suo sito che termina con .pasta; una grossa fabbrica d’auto troverebbe interessante poter aver un sito col suffisso .auto; i colossi dell’informazione sarebbero ben lieti di poter denominare i siti dei loro giornali con un bel .news finale.

Anche il nostro sito potrebbe in futuro diventare www.realtasannita.news che non suona male. In apparenza, questa novità potrebbe sembrare una questione da poco, più un problema di dettagli che qualcosa di davvero rilevante, eppure da più parti si sono già scatenate delle polemiche: alcuni produttori di vini in Italia ed in Francia si sono dichiarati contrari alla nascita dei suffissi .wine, .vin e .vino, temendo che possano essere utilizzati da chi imbottiglia vini di scarsa qualità e privi di sigilli di garanzia al fine di spacciarli per pregiati vini doc.

Anche la nascita del suffisso .food ha suscitato le stesse paure da parte di chi paventa il diffondersi di un commercio di prodotti che imitano i grandi marchi (il tanto vituperato parmesan, per fare un esempio). Insomma, anche questa liberalizzazione dei suffissi, come ogni novità, può finire per avere un rovescio della medaglia. Prepariamoci allora, perché in futuro ci toccherà stare molto attenti all’indirizzo che digitiamo, pena l’avere a che fare con siti estranei e poco raccomandabili.

Saluti dalla plancia,

CARLO DELASSO

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