Via Appia Antica, una strada per lo sviluppo culturale Società

È trascorso un anno da quando il Ministero della Cultura avviava l’iter di candidatura alla Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO della “Via Appia Antica”, del tratto Roma-Brindisi e della variante Traianea. Ma a che punto è il ‘cammino’ verso la riscoperta della Via Appia?

Sul portale operativo per la Candidatura UNESCO si contano 4 regioni, 74 comuni e 15 parchi coinvolti nella più grande Area vasta culturale e turistica italiana. Se la Via Appia è la Regina Viarum, la regina del progetto è sicuramente la Città di Benevento. O meglio, Maleventum, Colonia di Diritto Latino dal 268 a.C., punto medio del percorso che portava dalla capitale dell’Impero a Capua e da qui a Brindisi.

La realizzazione del tratto viario all’interno dello Stato Sannita fu assai tribolata: al confronto la Salerno-Reggio Calabria, sembra uno scherzo. Oggi, secondo il Ministero “è un itinerario da valorizzare e da porre al centro del turismo lento per rafforzare l’offerta di nuovi attrattori come i cammini e i percorsi sostenibili, fondamentali per lo sviluppo in chiave culturale delle aree interne, ma anche per la tutela del nostro patrimonio”. Già prototipo dell’intero sistema viario romano, oggi la Via Appia si candida a diventare prototipo di un nuovo sistema turistico nazionale, lungo 120.000 km: l’Appia, dunque, mette in comunicazione tra loro territori ricchi di uno straordinario patrimonio culturale, archeologico e paesaggistico. Patrimonio difficile però da fruire fintantoché, nelle singole province e comuni, ogni tratto presenta delle criticità.

Nel territorio sannita sono coinvolti i comuni di Forchia ed Arpaia, associati tradizionalmente alla celebre “battaglia delle Forche caudine”; i comuni di Airola, Paolisi, Montesarchio, sede del Museo Archeologico Nazionale del Sannio Caudino; oltre ai comuni di Apollosa, Ceppaloni, San Leucio del Sannio e Benevento.

Da qui parte la variante Traianea che va verso Foggia mentre l’Appia prosegue verso Brindisi, passando per San Giorgio del Sannio fino al passo di Mirabella Eclano, alle porte dell’Irpinia. Una frammentazione di tradizioni, culture, usanze, cucine, monumenti, sistemi urbani, geologia e Natura, che rende difficile la ricostruzione della strada antica e ancora di più un percorso turistico unitario, alla portata del turista medio.

Ma il viaggio alla scoperta dei paesaggi umani, artistici ed urbani della Via Appia non deve essere massimizzato: la sua bellezza sta proprio nella ricerca, chilometro per chilometro, delle tracce sannite sopravvissute fino ad oggi, usando diverse modalità. Una di queste è ideata ed attuata da Stefania Paradiso, archeologa specializzata in Reperti Orientali, collaboratrice della Soprintendenza Archeologica alle Belle Arti di Caserta e Benevento. Sua è la costruzione dei viaggi esperenziali sull’Appia da Benevento ad Aeclanum che ricominciano il 14 maggio con il Touring Club Italiano, tenendo conto del terroir, ma anche delle criticità nella presentazione ai turisti. “Il turismo parte da un testo che è uno studio di ciò che si va a visitare. Per questo ritengo che sia una materia scientifica” - ci dice la dottoressa Paradiso, che aggiunge: “Lavoro nell’archeologia dal 2000, cioè dal tempo dei miei studi alla Sapienza di Roma. Lo scavo più interessante, dal punto di vista della fruizione del pubblico, è stato quello in Siria, associato ad un progetto di sviluppo turistico. Sono stati realizzati percorsi e strutture mentre le campagne di scavo erano ancora in atto, consentendo comunque, per l’intera durata dello scavo (circa quarant’anni) le visite sul posto”.

Qualcosa di simile, esiste anche nella provincia sannita: “Il progetto di scavo archeologico nel parco eolico di Morcone, ha consentito di rinvenire antichi rifugi dei pastori alle quote alte - spiega - L’Università di Salerno sta progettando un sistema di valorizzazione degli stessi, sviluppando una sinergia fra turismo, archeologia e tecnologie energetiche”.

Ma l’esperienza più importante per l’archeologa, è stata quella vissuta con i ragazzi: “Già da studentessa ho lavorato nel turismo scolastico a Roma, imparando che la conoscenza dei Beni Culturali deve iniziare da quando si è bambini. È molto importante per l’identità e la crescita”.

Per affrontare la difficile fruizione della Via Appia tra Benevento ed Aeclanum, la dottoressa Paradiso ha messo a punto testi, video, mappe, immagini e tutto ciò che è suggestione, perfino la musica. Il punto scelto per l’esperienza è Calvi, presso il ponte Appiano. Qui, infatti, si fa decisamente fatica ad immaginare un antico percorso viario romano; ma è possibile sfruttare il silenzio e la bellezza del paesaggio per reading, proiezioni e musiche sul tema dell’antico rapporto tra Roma e i Sanniti, grazie ad uno schermo multimediale.

Lo scopo è quello di nutrire l’immaginazione: nessuna dotta ricostruzione di monumenti antichi, solo arricchimento della cultura e riconquista dello spirito del luogo. Che è assolutamente sannita.

ROSANNA BISCARDI